Vade retro “Servizio Pubblico”
03 Novembre 2011
di Ronin
Che palle la casa di Scajola, le piccole Iene crescono che lo inseguono per le strade di Roma, che palle la Casta che tutto può e noi no, che palle il ragionier Stella e il tesoriere Rizzo, che palle Paolo Mieli e gli ospiti di peso che non fanno da contrappeso.
Che palle la Costamagna e le giornaliste scomode ma onnipresenti, che palle il direttore Bechis sempre sulla difensiva, che palle che palle che palle i raccontini scolastici di Marco Travaglio e la chiamavano satira quella del buon Vauro: neanche più del colore dei capelli di Michele Santoro ci si può fidare, di cos’altro potremo parlare a fine serata, sono diventati grigi anche quelli.
Che palle lo scoop con il Latitante, le sopracciglia da personaggio dei fumetti di Lavitola, lo schemino alla lavagna con le estorsioni a Silvio Berlusconi che sapeva tanto di preparato, cotto e mangiato. Che palle la multipiattaforma, le statistiche bulgare di Facebook, la telefonata del Cav. che non arriverà mai, che palle le sfigate televisioni locali, che palle il decoder che non funziona, che palle che non ho Sky, anzi per fortuna che non ce l’ho.
Che palle la Paperina degli indignati contro il Gastone Della Valle, che palle i foulard e i noglobal, le imprese che stanno sul mercato e il salario minimo garantito, le patrimoniali e le scarpette dei carini, la tassazione delle rendite e delle transazioni finanziarie e i giovani ribelli appesi come primati alle impalcature.
Che gran rottura di palle la meteorina che fino all’ultimo non si capisce se ci fa o ci è, e sembra uscita da un documentario dell’Italia anni Cinquanta. Che palle la statuina del bunga-bunga che passava di mano in mano, il corpo della donna e la lap dance della Minetti. Sai che palle il Tg4, Emilio Fede, il servizio pubblico, davvero non ne posso più, adesso spengo tutto e mi guardo un bel telefilm in streaming, che la vita è altrove e per fortuna è ancora privata.