Valloni e fiamminghi mettono a rischio l’unità del Belgio
14 Maggio 2008
Complicato quanto basta per essere il silenzioso cuore
dell’Europa geografica e comunitaria, il Belgio affronta una nuova crisi
politica. Ad un mese dall’elezione dell’esecutivo, il premier Yves Leterme ha rischiato di dover indire nuove
elezioni. Sullo sfondo c’è la problematica relazione tra la comunità vallona e
quella fiamminga, che questa volta si è concretizzata nello spinoso problema
della circoscrizione “BHV”. Il collegio elettorale Bruxelles-Hal-Vilvorde,
composto da 80mila persone, è diviso tra le città fiamminghe di Hal e Vilvoorde e la capitale bilingue.
Questa fetta di territorio alla periferia della capitale è l’emblema della
battaglia tra le due comunità linguistiche, i fiamminghi e i francofoni: finora
inglobata in Bruxelles e quindi considerata bilingue, ora la piccola realtà è
reclamata dalle Fiandre.
Le due cittadine del
Brabant flamand sono state unite alla capitale nel 1963, perchè nei due comuni
fiamminghi abitano molti francofoni e l’unione permette loro di votare per
candidati di Bruxelles, dove il francese è la lingua dell’80% della
popolazione. La questione è sempre stata mal digerita dai fiamminghi, che
si sentono una minoranza discriminata, e negli ultimi anni si è particolarmente
aggravata. Nelle elezioni dello scorso anno la scissione della BHV era uno dei punti principali del
programma del partito cristiano democratico fiammingo guidato da Leterme, che
nel marzo scorso è diventato premier dopo 9 mesi di consultazioni. E sempre lo
stesso Leterme ha riaperto l’annosa questione, incapace di frenare la rottura
interna con gli alleati francofoni.
La seduta della Camera
nella quale i partiti fiamminghi avrebbero dovuto porre all’ordine del giorno
la scissione del collegio è stata fortemente osteggiata dai valloni, che in
parte sono anche nella maggioranza di governo guidata dal leader del Cd&V,
il maggior partito fiammingo e di tutto il Belgio. Il voto, infine, non è stato discusso in
aula, ma il contrasto ha riportato sull’orlo del baratro il governo. Ora il
problema è stato congelato per un paio di mesi, grazie ad un escamotage.
Infatti, nel complesso sistema politico belga è stato sufficiente che il
Parlamento della regione di Bruxelles capitale votasse, per bloccare di nuovo
tutto. Il parlamento regionale ha così approvato all’unanimità una mozione che
ha permesso di ottenere il rinvio per 120 giorni, prima di esprimere un parere
definitivo sul conflitto. Se ne riparlerà quindi a metà luglio.
Una crisi solo
rinviata quindi, mentre restano le tensioni che da tempo contrappongono le due
comunità linguistiche.
tensione nel paese si è mescolata alla goliardia e un sito web ha proposto agli
internauti di prevedere data e ora esatta della fine del Belgio. In premio al
vincitore, tante patatine quanto pesava.
In questo contesto
di incertezze si è inserita anche una folle proposta dall’Olanda: riunire le Fiandre sotto il controllo
dell’Aia. Nella crisi identitaria costante del Belgio è intervenuto il deputato
ultraconservatore Geert Wilders, salito all’onore delle cronache per il
cortometraggio “Fitna” considerato antislamico. Il leader del Partito della
Libertà olandese ha proposto un referendum tra i due paesi per la
riunificazione.
avrebbe senso, per porto di Anversa e l’aereoporto.- assicura Wilders- Culturalmente
abbiamo tanto in comune e per di più il sistema scolastico fiammingo è di
qualità, le tasse sono più basse. Così com’è ora, il Belgio è un pasticcio”.
Attualmente le
Fiandre sono parte integrante dello Stato federale del Belgio, nato nel 1830,
hanno un loro parlamento, un governo e un primo ministro, così come la
Vallonia. Le due comunità, che hanno lingue e storie diverse, sono in tensione
permanente e negli ultimi anni la volontà separatista ha preso spazio nel Nord.
Sicché Wilders era convinto che molti avrebbero concordato con lui. Peccato che la sua
proposta non sia stata accolta favorevolmente: secondo la stampa fiamminga c’è
uno scarso interesse da parte dei politici locali, e i sondaggi di opinione
condotti in passato hanno dimostrato che la maggioranza dei cittadini è
contraria all’idea. La maggioranza preferirebbe una separazione che
garantirebbe maggiore autonomia, tendente alla confederazione.
Unica voce fuori dal
coro, il partito dell’estrema destra indipendentista Vlaams Belang, che non è
del tutto contrario all’idea della “Grande Olanda”, e considera
l’indipendenza delle Fiandre come il primo passo verso una stretta cooperazione
più ampia, come ha detto il suo leader Bruno Vlakeniers. Nel frattempo spetta
ancora al primo ministro Leterme il difficilissimo compito di trovare una
soluzione per bloccare la radicalizzazione del contrasto con il ritorno dello
spauracchio di una divisione del Paese in due.