Veltroni e la lezione di Ting Ting

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Veltroni e la lezione di Ting Ting

17 Maggio 2007

Da quando i cinesi di Milano
hanno scatenato un putiferio per colpa di una multa, Walter Veltroni non fa che
ripetere che a Roma queste cose non succedono, che la sua città è un modello di
integrazione, che da quando ha sottoscritto un protocollo con la comunità
cinese capitolina,  Letizia Moratti gli telefona ad ogni ora del
giorno e della notte implorandolo di mandargli il testo via fax, per imparare
da lui come si fa a fare il sindaco di una pacifica e gioiosa metropoli
multietnica.

Già, come si fa? Il buon
Veltroni non è certo tipo da lesinare consigli e insegnamenti. Di fronte alla
drammaticità del nostro tempo, alle prese con le tensioni generate da massicci
flussi migratori e con la difficile convivenza tra diverse culture, il primo
cittadino non si perde d’animo. Affronta la situazione di petto, va nel rione
Esquilino (non chiamatelo la Chinatown romana, se no Walter si offende),
inaugura come fosse un prodigio il restauro di una piazza già rifatta per il
Giubileo e subito caduta in pezzi, e dal cuore del paradiso multietnico svela
il segreto del suo successo: “Ho dato il premio Ilaria Alpi a una bambina
cinese che ha fatto un tema bellissimo e si chiama Ting Ting. Questo è un
modello di integrazione”.

Ting Ting. Cara Moratti, come
diavolo hai fatto a non pensarci?