Via Poma. Ex datore di lavoro di Simonetta non si presenta in aula

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Via Poma. Ex datore di lavoro di Simonetta non si presenta in aula

07 Aprile 2010

Doveva essere il suo giorno ma Salvatore Volponi, ex datore di lavoro di Simonetta Cesaroni, ha presentato un nuovo certificato medico e non si è presentato nell’aula bunker del carcere di Rebibbia dove è in corso il processo per l’omicidio di via Poma – il nome con cui storicamente si ricorda l’assassinio di Simonetta Cesaroni, avvenuto martedì 7 agosto 1990 nel palazzo di via Poma 2, a Roma – che vede imputato l’ex fidanzato della ragazza, Raniero Busco.

Già nell’udienza del 12 marzo scorso Volponi non si è presentato in quanto "affetto da una depressione bipolare" da alcuni anni. Il suo legale, Maria Antonietta La Mazza, ha chiesto alla Corte di poter calendarizzare la testimonianza di Volponi più avanti nel dibattimento. L’ex datore di lavoro della Cesaroni potrebbe non rispondere alle domande del pm e, quindi, avvalersi della facoltà di non rispondere perché indagato in un procedimento connesso. Tra i testimoni ascoltati oggi c’è stata anche Maria Luisa Sibilia, impiegata dell’Aiag, che il 7 agosto di vent’anni fa, lasciò gli uffici di via Poma per ultima "intorno alle 15 chiudendo la porta a chiave". Sibilia ha affermato, inoltre, di non aver mai conosciuto Simonetta Cesaroni e di "non aver mai ricevuto direttive sul lavoro che questa ragazza avrebbe dovuto svolgere". La donna ha aggiunto che qualche volta negli uffici veniva anche il portiere Pietrino Vanacore il quale, su richiesta dell’allora direttore di segreteria dell’ufficio Corrado Carboni, "effettuava piccoli lavori".

Un’altra teste, Giuseppina Faustini, altra impiegata dell’ Associazione, ha affermato di "non aver mai visto Simonetta: nessuno me l’ha presentata. Forse, in una sola circostanza, è venuta negli uffici accompagnata da altri ma io ero in un’altra stanza". La donna ha confermato, inoltre, che "per un periodo" le chiavi per accedere all’ufficio le aveva anche il "portiere Vanacore". Il pm Ilaria Calò, al termine dell’udienza, ha letto alcuni passi del verbale reso da Salvatore Sibilia, marito di Anita Baldi, deceduto, secondo cui alle 3 di notte dell’8 agosto del 1990, quindi poche ore dopo il ritrovamento del cadavere di Simonetta, parlò al telefono con Carboni che gli chiese conferma circa una chiamata fatta dalla Berrettini nel pomeriggio.