Vittoria totale al Super Bowl: Brady e i Patriots come Trump, per media e sondaggisti Usa torna l’incubo della notte elettorale
06 Febbraio 2017
Se è vero che i grandi eventi sportivi sono fortemente simbolici, quello andato in scena al Super Bowl, la finalissima del campionato di football americano che si è disputata a Houston, in Texas, è davvero il segno dei tempi. Per noi che seguimmo con il cuore in gola la travolgente notte delle elezioni presidenziali americane, con il mondo che andava a dormire pensando che avesse già vinto Hillary e si risvegliò con Donald Trump alla Casa Bianca, la finale tra i Patriots guidati dall’ormai leggendario quarterback Tom Brady, contro i Falcons di Atlanta, è stato come un remake di quella incredibile nottata. Simbolo di una America che non si arrende mai, dell’America che vince contro tutto e tutti, l’America che abbiamo sempre amato, sognato, facendone un ideale ancora prima che un Paese, gli Stati Uniti.
I Patriots hanno vinto contro i giornaloni e i sondaggisti che li davano per spacciati, contro le inchieste giudiziarie che avevano provato a fermarli, contro avversari che sembravano imbattibili e invece si sono squagliati all’ultimo miglio, sul filo di lana, quando devi dare il massimo. Come Trump con i Repubblicani, Tom Brady ha preso per mano i compagni già dati per sconfitti e grazie a una rimonta pazzesca li ha condotti al trionfo ai tempi supplementari. Brady è un trumpista, ha votato per il Don, e come avvenne per Trump il giorno delle elezioni, ieri, quando i Patriots sono finiti sotto per 28 a 3, i giornaloni finanziari tipo Wall Street Journal si sono avventati subito sulla squadra preferita dal presidente, twittando che ormai non c’era più niente da fare, che per i Falcons era impossibile perdere la partita: ricordate i commentatori italiani nella notte delle elezioni USA, quando dicevano che la vittoria di Hillary era l’unica contemplata?
E i sondaggisti e gli scommettitori? Per Nate Cohn, il guru dei sondaggi del New York Times, a un certo punto la sconfitta dei Patriots era sicura “al novantanove percento”, come lo erano, sempre per l’esperto riverito dai liberal, la sconfitta di Brexit e di Trump, cavalli azzoppati solo per chi, a furia di maneggiare numeri e cifre, ha dimenticato a cosa può portare la volontà , la determinazione e la passione dell’animo umano. Restando in tema di sport, potremmo dire che, dopo il Super Bowl, per Cohn sarebbe meglio darsi all’ippica. Ci avevano provato anche con le inchieste giudiziarie a fermare i Patriots, proprio come con gli scandali e le inchieste che avrebbero dovuto arginare la avanzata di Trump: lo stop forzato di quattro giornate a inizio campionato per il coinvolgimento nel “Deflagate”, lo scandalo per alcuni palloni gonfiati male in una finale del 2015. Ma non è bastato.
Trionfano i patrioti, trionfa Brady con sua bellissima moglie che, come Melania Trump, fa la modella, esulta il don su Twitter: “che incredibile rimonta e vittoria dei Patriots. Tom Brady, Bob Kraft e coach B. sono dei vincenti totali. Wow”. Trump, del resto, lo aveva previsto, sbilanciandosi prima della partita con l’annuncio della vittoria del New England. E’ andata così, proprio come aveva previsto lui, in uno spettacolo strabiliante, inaspettato, tanto che viene da dire che il primo messaggio registrato da Papa Francesco rivolgendosi ai tifosi americani ha portato bene al Super Bowl, ha portato bene a Brady e al Don. Anche se, ripensandoci su, non sappiamo dire se era esattamente questo l’esito che si aspettava il pontefice…