Verso uno “spazio Schengen” transatlantico?

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Verso uno “spazio Schengen” transatlantico?

17 Dicembre 2010

Unione europea e Stati Uniti stanno allineando sempre di più gli obiettivi e le strategie per il contrasto a terrorismo e criminalità organizzata. Rimangono differenze di fondo sul trattamento dei dati personali e sulla protezione della privacy, ma è in atto uno sforzo convergente per appianarle. In questo quadro,una maggiore cooperazione anche tra Congresso americano e Parlamento europeo (Pe) potrebbe aprire la strada alla creazione di uno “spazio Schengen” transatlantico. Se ne è discusso, tra l’altro, l’8 e il 9 dicembre a Washington in occasione del consueto incontro semestrale fra i responsabili ministeriali per la giustizia e gli interni di Usa e Ue.

Impulso americano
L’incontro di Washington, a cui hanno partecipato da parte americana il Segretario alla Sicurezza Interna (Homeland Security) Janet Napolitano e il Procuratore Generale (Attorney General) Eric Holder e da parte europea le Commissionarie alla Giustizia Viviane Reding e agli Affari interni Cecilia Malstrom – ha confermato il ruolo di impulso e ispirazione dell’amministrazione Usa nei confronti dell’Ue nel momento in cui questa si appresta a definire e mettere in opera una Strategia europea di sicurezza interna (Iss) (1).

Il Consiglio Giustizia e Affari interni tenutosi a Toledo lo scorso febbraio ha adottato il progetto del documento negli stessi giorni in cui l’amministrazione Usa approvava la Quarta revisione della propria strategia di sicurezza interna (2), ma non si tratta solo di una sincronizzazione dei tempi: è in atto anche una progressiva convergenza sugli obiettivi, come del resto è logico avvenga fra paesi alleati che collaborano quotidianamente nel campo dell’intelligence, della lotta al riciclaggio, alla droga, etc. Nella bozza di Iss europea figurano anche la lotta alla criminalità informatica, le misure a tutela della sicurezza dei voli e dei cargo, l’utilizzo dei dati personali finanziari e dei passeggeri aerei: tutti obiettivi ripresi e enunciati nella recente Comunicazione (3) presentata dalla Commissione europea per l’attuazione della strategia.

Sono obiettivi su cui insiste in particolare il Congresso Usa, anche più della stessa Amministrazione. A Capitol Hill si ha a cuore, in particolare, l’introduzione di nuove misure per il controllo delle frontiere e per la concessione dei visti. Diversa la situazione nell’Ue, dove, specie il Parlamento europeo, che ha potere di codecisione in materia, ha una posizione molto più cauta.

Ruolo del Parlamento europeo
È nota la resistenza dell’assemblea di Strasburgo alla raccolta indiscriminata di dati personali e alla conservazione sistematica per diversi anni di quelli relativi a tutti i passeggeri aerei, anche quando non riguardino persone ricercate, sospette o che, a un controllo, risultino costituire un pericolo attuale per la sicurezza dei voli. In risposta alle richieste del Pe, il 3 dicembre scorso il Consiglio Ue ha approvato un mandato negoziale (4) per la Commissione che mira a una revisione in modo più restrittivo dell’accordo Ue-Usa in corso di applicazione, seppure in via provvisoria, dal 2007.

Non ci si può ovviamente attendere dall’attuale amministrazione americana grande entusiasmo per un negoziato in cui in particolare la nuova maggioranza repubblicana alla Camera potrebbe scorgere il rischio di un abbassamento della guardia. Ma d’altra parte l’accordo attuale potrebbe essere respinto dal Pe, con il rischio di aprire un vuoto legislativo pericoloso per le stesse compagnie aeree (5).

Criminalità informatica
Ci si può invece aspettare una maggiore disponibilità del Pe per le iniziative contro la cyber-criminalità, da tempo priorità dell’amministrazione Usa, ribadita dal Presidente Obama all’ultimo vertice Ue-Usa del 20 novembre (6), in occasione del quale è anche stato decisa la creazione di un apposito gruppo di lavoro congiunto in materia di cyber-security. Il gruppo dovrà presentare entro un anno un rapporto su iniziative come quelle discusse al recente vertice Nato di Lisbona del 24 novembre.

Si punterà in particolare su:
– la creazione di Computer Emergency Response Teams (Certs) in ogni paese europeo, con l’aiuto dell’Agenzia europea responsabile per la sicurezza delle reti (Enisa) e sulla falsariga dei corrispondenti centri americani (7);
– la messa in opera di una rete di emergenza;
– la creazione a livello dell’Unione di una sorta di cabina di regia come indicato dalla Commissione nella proposta di strategia di sicurezza interna.

Queste misure dovrebbero essere completate da misure legislative, come quelle già all’esame del Pe, in materia di attacchi ai sistemi di informazione (8) che si ispireranno probabilmente alla Convenzione sul cyber-crime del Consiglio d’Europa ratificata dagli stessi Stati Uniti (9).

Diritti fondamentali
Rimane però irrisolto il nodo della protezione dei dati, quando sia in gioco la sicurezza pubblica.

Negli Stati Uniti la protezione della privacy e dei dati personali non è considerata un diritto fondamentale, ma tutt’al più un “penumbral right”, ancillare rispetto alla tutela della libertà di espressione prevista dal primo emendamento e alla tutela del domicilio prevista dal quarto emendamento. Nell’Ue invece protezione della privacy e dei dati sono diritti fondamentali, riconosciuti tanto dall’art. 8 della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo che, in termini ancora più espliciti, dagli articoli 7 e 8 dalla Carta dei diritti fondamentali. Il Pe ha chiesto, soprattutto dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, un accordo transatlantico vincolante in questa materia. L’accordo potrebbe essere raggiunto sulla base del summenzionato mandato negoziale (10) che il Consiglio ha conferito alla Commissione e che la Vice presidente della Commissione Reding ha già presentato al Pe.

In linea di principio le autorità americane non dovrebbero essere contrarie, visto che il mandato riprende anche le raccomandazioni formulate da un gruppo di lavoro comune che, nel corso degli anni, ha elaborato una serie di principi condivisi(11). Le autorità americane temono però che il nuovo accordo possa rendere più difficile il trasferimento dei dati che già avviene nel quadro dell’accordo Ue-Usa in materia di cooperazione giudiziaria penale, degli accordi con Europol e Eurojust e, soprattutto dei numerosi accordi bilaterali negoziati negli ultimi decenni fra gli Usa e gli stati membri dell’Ue in materia di sicurezza e lotta al crimine (12).

I prossimi mesi si annunciano impegnativi e sarà interessante seguire non solo i negoziati, ma anche il tenore del dialogo che potrebbe stabilirsi tra Congresso americano e Parlamento europeo. Si tratta di vedere se emergerà una percezione condivisa della minaccia e della strategia per farvi fronte. Se questo dovesse avvenire, si potrebbe spianare la strada alla realizzazione di uno spazio «Schengen» transatlantico, come già annunciato dalla dichiarazione ministeriale comune del 2009 (13) e dallo stesso Programma di Stoccolma sullo spazio europeo di libertà sicurezza e giustizia.

© AffarInternazionali

NOTE
1. Vedi: http://register.consilium.europa.eu/pdf/it/10/st05/st05842-re02.it10.pdf.
2. Vedi: http://www.dhs.gov/xlibrary/assets/qhsr_report.pdf.
3. Vedi: http://ec.europa.eu/commission_2010-2014/malmstrom/archive/internal_security_strategy_in_action_en.pdf.
4. Vedi: http://www.statewatch.org/news/2010/oct/eu-council-pnr-mandates-13986-10.pdf.
5. Vedi: Lo stesso vale per le misure considerate troppo invasive della Privacy come l’installazione sistematica dei Body Scanners (1300 previsti a breve negli scali Usa e poche decine negli aeroporti europei).Resta da vedere come l’Unione europea applicherà la nuova strategia internazionale in materia di Sicurezza aerea adottata dalla 37a assemblea dell’Icao l’8 ottobre di quest’anno (Comprehensive Aviation Security Strategy (Icass). Vedi http://www.tsa.gov/assets/pdf/120210_dhs_international_aviation_security_senate_commerce.pdf.
6. Vedi il Joint EU-US Statement del Novembre 20. http://www.consilium.europa.eu/uedocs/cms_data/docs/pressdata/EN/foraff/117897.pdf.
7. Vedi http://www.cert.org/certcc.html e http://www.eweekeurope.co.uk/news/nato-eu-and-us-plan-action-against-cyber-crime-14183.
8. Vedi: http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=MEMO/10/463.
9. Vedi: http://conventions.coe.int/Treaty/EN/Treaties/html/185.htm.
10. Vedi: http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=IP/10/1661&format=HTML&aged=0&language=IT&guiLanguage=en.
11. Vedi: http://register.consilium.europa.eu/pdf/en/09/st15/st15851.en09.pdf.
12. Vedi il caso dei « Prum-Like » agreements con i quali gli Stati membri dell’Ue si impegnano a trasmettere agli Usa informazioni anche sensibili come quelle sui codici Dna in cambio di un alleggerimento delle condizioni per l’ottenimento dei visti per i propri cittadini.
13. Vedi: http://www.se2009.eu/polopoly_fs/1.21271!menu/standard/file/EU-US%20Joint%20Statement%2028%20October%202009.pdf.

Emilio De Capitani è docente all’Università l’Orientale di Napoli e Segretario della Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni del Parlamento europeo (Libe).