Vince Cameron, non la destra antisistema
09 Maggio 2015
Gli amici e gli elettori della Lega e tutti quelli che in Forza Italia hanno pensato che si poteva inseguire il Carroccio per recuperare voti oggi dovrebbero riflettere sulla schiacciante vittoria di David Cameron alle elezioni in Gran Bretagna.
Cameron si è imposto sulle forze antisistema in barba ai sondaggi, quelle forze che in campagna elettorale sembrano trascinare indignados, scontenti e astensionisti, ma poi, alla prova dei fatti, quando la sfida diventa quella per la governabilità, da sole non reggono: Le Pen e Farage rimangono isolati e vengono sconfitti.
Si potrà obiettare che, in generale, la Gran Bretagna è sempre stata un Paese euroscettico. E adesso, dopo aver rincorso i populisti in campagna elettorale promettendo un referendum sulla permanenza nell’Unione, le elite conservatrici inglesi dovranno fare i conti con quella azzardata scommessa.
La Brexit, come la Grexit, non sarebbe solo un duro colpo alla stabilità della Ue ma innanzitutto un disastro per Paesi che da soli rischiano di essere marginalizzati a livello internazionale. Se davvero gli Stati europei non vogliono perdere la propria sovranità devono unirsi veramente per restare competitivi su tante agende: investimenti, energia, difesa, immigrazione, l’elenco sarebbe molto lungo.
Per adesso tutto quello che abbiamo ottenuto sono state le politiche monetarie e quando è scattato il Piano Juncker gli Stati membri si sono ben guardati da legare gli investimenti previsti alla dimensione europea, preferendo far scendere in campo le rispettive banche nazionali. Occorre insomma rafforzare l’Unione, ripensarla, superando egoismi e rivalità verso una reale legittimazione democratica delle istituzioni europee.
Tornando a Cameron, va detto che la vittoria del leader conservatore non dipende solo dal referendum sull’Europa né dai muscoli mostrati in campagna elettorale sulla questione migratoria (il primo ministro inglese de relato ha fatto ammenda sulla sottovalutazione delle conseguenze umanitarie provocate dagli sbarchi di massa sulla frontiera Sud del Continente). Bensì dal suo programma economico e sociale.
Quella idea di una “big society” che, mettendo al centro le comunità e archiviando definitivamente lo statalismo in nome di un’idea sussidiaria della politica, oggi permette alla Gb di avere un tasso di crescita migliore del nostro. La destra italiana prenda atto di tutto questo. Lo faccia anche la Lega, che più di altri rischia di diventare subalterna al Movimento 5 Stelle condannandosi alla protesta perenne ovvero alla ineffettualità.