Vagni in Italia. L’operatore della Croce Rossa non si arrende: “Ripartirò presto”
18 Luglio 2009
di redazione
Pallido, scarno in volto, leggermente claudicante ma sorridente, ironico e affettuoso con tutti. Eugenio Vagni, l’operatore della Cri ostaggio del gruppo Abu Sayaff nelle Fillippine per sei mesi, oggi è tornato finalmente a casa. Ad attenderlo, nella sua Montevarchi (Arezzo), un paese addobbato per le grandi occasioni: striscioni, foto, messaggi, volantini, una grande torta e un grande bagno di folla.
Vagni è atterrato intorno alle 14.11 a Bologna, e non più a Firenze causa maltempo, con un volo Swissair proveniente da Zurigo insieme a una delegazione della Cri. Con lui c’era la moglie Kwanruan e la figlioletta di 2 anni. Dalla sua prima dichiarazione appena rimesso piede in Italia si è capito che Vagni ha già ritrovato l’umore giusto: "È sempre un grosso piacere ritornare in Italia specialmente dopo una ‘vacanza’ che, diciamo, è stata molto dura".
Una volta a Montevarchi e dopo una sosta nella sua casa al centro del paese, Vagni ha raggiunto il centro conferenze La Filanda dove ad attenderlo c’era anche una delegazione di filippini con tanti bambini. In conferenza stampa, Vagni è tornato alle ore della liberazione: "Quando i miei sequestratori mi hanno detto che mi liberavano ho risposto loro che non ci credevo. Per troppe volte me lo avevano fatto credere. Non ne potevo più. Poi però è successo quello che non mi aspettavo e per cui ho pregato per sei mesi. Ero tornato un uomo libero".
Sui motivi che hanno portato alla sua liberazione, Vagni è stato vago: "Non so perché sono libero e come hanno fatto a liberarmi. Non so cosa è successo. Ma non me ne frega niente. L’importante è che sono qua". Vagni, forse lunedì, sarà ascoltato a Montevarchi dai carabineri del Ros, incaricati dal procuratore aggiunto di Roma, Pietro Saviotti, di procedere all’atto istruttorio, nell’ambito dell’inchiesta sul suo sequestro aperta dalla procura capitolina.
Riguardo al suo futuro prossimo non nasconde intanto, la voglia di continuare a viaggiare per la Cri: "Non so se tornerò nelle Filippine ma non vedo perché non dovrei tornare. Intanto sto un po’ con la mia famiglia". Sulle modalità che hanno portato alla liberazione Jean-Francois Sangsue della Croce rossa internazionale giunto a Montevarchi insieme a Vagni e a Francesco Rocca della Cri italiana, non ha aggiunto molto: "Non sappiamo se c’è stato o meno uno scambio, sappiamo però che è stata fatta un’attività capillare da parte di tutti per arrivare alla liberazione di Eugenio".
A Montevarchi sono tanti i messaggi giunti per il ritorno di Vagni. Su tutti, il telegramma del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, che, rivolto al sindaco, ha scritto: "Siamo grati a Eugenio Vagni come a tutti i volontari come lui che nel mondo spendono la loro passione e mettono in pericolo la loro vita in sostegno dei più deboli e di chi ha bisogno". Al consiglio comunale straordinario che ha celebrato il ritorno di Vagni, c’erano tra gli altri, il console Danilo Ibayan in rappresentanza dell’ambasciata delle Filippine in Italia, il portavoce dell’Ucoi, l’imam di Firenze, Elzir Ezzedi, il deputato del Pd Orlando Nannicini e, per la Regione Toscana, il consigliere Enzo Brogi, in questi mesi sempre molto vicino alla famiglia Vagni.