Viva Capezzone!
22 Giugno 2005
di redazione
“Se Capezzone non ci fosse bisognerebbe inventarlo”. Era la frase più diffusa alla vigilia del referendum del 12 e 13 giugno tra coloro che si auguravano quanto poi è accaduto.
L’affermazione continua ad essere vera anche nella fase successiva alla consultazione popolare. Il suo parlare a vanvera è stato ed è ancora fonte di incoraggiamento e consolazione. Basta un’occhiata a ritroso: “La scelta di Rutelli è una furbata non in sintonia con gli elettori”, quella di Fini per il sì invece “è un atto coraggioso che fonda una nuova destra alla Aznar” – il quale peraltro, ci consta, si sarebbe trovato su posizioni piuttosto rutelliane sull’argomento. E ancora: “comunque vada il vero sconfitto è Ruini”; per finire con “siamo a un passo dal quorum” (7 giugno); “siamo a un soffio dal quorum” (10 giugno). Ma qui si trattava di pura invenzione o peggio di un abbaglio. Tanto che Nando Pagnoncelli dell’Ispo, chiamato in causa da Capezzone che gli attribuiva la previsione del 54 per cento di affluenza alle urne, con una lettera al Corriere smentiva tutto e si diceva offeso per essere stato ingiustamente messo in mezzo. Dopo essersela presa con Pisanu, reo di comunicare dati sull’affluenza che lui non gradiva, infine persino Capezzone era sembrato capace di una analisi accurata quando all’indomani del risultato disse : “abbiamo preso una tranvata” e aggiunse che c’era bisogno di una “riflessione severa, spietata e senza sconti” sulle cause della sconfitta. Ma è subito tornato quello di sempre quando – in seguito a quella riflessione – ha concluso: “i radicali rappresentano i dieci milioni di sì”.
Questo stesso Capezzone ha scelto il presidente del Senato, Marcello Pera, come suo bersaglio preferito e si diverte puntualmente a mancarlo. Da ultimo se l’è presa con una frase di Pera ricavata una intervista al Giornale. Il presidente del Senato diceva in sostanza che l’identità dell’Occidente e in particolare dell’Europa discende insieme dal “Monte Sinai e dal Monte Golgota”. Si trattava di una affermazione fortemente simbolica in cui si evocano insieme le radici ebraiche e quelle cristiane: la rivelazione e il patto di Alleanza tra Dio – che sul Sinai rivela il suo nome – e il popolo di Israele, assieme al calvario di Cristo con l’avvio della predicazione e dell’apostolato cristiano e cattolico. Pera dice: quella è la fonte battesimale dell’Occidente. Papa Woityla lo aveva ricordato proprio sul Monte Sinai nel febbraio del 2000: “I Dieci Comandamenti sono stati scritti nella pietra, ma innanzitutto furono iscritti nel cuore dell’uomo come Legge morale universale, valida in ogni tempo e in ogni luogo. Oggi come sempre, le Dieci Parole della legge forniscono l’unica base autentica per la vita degli individui, delle società e delle nazioni; oggi come sempre, esse sono l’unico futuro della famiglia umana”
Lungi da noi pensare che Capezzone voglia fondare una famiglia disumana quando dice con il suo abituale tono saccente: “Pera ha fatto secche la civiltà greca, la civiltà romana, il Rinascimento, la rivoluzione inglese e quella americana”. Preferiamo pensare che egli si senta molto libero nel parlare perché fallibile: anzi, fallimentare. Non ha neppure capito, o non vuole capire, che la storia ha un ieri, un oggi e un domani e una cosa che viene prima non fa secca quella che viene dopo, ma la fa vivere e fruttificare. È un po’ come l’embrione che viene prima anche di Capezzone.