Via alle vaccinazioni per l’Influenza A. Ma non c’è da allarmarsi

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Via alle vaccinazioni per l’Influenza A. Ma non c’è da allarmarsi

14 Ottobre 2009

All’Asl di Milano è stata vaccinata la prima persona in Italia contro il virus H1N1 responsabile dell’Influenza A. A riferirlo è stato Luciano Bresciani, assessore alla Sanità della Regione Lombardia, che ha dichiarato: "Abbiamo appena varato la sconfitta del virus suino". Il primo vaccinato è Giorgio Ciconali, medico e direttore del servizio di igiene pubblica della Asl di Milano. Intanto il viceministro della Salute, Ferruccio Fazio, ospite questa mattina di una trasmissione su Canale 5 ha ribadito che sulla consegna del vaccino contro l’influenza A non c’è alcun ritardo. Anzi, "siamo in anticipo sui tempi stimati inizialmente, direi che siamo i primi in Europa".

Ma l’Italia è un paese all’avanguardia oppure attorno al virus H1N1 si è creato un allarmismo per molti aspetti ingiustificato? Facendo un punto della situazione, la nuova influenza, la cosiddetta suina, si è dimostrata meno aggressiva della comune influenza stagionale. Nei paesi dove questo virus è già circolato ampiamente, la percentuali di morti sul numero di ammalati è bassissima e potrebbe essere in realtà ancora inferiore, perché diversi casi con sintomi lievi sfuggono facilmente alla sorveglianza e alcuni decessi possono essere dovuti ad altre cause presenti e non al solo virus.

In Italia, secondo il rapporto dell’Istituto superiore di sanità, sono poco più di 10mila i casi di influenza A. In realtà, il Ministero della Salute ritiene che si sia arrivati a 50-100 mila casi, ma molte persone non si sono neanche accorte di essersi ammalate. A dimostrazione che si tratta di un’influenza molto più leggera di quelle a cui siamo abituati. Fazio spiega che "in questa fase l’allarme è sopravvalutato, perché l’influenza A è più leggera di quella stagionale. Ma in alcune persone può essere mortale: basta una piccola febbre per causare il tracollo delle funzioni in un organismo compromesso e questo non è da sottovalutare".

Le stime sulla mortalità della nuova influenza sembrano essere sovrastimate in Europa, questo a causa della mancanza di dati certi sui casi di contagio totali. Essendo troppo simile all’influenza stagionale (come sintomi) e meno aggressiva (si guarisce in pochi giorni), molti dei contagiati, probabilmente, sono guariti in poco tempo e non si sono rivolti a nessun medico o centro ospedaliero. Ovviamente vi sono casi di contagio con gravi conseguenze ma questi avvengono anche durante la normale influenza stagionale. In Sud America, Asia ed Africa la mortalità risulta essere più alta che nei paesi occidentali.

Dal sito ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control)  – in data 30 settembre 2009 –  si rileva che dall’Aprile 2009 i casi fatali nel mondo sarebbero 4334, in Europa 174. Lo stato europeo con più decessi sarebbe l’ Inghilterra (82 morti); lo stato al mondo con più decessi il Brasile con 899 morti (su una popolazione di 192 milioni). In rapporto all’incidenza della mortalità dell’influenza stagionale (1 per mille), quella dell’ influenza H1N1 è dello 0,4 per mille. Insomma le cifre dell’ECDC sono piuttosto chiare a riguardo: il numero di infetti accertati e di decessi, per ora, è decisamente troppo basso per poter giustificare un tale panico.

Nei documenti informativi sui vaccini – non ancora testati –  sono chiaramente indicati dei possibili effetti collaterali anche gravi. Se fossero vaccinate 24 milioni di persone, in teoria, ci potrebbero essere migliaia di reazioni avverse, anche gravi.

In Italia il Ministero della Salute ha disposto che vengano sottoposti a vaccinazione prima di tutto gli addetti ai servizi essenziali – questo per evitare che si assentino dal lavoro – poi i soggetti "a rischio" (malati cronici). Per quanto riguarda i bambini sotto i due anni i vaccini antinfluenzali hanno scarsa efficacia, ma nei paesi in cui questa influenza si è già diffusa, ci sono state complicanze nei bambini piccoli. Per questo motivo, nonostante l’efficacia prevista sia scarsa e non ci sia esperienza, il Ministero avrebbe deciso di consigliare la vaccinazione a partire dai sei mesi (per evitare soprattutto la diffusione alle famiglie attraverso le scuole), salvo diverso parere dell’Autorità europea sui farmaci.

Il vaccino insomma è più che altro utile da un punto di vista sociale (evita che molta gente si ammali contemporaneamente e si blocchi il funzionamento delle fabbriche e degli uffici), ma sul piano individuale chi non si vaccina rischia solo qualche giorno a letto.