“Volevano ucciderci nella culla. Grazie a noi eliminati i listoni ma gli elettori devono poter scegliere”

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“Volevano ucciderci nella culla. Grazie a noi eliminati i listoni ma gli elettori devono poter scegliere”

“Volevano ucciderci nella culla. Grazie a noi eliminati i listoni ma gli elettori devono poter scegliere”

20 Gennaio 2014

«Il Verdinellum è stato archiviato e con quello il tentativo di ucciderci nella culla. Ma sia chiaro. Non è stato siglato alcun patto a tre: noi vorremmo che si osasse di più, vorremmo che l’elettore potesse riconquistare il suo diritto di scegliere i parlamentari». Non canta vittoria, Gaetano QuagIiariello. Anche perché per dirla col ministro perle Riforme, appena rientrato dalla kermesse di Pesaro del Nuovo centrodestra, «il diavolo si annida nei dettagli ed è meglio attendere un testo definito». Certo nel suo partito, nonostante gli avvertimenti, nel day after si tira un bel sospiro di sollievo.

Davvero l’accordo è a un passoe coinvolge anche voi, ministro Quagliariello?

«Iniziamo col dire che l’impostazione di fondo dell’ipotesi di intesa dà ragione a noi ed è utile al paese. Noi abbiamo fatto questo governo in presenza di una grave crisi istituzionale e una disastrosa crisi economica, avendo chiaro che il Paese non ne sarebbeuscito senza riforme strutturali serie e senza la modifica della legge elettorale. Ebbene, ricordiamolo che su quel percorso una parte del centrodestra si è defilata. Hanno sovrapposto una legittima battaglia sulla giustizia ai bisogni e alle emergenze di tutti. Ora il vecchio centrodestra che ci accusava di fare patti col carnefice, è entrato a casa di quel carnefice e ciè sceso pure a patti. Avevamo visto bene noi…

Senza scendere nei tecnicismi, la mediazione dunque è questa sorta di spagnolo modificato?

«Intanto, diciamo che di spagnolo nel modello di cui si parlanon c’è nulla. La legge  proposta non è una meraviglia ma almeno non è concepita contro qualcuno. Con il vero spagnolo, invece, si sarebbe esasperato l’attuale tripolarismo.  I grandi partiti sarebbero stati avvantaggiati oltremodo senza che questo potesse garantire la governabilità. Per essere chiari, con la legge proposta non è certo che la sera delle elezioni si conosca il vincitore, con lo spagnolo sarebbestato impossibile».

Cosa è certo invece?

«Che il "verdinellum" non si fa. È fallito il tentativo di stringere un accordo" due contro tutti". Anche se è meglio attendere per capire. Il sistema vigente viene corretto in tre punti. Per ottenere il  premio di maggioranza bisogna raggiungere una soglia. C’erano i listoni e ora ci sono i listini. Gli sbarramenti sono solo due, l’8 per cento per chi corre da solo e il 4 in coalizione. Restano delle questioni aperte. Speriamo si possano risolvere senza rimettere tutto in discussione».

Per esempio?

«Quale soglia è compatibile con la sentenza della Consulta? Che succede se nessuno la raggiunge? Ci ritroviamo col proporzionale puro? E poi, soprattutto, il diritto di scelta dell’elettore, tanto enfatizzato dalla Consulta, non è tutelato».

In effetti sembra che si torni sempre alle liste bloccate, zero preferenze.

«Il listino corto consente di individuare i candidati, ma ci vuole più coraggio».

Dunque crisi di governo scongiurata?

«Prima del governo viene il sistema. Vorrei ricordare che questo passaggio si può compiere perché il sistema politico è statosalvato dalla nostra determinazionequando abbiamo rotto con il vecchio centrodestra. Inassenza di quell’atto saremmoentrati tutti in una crisi al buio. Ora, forse, abbiamo conquistato la prospettiva di un anno di lavoro per una riforma di sistema che coinvolga maggioranza e opposizioni. Condizione essenzialeper il successo di questo percorso, però, è che il governo non si limiti ad andare avanti: riparta con slancio, senza fibrillazioni, senza partiti di lotta e di governo. Tutti coinvolti, nessuno escluso».

Si riferisce al segretario Pd Renzi?

«Innanzi tutto a lui".

Ripartire magari con un rimpasto?

«Lo chiami come crede. Ma bisogna che il governo rifletta il nuovo quadro politico per far sì che quest’anno non sia un anno perso».

(Tratto da Repubblica)