Viva Putin, abbasso Macron. I golpisti gettano il Niger nel caos

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Viva Putin, abbasso Macron. I golpisti gettano il Niger nel caos

Viva Putin, abbasso Macron. I golpisti gettano il Niger nel caos

31 Luglio 2023

Ieri migliaia di persone che sostengono il colpo di Stato in Niger hanno marciato per le strade della capitale del Paese africano scandendo slogan pro Putin, sventolano bandiere russe e urlando contro la Francia. Una porta dell’ambasciata francese è stata data alle fiamme, prima che l’esercito disperdesse la folla. Non ci sono ancora prove evidenti del coinvolgimento di Mosca nel coup africano, i golpisti non hanno ancora fatto sapere se stanno con il Cremlino o resteranno alleati dell’Occidente, ma i mercenari russi Wagner operano nel vicino Mali e Putin negli ultimi anni ha ampliato la sua influenza in Africa occidentale.

Il presidente francese Macron ha dichiarato che gli attacchi alla Francia e ai suoi interessi non saranno tollerati e che chiunque metterà a rischio i cittadini francesi riceverà una risposta immediata. Il Niger è stato una colonia francese fino al 1960 e veniva considerato l’ultimo partner affidabile dell’Occidente nella lotta contro i jihadisti nel Sahel. La Francia mantiene un contingente di 1.500 soldati nel Paese africano. Gli Stati Uniti e altri Paesi europei hanno contribuito all’addestramento delle truppe del Paese. L’ECOWAS domenica ha dichiarato di voler sospendere le relazioni con il Niger e ha autorizzato l’uso della forza se il presidente Mohamed Bazoum non sarà reintegrato entro una settimana.

L’Unione Africana ha a sua volta lanciato un ultimatum di 15 giorni alla giunta golpista. Il presidente del Ciad Deby è in Niger per provare una mediazione. Bazoum era stato eletto democraticamente due anni fa nel primo passaggio di potere pacifico in Niger dall’indipendenza dalla Francia. I militari golpisti hanno deposto Bazoum e nominato il generale Tchiani nuovo leader del Paese. Il Niger si aggiunge così alla lista crescente dei Paesi africani finiti sotto regimi militari. I golpisti come pretesto hanno accusato Bazoum di non essere in grado di proteggere il Paese dalla violenza jihadista, ma al momento la situazione in Niger non è così grave come quella dei vicini Burkina Faso e Mali dove si combatte contro i jihadisti filo Al-Qaeda e fedeli allo Stato Islamico. I Paesi occidentali non possono permettersi che il Sahel si allontani diplomaticamente, dopo che hanno speso milioni di dollari di assistenza militare in Niger.

Il Segretario di Stato americano Blinken ha dichiarato che la cooperazione economica e di sicurezza con gli Stati Uniti continuerà solo se Bazoum verrà rilasciato (è ai domiciliari) e l’ordine democeatico ripristinato. Sabato la Francia ha sospeso tutti gli aiuti finanziari e allo sviluppo al Niger. La domanda è se l’ECOWAS interverrà militarmente in Niger come accadde negli anni ’90 in Liberia e nel 2017 in Gambia. Al momento ci sarebbero 7.000 militari di Ghana, Nigeria e Senegal, in Niger. Le sanzioni economiche potrebbero avere un impatto profondo sui nigerini, che vivono nel terzo Paese più povero del mondo, secondo gli ultimi dati delle Nazioni Unite. Al vertice di Nairobi in Kenya il capo della Commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki Mahamat ha detto che il colpo di Stato in Niger potrebbe sconvolgere la risposta regionale alla crescente minaccia dei gruppi estremisti islamici. I Paesi africani presenti al vertice hanno contestato anche il mancato rinnovo dell’accordo sul grano, rimandando al mittente cioè Putin le promesse sugli aiuti all’Africa. Meno di 20 dei 54 capi di Stato o di governo africani hanno partecipato al vertice in Russia, mentre 43 hanno partecipato al precedente incontro del 2019, riflettendo le preoccupazioni per l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, anche se Mosca cerca più alleati nel continente africano di 1,3 miliardi di persone.