Veltroni incontra Casini. Ma le riforme non partono
28 Novembre 2007
Ed adesso tocca solo a Berlusconi. Ormai Walter Veltroni ha
quasi completato il giro di consultazioni con gli ex alleati della Casa delle
Libertà. Per la verità mancherebbe all’appello solo la Lega, ma si sa che da
tempo con la sinistra sta trattando l’ex ministro Roberto Maroni.
Gli incontri però
fino ad ora si sono rivelati infruttuosi e ben lontani dalle aspettative dello
stesso Veltroni. Infatti al di là dei desiderata
del sindaco di Roma la strada per il varo delle riforme è tutta in salita. Tante
chiacchiere e pochi, davvero pochi, fatti. In tasca il leader del Pd ha raccolto
briciole dopo questi due colloqui.
Sia con Fini che con Casini nessuna intesa è
stata raggiunta sulla legge elettorale. E così anche per quanto riguarda la
sopravvivenza del governo tutto è demandato alla capacità di reggere della
maggioranza. Lo spiegò Fini chiaramente qualche giorno fa e lo ha ribadito
Casini chiarendo che “siamo impegnati a far cadere il governo Prodi perché non fa
gli interessi del Paese, anche se su questo non siamo riusciti a convincere
Veltroni. Se Prodi non cade continuiamo a dialogare sulle riforme”.
E’ evidente
che ormai tra i due leader del centrodestra ci sia una strategia condivisa.
Dove porti è difficile da prevedere, ma è chiaro che sia Casini che Fini hanno
intenzione di marciare secondo una road
map concertata. E anche gli attacchi quasi all’unisono a Berlusconi
sembrano frutto di una strategia ben studiata.
Naturalmente sia da Palazzo
Chigi che dal Campidoglio si cerca di dare un’interpretazione differente di
questi incontri. Si comprende così l’ottimismo con cui ieri Romano Prodi
sottolineava il procedere dei contatti di Veltroni, “sono soddisfatto” e “il
dialogo va avanti”. Parole che in effetti si scontrano con una realtà dei fatti
ben diversa.
Realtà che conosce molto bene l’ex ministro dei Beni Culturali che
non a caso a caldo ha voluto subito dare una sua analisi dell’incontro appena
conclusosi con il leader dell’Udc: “Abbiamo all’orizzonte delle cose possibili
quello che due mesi fa sembrava impossibile”. Il tutto per impedire una lettura
in negativo di questi suoi incontri.
Ma gli scenari e le prospettive che si
aprono sono ben diversi. Questo perché dall’incontro con Casini non è emersa
nessuna novità rilevante e nemmeno quella identità di vedute che possa far
pensare davvero di aprire una fase di riforme nel Paese.
Come con Fini Veltroni
è riuscito a strappare a Casini soltanto l’assenso sulla modifica dei
regolamenti parlamentari. Un po’ poco se si vuole aprire veramente una stagione
costituente o per lo meno riformista.
Si è rimasti sul campo delle buone
intenzioni, dei vedremo, dei faremo. Ma per il momento nulla che possa far
intravedere a breve un’intesa.
E la conferma viene proprio dalla legge
elettorale, dove i distinguo sono notevoli. Casini ha ribadito al leader del Pd
che guarda ad una legge proporzionale di tipo tedesco “corredato
dall’indicazione del premier”. Modello molto diverso a quello a cui punta
Veltroni, il quale ipotizza un proporzionale ma con premio di maggioranza e
meccanismi per garantire maggioranze stabili ed anti-ribaltone. Ed infatti lo
stesso sindaco su questo punto non ha mancato di precisare che “si continuerà a
discutere per trovare un punto di equilibrio”. Segnale che per ora le parti
sono lontane. Così come era accaduto un paio di giorni fa con Fini.
Come oggi
anche allora Veltroni aveva dovuto ammettere che non c’è sintonia e che le
posizioni sono lontane. Ora non si aspetta che la mossa del Cavaliere, per capire se esistono
margini di discussione e confronto. Per avviare le riforme, è proprio l’ex premier
l’unica vera speranza per Veltroni.