“Vault 7”, WikiLeaks dà il colpo di grazia alla Cia

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“Vault 7”, WikiLeaks dà il colpo di grazia alla Cia

07 Marzo 2017

Ancora una volta Donald Trump va all’attacco, prende di petto la Cia, accusa Obama di aver ordinato all’intelligence di spiarlo in campagna elettorale. E ancora una volta WikiLeaks, l’organizzazione creata da Julian Assange, sembra confermare con i materiali riservati ricevuti da fonti anonime, pubblicati e in attesa di essere autenticati – “Vault 7” – che la versione del Don sulla Agenzia di Langley non è una fake news. La Cia obamiana negli ultimi anni ha spiato mezzo mondo, denuncia WikiLeaks. E potrebbe aver giocato le sue carte nella campagna elettorale anti trumpista, su questo il Don ha chiesto che venga aperta una inchiesta. 

La Cia secondo i materiali di cui WikiLeaks è entrata in possesso sarebbe in grado di controllare i sistemi iPhone di Apple, Android di Google e Microsoft, Whatsapp. Una normale smart tv può essere usata come un registratore nascosto, intercettando cosa si dicono le persone in una stanza anche se la tv sembra spenta. Nei documenti pubblicati da WikiLeaks si parla anche di “infestazione” dei sistemi di controllo usati su auto e veicoli pesanti di ultima generazione, che potrebbe significare un utilizzo di questi mezzi per omicidi mirati o come armi. Secondo WikiLeaks, è la più grande pubblicazione di documenti riservati sulla Cia nella storia.

Un grande fratello orwelliano, fiorito sotto la presidenza Obama, e proprio mentre il presidente Trump si appresta a incontrare alla Casa Bianca Angela Merkel – la cancelliera che Barack ammise essere stata spiata dalla potente NSA, l’agenzia per la sicurezza nazionale Usa. Ma se è l’NSA che si occupa di cyber intelligence, perché la CIA si era fatta la sua piccola NSA interna? Langley è andata oltre le regole di ingaggio? Ma la questione è un’altra e non riguarda tanto la “triangolazione” Casa Bianca-WikiLeaks-Cremlino di cui parla il Guardian, convinto che ormai Assange sia un agente di influenza di Mosca. No, la questione, la vera patata bollente, adesso finisce nelle mani di Trump, una questione di sicurezza nazionale della quale il Don dovrà farsi carico dopo i disastri del “soft power” obamiano.

Secondo Assange, infatti, c’è il rischio che la Cia abbia perso il controllo di parte del suo cyber arsenale, che vuol dire una proliferazione incontrollata di “malware”, virus e “cavalli di troia”, usati dall’Agenzia ma che sarebbero finiti in mano agli hacker e ai contractor del web (forse quelli che hanno passato le informazioni a WikiLeaks), ma anche nelle mani delle cyber mafie o di qualche stato canaglia. “Una volta che una singola cyber arma viene persa – spiegano fonti di Wikileaks – può diffondersi in tutto il mondo in pochi secondi”. Per adesso la Casa Bianca non commenta, la Cia non commenta, Obama non dice niente. Da Mosca invece arrivano voci quasi divertite: ci avete accusato di aver alterato la campagna elettorale americana, dicono i russi, ma chi ci assicura che non eravate voi a tramare nell’ombra?