Veltroni arringa la folla ma il popolo del PD non riempe la piazza

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Veltroni arringa la folla ma il popolo del PD non riempe la piazza

26 Ottobre 2008

Mezzo pieno, mezzo vuoto. Max Pezzali ma anche Walter Veltroni. Uno degli ultimi successi che l’ex 883 ha intonato ai manifestanti prima che riempissero il mezzo circo Massimo, ma anche il bilancio del  pomeriggio di ieri targato Partito Democratico. Non solo per le presenze che appunto per metà hanno riempito il circo Massimo ma anche per gli spunti che offre questa manifestazione. Certamente abile è stata la mossa della propaganda del Pd che ha piazzato il palco nel bel mezzo del circo riservandosi un backstage dalle grandi occasioni. E così il catino del circo Massimo alla fine è risultato strapieno offrendo a chiunque un grande colpo d’occhio.

Numeri a parte, due milioni e mezzo secondo gli organizzatori, probabilmente non più di 500mila, come detto è nel complesso la manifestazione a dare l’impressione di mezzo pieno-mezzo vuoto. Basti pensare allo stesso discorso di Veltroni: prima si scaglia contro il governo e Berlusconi e poi invoca il dialogo. Prima attacca la destra colpevole di aver governato il Paese per "sette lunghi improduttivi anni" e poi dimentica che per altri sette c’è stato il centrosinistra. Una manifestazione fatta quindi di chiari e scuri che però segna certamente un punto a favore di Veltroni che proprio grazie al mezzo circo Massimo pieno recupera un po’ di credibilità interna rispetto alle varie correnti. Ma un bicchiere che comunque rimane mezzo vuoto se questo doveva essere il segnale al governo che la luna di miele è finita. A dispetto di quello che tenta subito di fare Massimo D’Alema quando poco prima che partano i due cortei già annuncia: "L’idillio di Berlusconi con il paese è finito". Ed è lo stesso vicecapogruppo al Senato, Gaetano Quagliariello che replica: “E’ l’onorevole D’Alema ad aver concluso la luna di miele con la realtà, se mai era iniziata. E probabilmente ha sbagliato frequenza su cui sintonizzarsi: cosa pensa l’Italia l’abbiamo visto il 13 e 14 aprile”.

Schermaglie a parte la manifestazione ha dato comunque l’immagine di un Pd come unica forza di opposizione, l’unico interlocutore del governo e che gode di un ampio consenso. Consenso che però per il momento è ancora ben lontano dall’essere maggioritario. Lo ricorda spesso Veltorni nel suo discorso facendo molto spesso riferimento al “quando saremo al governo”. Per il momento però rimane a guardare quello che accade ed a sfilare per le vie di Roma. A dare una mano al segretario del Pd anche il clima estremamente mite. Un sabato dalla temperatura quasi estiva con un sole cocente. Ecco che allora i cortei risulteranno pieni nelle rispettive piazze: Repubblica e Partigiani, tanto che per evitare l’assembramento si dà il via in anticipo. Tra la moltitudine di persone tante le bancarelle che vendono gadget di ogni tipo, ma sono le magliette quelle più gettonate. Tra queste quella con il volto semi nascosto del subcomandante Marcos e quella di Che Guevara. Non mancano nemmeno quelle che inneggiano alla droga libera ed all’ateismo ("Grazie a Dio sono ateo" recita una maglietta).  C’è poi anche chi con un improvvisato stand offre gratuitamente t-shirt “pro-Saviano”. Quello stesso Saviano che poi sarà ricordato sul palco da Veltroni al culmine di una vera e proprio ovazione.

A piazza della Repubblica inoltre ci sono anche i seguaci di Arturo Parisi che con il loro gazebo raccolgono le firme contro il lodo Alfano. Come detto i cortei partono prima ed in testa a quello di Repubblica ci sono i precari della scuola con tanto di striscione e bandiere. Le bandiere però sono quelle del Pd, quasi le uniche per tutti i manifestanti mentre sono davvero poche quelle degli alleati. Nel circo Massimo si conteranno solo una decina quelle di Di Pietro e qualche vessillo della pace. Per il resto è un mare di bandiere bianche con la scritta Pd. Ed è appunto questa marea che accoglie Veltroni il quale dedica i primi minuti del suo intervento al ricordo dei valori antifascisti. Polemica ruvida quella che accende subito l’ex sindaco di Roma che dal palco grida: “L’Italia, signor presidente del Consiglio, è un Paese antifascista”. E così snocciola i nomi dei vari martiri del fascismo ed ammonisce che: “la democrazia non è un consiglio d’amministrazione”.

Sguardo rivolto al passato ma anche al presente quando Veltroni decide di affrontare il tema della crisi finanziaria giudicando il governo “inadeguato a fronteggiare la crisi che stiamo vivendo”. Inadeguatezza che per Veltroni è dovuta al fatto che “non ha nel cuore l’Italia che lavora e che soffre. Bada ai potenti e ai loro interessi”. Da qui l’affondo verso una politica governativa che “non sta facendo nulla per difendere le piccole e medie imprese e i redditi bassi da questa crisi. Questa è la vera emergenza del nostro paese”. Non dimentica in questa sequela di accuse anche di inserire la questione tasse: “Stanno aumentando. Con questo governo che aveva promesso di abbassarle. Noi chiediamo di ridurre, a partire dalla prossima tredicesima, il peso delle tasse sui lavoratori dipendenti e sui pensionati. Proponiamo di destinare a questa misura sei miliardi di euro, in un insieme di interventi che valgono lo 0,5 per cento del Pil”.

Altro capitolo la scuola: pronta la critica di Veltroni secondo il quale la politica del governo “si riduce solo a tagli camuffati sotto le mentite spoglie di una "riformetta" che ha mortificato la dignità culturale e professionale dei docenti, la partecipazione dei genitori e degli studenti, la natura di comunità educante della scuola”. E su questo fronte lancia una proposta: “Il governo ritiri o sospenda il decreto attualmente in discussione in Parlamento, modifichi con la legge finanziaria le scelte di bilancio fatte con il decreto e avvii subito un confronto con tutti i soggetti interessati, fissando un tempo al termine del quale è legittimo che le decisioni siano prese”. Dialogo con le organizzazioni ma anche con lo stesso Pd all’interno del Parlamento. Prospettive di dialogo che però vengono meno quando Veltroni ritorna sulla questione crisi finanziaria: “Il governo ha sbagliato tutte le previsioni economiche, il governo ha fatto una Finanziaria che immaginava una fase di crescita, il governo ha esplicitamente e drammaticamente sottovalutato le conseguenze durissime che la crisi sta avendo sulle famiglie e sulle imprese”. Crisi che per il leader del Pd si affronta con “un Piano organico per la crescita e la lotta alla povertà e alla precarietà. Un fondo di garanzia alle micro e piccole imprese, un piano di investimenti in infrastrutture e soprattutto un intervento per aumentare i redditi da lavoro, i salari, gli stipendi, le pensioni degli italiani”. Proposte quindi che Veltroni lancia sul tappeto del confronto politico con la consapevolezza che “se queste priorità saranno riconosciute noi faremo, come sempre, la nostra parte. La faremo, come ho detto, per l’Italia, non certo per Berlusconi”.