Vendola è nudo ma a noi piace così
16 Febbraio 2011
di redazione
Non l’ha presa a cuor leggero la pubblicazione in prima pagina di una foto che lo ritrae – nudo – in un campeggio naturista di Isola Capo Rizzuto, negli anni Settanta. Il governatore della Puglia Nichi Vendola ha reagito stizzito alla provocazione del "Giornale", ribattezzato, per l’occasione, il "poligono di tiro" della famiglia Berlusconi. "Sono molto gratificato nel subire lo stesso trattamento riservato a Boffo, Mesiano, Marcegaglia, Boccassini. Ciclicamente tocca anche a me".
Dopo le molestie di Boffo, i calzini di Mesiano, il dossier Marcegaglia e i baci della Boccassini, in attesa di vedere sui giornali le foto del Cav. circondato da escort e stelline, tocca al giovane Nichi, abbracciato a due amici, sulle spiagge calabresi di tanto tempo fa. Ma Nichi non ci sta e a chi lo accusa di essere diventato un bacchettone risponde: "Dobbiamo cacciare una classe dirigente fatta di amici e sodali di dittatori, mafiosi, ruffiani, una corte dei miracoli segnata dalla antropologia dei lelemora e dei fabrizicorona", chiedendo quel rispetto alla privacy "che il premier tanto invoca per l’inchiesta sulle feste di Arcore", e giù, duro, "fanno contemporaneamente delle mutande la loro bandiera e vogliono mettere i braghettoni seicenteschi alle domande più difficili: sulla sessualità, sull’affettività, sulla vita e la morte. Il loro cinismo è senza limiti".
E’ comprensibile che saltino i nervi nel vedersi ritratto come mamma ti ha fatto sulla prima di un grande quotidiano nazionale. Possiamo interrogarci sul metodo scelto dal Giornale per fare cronaca, graffiante fino al sanguinolento, provocatorio se non irrispettoso, combattivo senza tregue o armistizi. La linea dettata dal direttore Sallusti può piacere o meno ma sempre nell’orbita della libertà di stampa siamo, e Vendola, che se lo crede giusto ha il diritto di prendersela con gli "immoralisti" di Arcore, in fondo lo sa che non può farci niente.
C’è quindi un Vendola che ci piace poco, permaloso, pronto a rispondere ai dispetti con altrettanto sgarbo (il degno successore del Bertinotti che sempre oggi è arrivato a descrivere Marchionne come il sacerdote di un "capitalismo totalitario"); il testimone di una politica esagerata, dai toni sempre accesi, dove ogni mossa dell’avversario presuppone una contromossa ancora più incendiaria per tenere banco. Ma c’è anche un altro Vendola che, nella stessa intervista a Repubblica, dice "Quando ho visto la mia foto ho provato molta tenerezza. Ho pensato a quegli anni…". Be’, è un po’ la stessa impressione che abbiamo avuto anche noi guardando l’immagine in questione.
Ci è piaciuto, quel ragazzetto meno imbolsito dal potere che alza allegramente la gambetta e sorride avvinghiato ai suoi compagni di giochi. Quella foto sembrava uscita da una di quelle fanzine libertarie che fra gli anni settanta e gli anni ottanta contribuirono a far risvegliare l’Italia dal letargo dei sensi democristiano, e dal moralismo altrettanto censorio dei comunisti non movimentisti. Il leader nudo a noi è piaciuto, insieme al mare, la sabbia e il sole di un pomeriggio indimenticabile. Per cui crediamo che sarebbe stato meglio se, invece di evocare il "metodo Boffo", Vendola avesse rivendicato con un po’ più di fervore quella "tenerezza" di cui ha parlato. Invece di ributtarla subito in politica, facendo il nome del “suo” candidato per la transizione al postberlusconismo: il ritorno alla normalità, alla rotonda moralità, del front-runner del Pd. Rosy Bindi.