“Vogliamo che l’amnistia apra la strada alle riforme mai fatte”

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“Vogliamo che l’amnistia apra la strada alle riforme mai fatte”

30 Settembre 2011

I Radicali e il difficile rapporto con il Pd culminato con il caso della sfiducia del ministro Romano e la minaccia di Dario Franceschini e Rosy Bindi di cacciarli dal gruppo. E ancora, il niet di Anna Finocchiaro in Senato sul tema dell’amnistia. Ma tra i temi in agenda politica c’è anche la questione del controverso comma 8 dell’articolo 1 del ddl sul processo lungo che annulla la gradualità delle pene “extra-murali” per chi è soggetto a ergastolo. Di tutti questi temi abbiamo parlato con Rita Bernardini, deputata Radicale e membro della Commissione Giustizia a Montecitorio.

Onorevole, una delle vostre battaglie principali riguarda la carcerazione preventiva. Qual è la situazione nelle carceri e a che punto è il dibattito politico?

La situazione nelle carceri è drammatica perché ci sono il 42% dei detenuti in attesa di giudizio e di questi 14mila sono in attesa di primo giudizio. Questa media è il doppio di quella europea, quindi in Italia, come ha anche ricordato il presidente della Repubblica Napolitano in un convegno al Senato, la custodia cautelare in carcere si trasforma in una vera e propria carcerazione preventiva, cosa letteralmente scandalosa. Ho conosciuto personalmente persone che si sono fatte un anno di carcerazione preventiva prima di essere, poi, riconosciute innocenti. Io ho depositato nei giorni scorsi una proposta di legge sulla custodia cautelare in carcere che rende ancora più difficile usare questo strumento in carcere per gli imputati. Questa proposta di legge, fatta in collaborazione con l’Unione delle Camere Penali, sta ricevendo diverse adesioni e, secondo quello che è l’iter legislativo, verrà restituita ai servizi della Camera.

“Parlare di indulto o amnistia nel momento in cui non ci sono le condizioni nemmeno per pensare norme del genere sarebbe crudele nei confronti di chi, in carcere, ci costruisce sopra sogni di libertà”. Come commenta le parole pronunciate dalla Finocchiaro?

La Finocchiaro dovrebbe forse ricordare che anche quando in passato abbiamo fatto la battaglia per l’amnistia e l’indulto non c’erano le condizioni, le abbiamo create. Le condizioni politiche le si crea di fronte al fatto che c’è una illegalità in corso, una violazione dei diritti umani. Quando facemmo la marcia di Natale, alla quale partecipò il presidente della Repubblica nel 2005, riuscimmo a distanza di un anno a ottenere il provvedimento di indulto. È chiaro che a dicembre non c’erano quelle condizioni, le abbiamo costruite politicamente perché ritenevamo allora scandaloso il fatto che sappiamo, anche perché è certificato in sede europea, che nelle carceri sono sistematicamente violati i diritti umani e civili. Loro cosa propongono di rapido? Sono anni che si parla di depenalizzazione e decarcerizzazione, ci sono state commissioni di natura di diversa, di centrodestra e di centrosinistra, ma non si è fatto niente di concreto. Noi vogliamo far sì che l’amnistia apra a queste riforme che fino a questo momento non sono state mai fatte.

Ieri sul Foglio Adriano Sofri ha parlato di “governo forcaiolo” riferendosi al comma 8 dell’articolo 1 del ddl sul processo lungo che modifica il codice penitenziario e incide direttamente sulla possibilità dell’ergastolano di accedere alle misure alternative alla detenzione in carcere. Lei cosa ne pensa?

La penso esattamente come Sofri, tant’è vero che quando il provvedimento era originariamente nato con la norma che solo certi benefici non potevano essere applicati a chi era imputato di un reato che poteva essere punito con l’ergastolo, presentai gli emendamenti e votai contro quella norma. La pena deve tendere alla rieducazione del condannato e non a tagliare qualsiasi ponte, anche quando il carcerato dia prova di comportamenti esemplari prolungati nel tempo.

In che rapporti e che ruolo avete nel Pd, visto che non comparite neppure nel progetto del ‘Nuovo Ulivo’? Vi sentite penalizzati e sviliti?

Noi avevamo fatto un accordo elettorale con quello che speravamo sarebbe diventato il Partito Democratico. Dopo certe prese di posizione di questi giorni sembra chiaro che anche loro abbiamo abbandonato il progetto che per noi Radicali è il progetto di una vita. Loro adesso stanno pensando al ‘Nuovo Ulivo’, che non so cosa sia. Comunque, a quanto pare, non sono interessati alla nostra partecipazione visto che non ci citano mai.   

Come giudica la posizione di Franceschini e della Bindi a favore della vostra espulsione dal gruppo? Ieri è stato deciso che se ne occuperanno i leader nazionali. Questo significa che c’è un caso politico?

Il caso politico non c’è da oggi, c’è stato anche nel momento della formazione delle liste nel 2008, quando il Partito Democratico impedì ai Radicali di presentare la lista autonoma collegata con il Pd, cosa che invece consentì a Di Pietro. A noi impose, pensando che avremmo rifiutato, l’esclusione di Marco Pannella, Sergio D’Elia e Silvio Viale. Siccome si trattava di fatto di una proposta oscena pensava di essersi liberato definitivamente di noi ma i Radicali, con Marco Pannella ed Emma Bonino, decisero invece di accettarla. I problemi ci sono dall’epoca. Poi abbiamo visto che l’Italia dei Valori che aveva fatto l’accordo elettorale dichiarando e sottoscrivendo che si sarebbero costituiti in gruppo grazie al Pd, invece, ha fatto il gruppo autonomo. A proposito della lealtà di certi comportamenti…

Caso intercettazioni. Le 100mila dell’inchiesta pugliese su Tarantini fatte dalla procura sono emblematiche del fatto che forse il nostro sistema giustizia non è poi così sano. C’è, a suo parere, un uso politico di questo strumento?

Come al solito, e come ha dimostrato in tutta la magistratura, il centrodestra interviene dal punto di vista legislativo su cose poco importanti, tra l’altro snaturando e cercando di colpire lo strumento delle intercettazioni telefoniche. Il disegno di legge contiene cose che sono letteralmente vergognose, vedi il diritto di rettifica perfino per i blog. Si è fatto tutto questo anziché intervenire sulla riforma della giustizia. Noi Radicali siamo riusciti a far approvare una mozione che prevedeva una riforma vera della giustizia, quella che il centrodestra, sia nella legislatura dal 2001 al 2006, sia in questa non vuole fare e che prevede la separazione delle carriere, la responsabilità civile dei magistrati, l’obbligatorietà dell’azione penale, gli incarichi extra-giudiziari, le carriere automatiche dei magistrati, i magistrati distaccati, come ce ne sono anche presso il ministero della Giustizia. Loro preferiscono questa guerriglia immonda fra gruppi di magistrati, anziché fare le riforme che non servono ad una sola persona ma a tutto il Paese.