Volkswagen, dieselgate: patteggiamento da 14,7 miliardi approvato
26 Ottobre 2016
Il maxi patteggiamento per 14,7 miliardi di dollari siglato da Volkswagen e il dipartimento di Giustizia alla fine dello scorso giugno ha ricevuto il via libera definitivo. Rea di avere truccato i test sulle emissioni dei suoi veicoli, la casa automobilistica tedesca può così iniziare a spendere 10 miliardi di dollari per il riacquisto di auto inquinanti e per ricompensare i consumatori truffati; altri 4,7 miliardi di dollari verranno investiti in programmi e progetti “verdi”.
Il giudice federale Charles Breyer, a San Francisco, ha approvato oggi il patteggiamento da 14,7 miliardi di dollari che Volkswagen aveva raggiunto con le autorità statunitensi e con i clienti. La notizia arriva a più di un anno da quando scoppiò il “dieselgate”, cioè da quando l’Agenzia per l’ambiente Epa accusò il colosso tedesco di aver montato su 475.000 vetture, equipaggiate con motore diesel 2.0 TDI, un software capace di individuare quando il veicolo era sottoposto al test per la misura delle emissioni di NOx, e di conseguenza di truccare i risultati.
L’accordo approvato oggi prevede che Volkswagen spenda fino a 10,033 miliardi di dollari per riacquistare (a partire da novembre) i veicoli “truccati” e per risarcire i clienti, e altri 4,7 miliardi in progetti a supporto della mobilità a zero emissioni, come le infrastrutture di ricarica. Nel complesso, Volkswagen ha accettato di spendere fino a 16,5 miliardi di dollari per riparare al dieselgate negli Stati Uniti, compresi i rimborsi delle spese legali e i danni ai concessionari. Si tratta di uno dei maggiori patteggiamenti mai raggiunti, dopo i 246 miliardi di dollari pagati dall’industria del tabacco e i 38 miliardi di dollari di Bp per la mare nera.
Sul fronte europeo, però, la situazione non è ancora del tutto sanata. L’Unione Europea, infatti, non sarebbe soddisfatta della differenza di trattamento fra i clienti americani vittime del “dieselgate” e quelli, molto più numerosi, del Vecchio Continente (i 2.0 TDI “truccati” sono globalmente 11 milioni). In Europa il richiamo è già in atto da qualche mese, ma secondo il Financial Times l’Ue avrebbe inviato alla Volkswagen una lettera per chiedere il riacquisto delle auto anche su questa sponda dell’Atlantico. Secondo la Reuters, inoltre, Vera Jourova, commissaria europea per i diritti dei consumatori, ha scritto a Francisco Javier Garcia Sanza, membro del board di supervisione del gruppo VW, per chiedere la garanzia legale e senza limiti di tempo che l’intervento correttivo duri e che non abbia nessun tipo di impatto negativo, sulle auto e sul loro valore.
Come previsto il colosso tedesco investirà anche 4,7 miliardi di dollari per limitare l’inquinamento da parte dei motori protagonisti del Dieselgate (2,7 miliardi di dollari che saranno conferiti in un fondo) e per lo sviluppo di tecnologie green (2 miliardi di dollari). Si chiude anche la disputa con la Federal Trade Commission (Ftc, autorità Usa che si occupa di difesa dei consumatori e di vigilanza sulla concorrenza) che in marzo aveva accusato Volkswagen di avere ingannato i consumatori promuovendo vetture a marchi Volkswagen e Audi come “diesel puliti”. Volksagen aveva chiuso in declino dello 0,74% la seduta di martedì a Francoforte.