Villari rispedisce le critiche al mittente ma rinuncia a sfidare il Pd
05 Dicembre 2008
Riccardo Villari non molla ed anzi attacca tutti. Ieri, nella giornata del “suo” processo dinanzi all’assemblea dei senatori del Pd, il presidente della Vigilanza Rai non solo ha confermato la sua volontà di rimanere in carica ma a sorpresa ha ritirato il ricorso contro il procedimento di espulsione, confermando così l’esclusione dal gruppo del Pd decisa qualche settimana fa. Un vero e proprio colpo di scena che ha sorpreso, ed anche un po’ irritato, i senatori presenti che ormai erano pronti al gran “processo”.
Il lungo pomeriggio del senatore napoletano ieri era iniziato a San Macuto con la doppia audizione del presidente del CdA Rai, Claudio Petruccioli, e del direttore generale, Claudio Cappon. Una seduta per la verità alquanto insolita vista l’assenza compatta dell’opposizione (Pd-Udc ed Idv), che ha deciso di disertare le riunioni della Vigilanza fino a quando Villari non si sarà fatto da parte. Da qui poi il passaggio al Senato, all’Assemblea dei senatori del Pd dove appunto si sarebbe dovuto discutere del ricorso presentato dallo stesso Villari. Ed invece, come detto, il coupe de teatre con il ritiro del ricorso per “evitare imbarazzi al gruppo” preceduto però da un appassionato intervento con il quale il senatore ha inchiodato la dirigenza del partito alle sue responsabilità.
Un duro atto d’accusa contenuto in una decina di cartelle nelle quali Villari ha rispedito al mittente le critiche che in questi giorni gli erano state mosse e chiarendo: “Non vi consentirò di recitare il copione così come esso è stato preparato da una dirigenza di gruppo reticente, oltre che politicamente inavveduta e intenzionata solo a coprire le proprie responsabilità trovando in me il capro espiatorio”. In particolare gli attacchi del presidente della Vigilanza si sono focalizzati contro la capogruppo Finocchiaro ed il vertice stesso del partito che avrebbero gestito “l’intera vicenda dell’elezione alla presidenza della commissione per nascondere le oggettive, rilevanti responsabilità politiche”.
Nella lunga filippica di Villari spazio anche alla “questione Orlando” ed al rapporto con Italia dei Valori, con la critica di aver voluto “resistere” oltre ogni modo sul nome dell’ex sindaco di Palermo: “Mai nessuno ha spiegato le ragioni di questa inflessibile intransigenza, assolutamente incomprensibile alla luce del progressivo deterioramento dei rapporti con Idv”. Un’intransigenza a tratti inspiegabile per Villari il quale ha precisato: “Da una parte, Idv non mantiene i patti, non costituisce il Gruppo unico, critica in modo scriteriato la nostra linea politica, utilizza la piazza contro il partito e, dall’altra, il Pd oppone una resistenza ‘eroica’ sul nome di Orlando, senza aprirsi ad alcuna subordinata”.
Un intervento che quindi non si è limitato semplicemente ad una mera difesa ma che ha pesantemente messo la dirigenza del gruppo dinanzi alle sue responsabilità. Ma nel suo intervento Villari non dimentica di citare anche un altro momento importante è cioè quando aveva dato la sua disponibilità a dimettersi dalla carica di presidente: “Io avevo dato la mia disponibilità a dimettermi dalla commissione di Vigilanza una volta che fosse stata individuata una soluzione condivisa, ma nessuno me ne ha informato. L’ ho saputo dalle agenzie, nessuno me lo ha comunicato. Sono il presidente della commissione di Vigilanza, eletto legittimamente anche se in modo irrituale. Mi hanno solo invitato ad andarmene. Non è che dopo aver detto mi faccio da parte, arrivato il nome di Zavoli io ho deragliato… Ho una mia coerenza e chiedo rispetto, sono stato trattato come chi non conta niente”.
Infine un ultimo accenno al futuro ed alle prossime mosse da fare: “Sarò un senatore del Pd in esilio, continuerò a fare il mio dovere stando all’opposizione. Sono stato trattato da abusivo ma mi sembrava giusto dire ai colleghi quelle che erano le mie”. Parole che quindi confermano che almeno per ora da palazzo San Macuto non è previsto alcun cambio al vertice con buona pace di Sergio Zavoli e di chi aveva lavorato all’intesa tra Pd e Pdl. Come era da attendersi, invece, sono state dure e forti le reazioni alle parole di Villari nel Pd, con la capogruppo al Senato, Anna Finocchiaro, che ha replicato: “Il senatore Riccardo Villari ora è fuori dal gruppo del Pd, la sua esclusione è definitiva e la comunicherò al presidente del Senato. Villari non è più un senatore delle opposizioni, nel senso che non appartiene più a nessun gruppo di opposizione. Adesso ragioneremo su questo nuovo scenario di imbarazzante persistente permanenza di Villari alla Vigilanza”.
Scenari che per il momento vedono il Pd insieme ad Idv ed Udc decisi a continuare a disertare le riunioni della Vigilanza, con il chiaro intento di bloccare l’attività della Commissione ed in particolare la nomina del nuovo CdA Rai, ormai in prorogatio dallo scorso maggio. Dal canto suo il Pdl osserva l’implosione del Pd interrogandosi però sul da farsi. Quello che però sembra certo è evitare nuovi strappi e tensioni con l’opposizione, il che significa nessun rinnovo del CdA senza l’accordo del centrosinistra e dell’Udc. Scelte ed atteggiamenti dei due fronti politici che confermano quanto il rebus della Vigilanza e della presidenza Villari sia ancora lontano dall’essere risolto e che nuovi colpi di scena potrebbero verificarsi.