Venezuela, stato d’emergenza. Maduro ordina: “Occupare le fabbriche e arrestare i proprietari”
16 Maggio 2016
La situazione sta precipitando in Venezuela. Dopo aver ordinato lo stato d’emergenza per proteggere Caracas da un presunto golpe ordito dagli Stati Uniti, il presidente Nicolas Maduro ha disposto il sequestro di tutte le fabbriche che hanno interrotto la produzione e l’arresto dei loro proprietari. L’erede di Hugo Chavez ha ordinato manovre militari senza precedenti per prepararse le truppe ad un’eventuale invasione o rivolta interna.
È incredibile come la sinistra internazionale stia silenziando il dramma del Venezuela. Il giorno dopo avere «dichiarato lo stato d’emergenza» per evitare che Caracas «soffra un colpo di stato yankee come quello patito dall’onesta compagna Dilma», ecco che ieri Nicolás Maduro, il presidente più odiato del Venezuela con appena il 25% dei consensi, decide di «radicalizzare la rivoluzione».
In che modo? «Sbattendo in carcere tutti gli imprenditori, borghesi che hanno chiuso le loro fabbriche per affamare il popolo». Da ieri, dunque, per ordine di Maduro, ogni bolivariano deve «star pronto col fucile in mano» a difendere «il suolo patrio in ogni evenienza», a cominciare da una «possibile invasione Usa».
Inoltre «esercitazioni militari» giornaliere ed «immediata occupazione delle fabbriche inattive per consegnarle al popolo».
Le fabbriche sopravvissute nella disastrata economia rivoluzionaria, sono davvero poche, e le poche hanno dovuto chiudere negli ultimi mesi: perché lo stesso governo Maduro non consente loro di comprare valute estere per importare le materie prime necessarie a produrre.
Nessuno all’estero accetta più da tempo il bolivar, la valuta venezuelana, visto che ormai a Caracas sembra di essere nella repubblica di Weimar e l’iperinflazione galoppa.
Per settimane le migliaia di funzionari dei quattro impianti di birra della Polar, la principale industria alimentare del Venezuela, che «nelle prossime ore saranno consegnati al popolo», hanno gridato: «Vogliamo lavorare».
In Venezuela la divisione dei poteri da tempo è utopia e Maduro controlla la giustizia fregandosene del Parlamento cui ha persino tagliato la luce per evitare possa lavorare. Dal momento che ci sarebbe un referendum per mandarlo a casa entro quest’anno i venezuelani possono scordarselo nonostante i due milioni di firme raccolte tra i venezuelani (parola del vicepresidente Aristobulo Isturiz). Il rischio di esplosione sociale cresce ogni giorno che passa, con un’inflazione che nel 2017 arriverà al 2.200% (Fmi), una povertà che già oggi ha superato il 70% e black-out giornalieri perché, nel paese con più riserve petrolifere al mondo. Maduro non riesce neanche più a tenere accese le lampadine.