Vendola, Marx e la vita in vendita

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Vendola, Marx e la vita in vendita

07 Marzo 2016

Il mondo del libertinismo riproduttivo ha preso una forma ormai precisa. Sempre meno aleatoria. Il mondo in cui l’aborto è diventato un intervento chirurgico come un altro, e l’eutanasia "il diritto di morire", aspettava solo "l’assemblaggio del bambino globale", secondo la definizione del Wall Street Journal. Il ricco omosessuale attempato può ormai, senza troppi sotterfugi, inseminare con il suo sperma, o con quello di un altro (magari più giovane), l’ovocita di una bella donna dell’Est, di pelle bianca, alta e bionda, e impiantarlo nell’utero di una disperata donna indiana o messicana: tanto attraverso la gravidanza non si trasmette il patrimonio genetico.

 

In Italia è la coppia del momento, che ha desiderato e assemblato, attraverso la tecnica dell’onanismo e la bioingegneria applicata al corpo di donna, un bambino: Vendola-Testa. È grazie a loro che tutto lo scenario della politica nostrana, coadiuvato da ogni sorta di intellettuale di turno, ci ha regalato in questi giorni un dibattito surreale, o "isterico", come lo ha definito l’ex presidente della Puglia. Non ci hanno risparmiato perle di saggezza uniche e rare. Hanno scomodato anche Marx. A modo loro, chiaro. Chi ha detto che persino Karl Marx criticava questo genere di pratiche, infatti, non ha ripassato bene il Manifesto del partito comunista.

 

È vero che, a suo tempo, proprio Marx mosse una critica a questo tipo di attitudini che si andavano lentamente ad indicizzare nei manuali scientifici, ma una critica di tutt’altra radice. Nel rifiutare, infatti, il privilegio borghese, che si tiene stretto la tradizione dei legami familiari e fa mercimonio di quelli proletari, egli intendeva socializzare, proletarizzare e universalizzare, questo modo di vivere i rapporti sessuali e parentali. Non certo per convertire i borghesi, ma perché fattore di conservazione di una società divisa in classi.

 

La messa a morte della famiglia, decapitata della naturale dimensione dei suoi legami, secondo il Manifesto, è semplicemente l’abolizione di uno stato che riguarda solo la borghesia, la quale, a sua volta, per continuare ad assoggettare il proletariato, conserva esteriormente tutte le sue forme tradizionali, così da imprigionarvi coloro che le donne e i figli li possono solo vendere, mai comprare.  Il sogno comunista è che tutti possano un giorno vendersi e comprarsi, e non “nessuno più compri donne figli e ne faccia mercimonio”. Perché, una volta conquistata la chimera dell’abolizione della proprietà, non si tratterà di un mercato, ma di un banale darsi e prendersi.

 

Liberi, finalmente, da vincoli etici e giuridici, i bambini potranno essere gettati brutalmente in questo caos primordiale. Privi di ogni sorta di tutela particolare, cresceranno in una dimensione sistematica e programmatica. Il Manifesto di Marx, al capitolo II ‘Proletari e Comunisti’, recitava, infatti, così: “Si lacerano per il proletariato tutti i vincoli familiari, e i figli sono trasformati in semplici articoli di commercio e strumenti di lavoro”.

 

È stata anche rispolverata una vecchia dichiarazione (giugno 1918), diventata improvvisamente attuale, di Gramsci: “Il dottor Voronoff (il chirurgo e sessuologo russo diventato famoso per il metodo di ringiovanimento maschile consistente nell’innesto di testicoli di scimmia) ha già annunziato la possibilità dell’innesto delle ovaie. Una nuova strada commerciale aperta all’attività esploratrice dell’iniziativa individuale. Le povere fanciulle potranno farsi facilmente una dote. A che serve loro l’organo della maternità? Lo cederanno alla ricca signora infeconda che desidera prole per l’eredità dei sudati risparmi maritali. […]".

 

"I figli nati dopo un innesto? Strani mostri biologici, creature di una nuova razza, merce anch’essi, prodotto genuino dell’azienda dei surrogati umani, necessari per tramandare la stirpe dei pizzicagnoli arricchiti. La vecchia nobiltà aveva indubbiamente maggior buon gusto della classe dirigente che le è successa al potere. Il quattrino deturpa, abbrutisce tutto ciò che cade sotto la sua legge implacabilmente feroce. La vita, tutta la vita, non solo l’attività meccanica degli arti, ma la stessa sorgente fisiologica dell’attività, si distacca dall’anima, e diventa merce da baratto; è il destino di Mida, dalle mani fatate, simbolo del capitalismo moderno”.

 

Pochi si sono resi conto che il problema vero per Gramsci era lo spettro del capitale che diventava sempre più imponente, e non una logica che abbandonando l’etica, ha messo in moto un processo che ha portato alla vita in vendita. La realtà è che Vendola è un perfetto comunista, e ha solo confermato una semplice verità: per essere comunisti, bisogna poterselo permettere. Perché comprarsi un bimbo alla cifra di centocinquantamila dollari no, non è da proletari!