Vendola ed Emiliano, i leader populisti del centrosinistra pugliese

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Vendola ed Emiliano, i leader populisti del centrosinistra pugliese

Vendola ed Emiliano, i leader populisti del centrosinistra pugliese

05 Dicembre 2010

Strano destino quello dei due massimi esponenti del centrosinistra pugliese, Nichi Vendola, presidente della Regione, e Michele Emiliano, sindaco di Bari. Entrambi con un rapporto difficile con il partito e gli “apparati”, ma con un rapporto diretto ed immediato con i propri elettori. Anche tra loro ci sono stati momenti di unione e momenti di frizione massima, che spesso hanno disorientato i rispettivi sostenitori.

La presenza di personalità così ingombranti, però, se ha agevolato non poco il successo della sinistra nelle ultime competizioni elettorali, ha reso molto difficile la vita degli enti amministrati, dei partiti e delle associazioni di riferimento. Inoltre, un rapporto così diretto con la gente ha purtroppo consentito l’entrata in politica a soggetti che perseguivano loro personali interessi: se c’è il sindaco o il presidente che “tirano”, non c’è più bisogno di un’organizzazione, di sedi di confronto, in ultima analisi, di preparazione politica. Basta avere i mezzi per sostenere una campagna elettorale più o meno dispendiosa ed accodarsi al cavallo vincente.

Questo ha provocato giunte nominate con criteri non sempre chiari, trasparenti e meritocratici, scelte personalissime dei leader, riduzione delle assemblee a mero organo di ratifica dei dettami del sovrano di turno (allo scopo, è lampante la scelta di nominare alle presidenze dei consigli uomini di assoluta fiducia dei domini). E, conseguentemente, risultati scadenti sul versante amministrativo.

La storia recente della Regione Puglia parla di leggi bocciate dalla Consulta – sia per il ricorso del Governo che dei TAR regionali -, di un piano di riordino sanitario adottato con 5 anni di ritardo e di scelte discutibili in materia energetica ed urbanistica. Oltre ad ingenti spese sulla promozione turistica e culturale che sembrano più dettate dal bisogno di accontentare le proprie clientele che dall’efficacia degli stessi investimenti.

Al Comune di Bari, invece, il sindaco, anch’egli recentemente rieletto, si è specializzato nel lasciare alla città eredità pesanti, come i costi per la ricostruzione del Petruzzelli (avvenuta grazie ad una espropriazione successivamente giudicata illegittima) o dell’abbattimento dei palazzoni di Punta Perotti (affrettato per motivi elettoralistici, ma che ha comportato una confisca ritenuta illegittima e un risarcimento danni enorme in favore dei costruttori, che avevano edificato con tutte le autorizzazioni).

A livello politico, inoltre, mentre il presidente della regione comunque mantiene la barra del comando saldamente a sinistra, il sindaco di Bari si attiene ad un modello più centrista e costruisce ponti con i finiani, con i seguaci della Poli Bortone e con i centristi dell’UDC. Oltre ad avere, personalmente, parecchi estimatori decisamente di destra per la sua precedente attività di Pm e per il suo preteso decisionismo, ma anche per il suo configurarsi come “sindaco sceriffo”.

La Puglia, dai tempi di Aldo Moro, è sempre stato un laboratorio politico nazionale. Il lìderismo è una tendenza politica mondiale. Ma se un leader vuole essere anche un bravo amministratore, oltre che un "animale" da campagna elettorale, deve essere in grado di selezionare la propria classe dirigente, di far lavorare i propri collaboratori, facendo anche da parafulmine quando necessario, e, soprattutto, puntare sulla qualità dell’amministrazione, dando risultati concreti alle popolazioni amministrate. Altrimenti resta un personaggio da operetta, una sorta di guappo di cartone, in grado solo di produrre chiacchiere.

E’ questo il futuro che la sinistra vorrebbe per l’Italia? C’è voglia, in Puglia, di una classe politica seria, competente, in grado di accogliere e affrontare le sfide della governance del III millennio, di dialogare con le imprese, sviluppare davvero turismo e agricoltura, aiutare il confronto con i mercati esteri e lo sviluppo della logistica e della cultura. Sempre nel rispetto dell’ambiente che, nella nostra regione, è ancora un punto di forza invidiabile.