Visco gioca la sua partita sempre più solo

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Visco gioca la sua partita sempre più solo

02 Luglio 2007

C’è una speranza che accomuna Cesare Salvi e Renato Schifani, Clemente Mastella e Lorenzo Cesa, Giovanni Russo Spena e Antonio Di Pietro: che il viceministro delle tasse Vincenzo Visco capisca che adesso è il momento giusto per fare il fatidico passo indietro, prima che siano le circostanze a obbligarlo in questo senso.

Magari portandosi dietro anche il suo superiore al ministero dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa. Ieri tra interviste ai giornali della mattina e lanci di agenzie, deve essere stata una giornata molto particolare per Vincenzo Visco. Anzi, speciale.  Il meccanismo messo in moto con la denuncia dell’ex comandante della Guardia di Finanza per calunnia e diffamazione aggravata contro Tommaso Padoa Schioppa e lo stesso Romano Prodi, ha prodotto nella maggioranza quei distinguo e quelle prese di distanza che il viceministro delle finanze paventava come deleterie.

Sul “Corriere della Sera”  in un’intervista che poteva essere intercambiabile con quella rilasciata a “Libero” due giorni prima da Di Pietro, Cesare Salvi, uno dei transfughi dai Ds dopo l’operazione Partito democratico, non ci andava certo tenero con il suo ex compagno di partito: “Pensare di avere chiuso la vicenda  era un’illusione. A questo punto Vincenzo Visco deve fornire spiegazioni chiare e convincenti. Non è possibile che si tenga in piedi questa situazione”.

Tre frasi che suggeriscono nemmeno tanto tra le righe di fare quel passo indietro, specialmente in caso di richiesta di rinvio a giudizio o di rinvio a giudizio vero e proprio, che Visco per ora non ha intenzione di fare.

Sempre ieri a dare man forte a Cesare Salvi, dalla sua sinistra, ci pensava il capogruppo al Senato di Rifondazione Giovanni Russo Spena a prendere posizione in maniera ancora più esplicita contro il papocchio di Visco, Prodi e Padoa Schioppa: “Per ora è opportuno che le  deleghe di Visco restino congelate. Se poi si dovesse arrivare, come  mi pare altamente improbabile, a un rinvio a giudizio è ovvio che si  porrebbe un serio problema politico”.

Questa è la massima solidarietà che ieri ha ottenuto il viceministro. Mentre il Giornale tira fuori ogni giorno che Dio manda in terra particolari imbarazzanti sulle deposizioni di alti ufficiali della finanza che avrebbero raccontato alla magistratura romana un piano ministeriale per avvicendare tutti i vertici della finanza in tutte le più importanti regioni italiane oltre alla Lombardia. Uno spoil system dai contorni ancora oscuri e motivato non si sa bene da cosa. E anche una indiretta conferma alle ipotesi accusatorie che potrebbero a breve tradursi in un’esplicita richiesta di rinvio a giudizio.

Dall’opposizione di certo non arrivano sconti per l’uomo attraverso il quale lo stato italiano va a chiedere di pagare le tasse. Fabrizio Cicchitto, uno dei portavoce di Forza Italia, ad esempio, mette il dito nella piaga senza tanti complimenti:

“La protervia di Visco è ben nota (pretendeva che il vertice della Gdf fosse a sua disposizione da tutti i punti di vista), ma sono gravissimi il documento inviato da Prodi al Parlamento e la grottesca  requisitoria contro Speciale, scritta da un piccolo stalinista di  provincia e letta, senza alcun rispetto per la sua stessa onestà  intellettuale, dall’ineffabile Padoa Schioppa, il quale è stato così sprovveduto che, dopo aver descritto il comandante generale della Gdf  Speciale come un golpista, gli ha offerto un posto alla Corte dei  Conti”.

Durissimo anche l’editoriale della Voce repubblicana che, pur non escludendo che nel merito della diatriba con Speciale Visco possa persino avere ragione, sostiene però che “ormai la questione è di decenza politica” e che “l’unico modo per evitare polemiche e strumentalizzazioni è che Visco rassegni le  dimissioni”, altrimenti “il clima legato a questa polemica non potrà che peggiorare ed il governo che ha difeso e difende il suo  sottosegretario all’economia a spada tratta, sarà responsabile di  tutte le conseguenze di questa sua scelta”.

E che la posta in gioco sia ormai più alta tanto da consigliare di sacrificare Visco a mo’ di capro espiatorio lo suggerisce anche la frase sibillina attribuita dalle agenzie al  vicepresidente leghista del Senato Roberto Calderoli: “Visco rappresenta la punta dell’iceberg, da sfiduciare c’è dell’altro ovvero la politica  economica di questo governo e i suoi ideatori: Prodi e Padoa  Schioppa”. Insomma, “simul stabunt et simul cadent”. A meno che Visco non faccia il famoso passo indietro.