Viaggio tra outsider, principi e vallette: tutte le stranezze di queste Europee
08 Giugno 2009
Vincitori e vinti. Eletti ed esclusi eccellenti: ecco come cambia la mappa italiana dell’europarlamento. Nella gara delle preferenze il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è risultato il più votato, ottenendo complessivamente 2.706.791 voti. Un trend che rispetto al dato del 2004 (2.341.622 voti) è cresciuto del 15%. E’ il Sud ad attribuire al premier il maggior numero di consensi (quasi 1.700.000) mentre al Nord si registra una flessione nella circoscrizione I e II. Nel nord-ovest infatti il Cav. perde il 12% mentre nel nord-est arretra del 9%. Nella top ten delle preferenze, al secondo posto, sebbene molto distaccato, si trova il pd David Sassoli. L’ex mezzo busto del Tg1 porta a casa 400.502 preferenze. Terzo gradino del podio per un’altra esponente del Pd, Rita Borsellino che ottiene 229.981 preferenze. Per arrivare al secondo candidato più votato nelle file del Pdl si deve scendere fino ai 223.428 voti del ministro della Difesa, Ignazio La Russa.
Attenzione agli outsider però,specie se giovani e “tecnologici”. È il caso di Debora Serracchiani, candidata Pd, che nella circoscrizione nord-orientale ha ottenuto più preferenze di Berlusconi: ben 73.910 contro le 64.286 del premier. Non si tratta comunque di una sorpresa assoluta, la Serracchiani è già consigliere provinciali a Udine e la ribalta nazionale se l’è guadagnata nel marzo scorso con un intervento appassionato all’assemblea dei circoli del partito, divenuto cliccatissimo sul web nel quale attaccò frontalmente la nomenclatura del partito. Per la sua verve, conquistò Franceschini che l’ha voluta capolista per Strasburgo nella circoscrizione nord-est.
Pollice verso il basso da parte degli elettori per chi rappresenta, almeno per il cognome, il passato. Emanuele Filiberto di Savoia (Udc) non è riuscito a farsi eleggere. Il discendente del nobile casato, che molti ricorderanno più per la recente vittoria al programma tv “Ballando con le stelle” o per i numerosi tapiri ricevuti da “Striscia la notizia” piuttosto che per le performance politiche, proprio non ce l’ha fatta a convincere gli italiani. Tra le file dell’Udc è passato invece Magdi Cristiano Allam, giornalista e scrittore di origine egiziana, recentemente convertistosi alla religione cattolica candidato come il “principe” nella circoscrizione Nord-Ovest. Nella stessa circoscrizione manca l’aggancio l’ex calciatore Gianni Rivera (che, c’è da giurarci, ci proverà ancora intensificando gli allenamenti).
Tornando alle giovani leve, è Barbara Matera ad aver centrato l’obiettivo: è stata eletta nella circoscrizione Sud, con oltre 120mila consensi. Escluso il premier è risultata la più votata. Distensive le prime dichiarazioni della “reginetta del sud”: “Non conosco ancora il numero esatto delle preferenze – ha detto la candidata del centrodestra – ma certamente sono stata eletta e questo per me è un enorme successo. So che in Puglia, la mia regione, ho avuto circa 40mila voti e questo significa che la mia gente ha apprezzato la candidatura di una donna, giovane e del Sud”.
Altro sorprendente risultato riguarda un partito, la Lega, che in questa due giorni di elezioni ha superato la linea del Po. Per la prima volta nella sua storia il partito capitanato da Umberto Bossi riesce ad eleggere un suo eurodeputato nella circoscrizione Centro. Si tratta del toscano Claudio Morganti, arrivato terzo nelle preferenze dopo Umberto Bossi e Mario Borghezio. C’è comunque un “trucco”, i due infatti gli regaleranno l’unico posto disponibile: Bossi ovviamente non abbandonerà il ministero e Borghezio, tatticamente, dovrebbe scegliere di essere eletto nella circoscrizione Nord-Ovest.
Piccoli paradossi si registrano invece sul fronte sindacale. Sergio Cofferati, ex leader della Cgil e sindaco uscente di Bologna, candidato con il Pd, a Milano ha ricevuto meno consensi rispetto all’altro sindacalista, Antonio Panzeri e a Patrizia Toia. A Genova però, la città in cui vive, ha battuto Berlusconi di 3mila voti. La sfida tra ex pm vede invece la debacle di Antonio Di Pietro nei confronti di Luigi De Magistris, 8.552 voti contro 8.862. Una sentenza inappellabile.