Veltroni messo all’angolo non ha più risposte da dare al Cav.

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Veltroni messo all’angolo non ha più risposte da dare al Cav.

15 Luglio 2008

Il Pd in difficoltà allunga la luna di miele del Cavaliere con gli italiani. Veltroni è all’angolo, spiazzato dalle sfuriate di Di Pietro ma, soprattutto, scavalcato dalle dichiarazioni sulle riforme di D’Alema.

Il Walter in stato confusionale ha cominciato a sbraitare, a comportarsi come un pretendente geloso che a distanza di tre mesi dal matrimonio della sua amata (gli italiani) con il rivale (Berlusconi) cerca di seminare zizzania tra i due. In tutti i modi possibili. Non sa, però, che un simile atteggiamento fortifica il rapporto di fiducia dei novelli sposi. 

Pensiamo al dibattito sulle riforme. Il maggiore partito di minoranza aveva garantito un confronto “sereno e pacato”. E invece che succede? Il Pd  sbatte la porta, respinge con alterigia, come ha ricordato Gaetano Quagliariello, il progetto di modifica dei regolamenti parlamentari presentato dal Pdl.

Berlusconi ha fatto sapere che sulle riforme andrà avanti anche da solo perché “governare significa decidere in tutte le direzioni”. Il dialogo con l’opposizione è diventato difficile, ha sottolineato il Cavaliere che mette quindi il Pd sullo stesso piano di Di Pietro e dei girotondini più esagitati. Ma il leader del Partito democratico non può inseguire l’Italia dei Valori e i comici di Piazza Navona per cercare di conquistare maggiori consensi, deve invece avere il coraggio di mantenere dritta la rotta  di una opposizione costruttiva e non distruttiva. Del resto, ormai è tardi per correggerla sulla scia dell’”antiberlusconismo” nudo e crudo sperando di recuperare fasce di elettorato, perché una simile scelta significherebbe il fallimento del suo progetto.

Ma oggi Walter è il condottiero di un governo-ombra-di-se-stesso che finora non è riuscito a individuare neanche mezza soluzione alternativa credibile ai problemi del Paese. I cittadini guardano al futuro con preoccupazione e lo scenario economico minaccioso richiede interventi rapidi e decisi.

Si può discutere a lungo sugli effetti dei provvedimenti varati in questi primi tre mesi di legislatura. Una cosa però è certa: gli elettori hanno mostrato di gradire. I sondaggi parlano chiaro: piace la lotta ai fannulloni, l’eliminazione dell’Ici è vista come la liberazione da un’infame gabella, la Robin Hood tax che colpisce gli extraprofitti di petrolieri e banchieri ha addirittura il sapore della rivincita per tanti lavoratori asfissiati dalla pressione fiscale.

L’unica risposta che arriva dal Pd è l’accusa al governo di presentare misure demagogiche dagli effetti perversi. Dove sono le controproposte? Non se ne vede traccia.

Facciamo un esempio: secondo l’opposizione la Robin tax non va bene perché saranno i consumatori finali a pagarne le conseguenze. Fermarsi qui però non basta. Veltroni e il ministro ombra Bersani devono dire quale altra strada può portare a una più equa redistribuzione del reddito recuperando parte delle risorse di chi si è arricchito sfruttando il lievitare dei prezzi del petrolio o attraverso le speculazioni finanziarie realizzate quasi sempre con i soldi di risparmiatori e correntisti. Criticare è facile, trovare soluzioni molto meno. Soprattutto quando ci sono di mezzo i “poteri forti”.