Voltare pagina sull’ immigrazione

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Voltare pagina sull’ immigrazione

19 Marzo 2017

Cosa vogliamo, si chiede uno dei lettori dell’Occidentale, che si firma Edmondo, parlando di Europa e immigrazione, cosa vogliamo, un’Europa divisa dove ogni Paese va per conto suo oppure governare i grandi fenomeni migratori della nostra epoca? Governarli, caro Edmondo, e sul nostro giornale abbiamo denunciato con forza quei furbetti degli enti locali che si rifiutavano di redistribuire gli immigrati, impedendo di alleggerire la pressione sui centri di accoglienza dove in tanti vengono lasciati a marcire. Insomma, siamo d’accordo con Lei: viene prima il rispetto della dignità della persona. Anche se bisogna dire che ogni Paese fa storia a sé, e che Israele abbia dovuto costruire un muro per proteggersi dal terrorismo jihadista spiega perché non si può generalizzare quando si parla di barriere e confini da difendere. 

In realtà non dovremmo nutrire troppe speranze sull’idea che una Europa unita possa governare il fenomeno migratorio. L’Europa è divisa in blocchi di influenza che fanno capo a uno o più Stati-guida, come la Germania, con i suoi satelliti, Olanda compresa, dunque sarebbe meglio curare il proprio interesse nazionale, come del resto hanno fatto inglesi e francesi ai tempi della Libia. E qual è il nostro interesse? Ci siamo accodati al patto tra la cancelliera Merkel e il presidente turco Erdogan, accettando che la Ue paghi miliardi a uno stato illiberale che il mese prossimo rischia di trasformarsi in una dittatura personale. Così come prima ci eravamo accodati alla decisione della Merkel di spalancare le frontiere. 

Ma quale rispetto della dignità umana c’è negli enormi campi turchi, città intere, dove si accolgono i profughi siriani, 350mila solo a Gaziantep, preparandosi ad assimilarli nella nuova Turchia ottomana, qualcuno se lo è mai chiesto? E cos’altro ci abbiamo guadagnato noi italiani dall’accordo con Erdogan se non che le rotte criminali sono state deviate verso Lampedusa e le nostre coste? Come pure i fantomatici ricollocamenti da Italia e Grecia in altri Paesi Ue sono rimasti lettera morta, una farsa. L’Italia dei Renzi, dei Gentiloni e degli Alfano è stata incapace di cambiare le politiche europee, barattando, se mai, l’accoglienza con un altro giro di “flessibilità” sui conti pubblici. Ma quali sono complessivamente i costi della accoglienza? Dobbiamo salvare delle vite, questo è certo, ma quanto è costato usare la Marina Militare per fare il traghettatore degli immigrati abbandonati a se stessi dagli scafisti? 

Chi predica le filosofie “no border” più alla moda non si fa di queste domande, del resto quelle filosofie, come il multiculturalismo, sono funzionali e subordinate a una idea di globalizzazione finanziaria promossa da quelle elite, sodali dei Clinton e degli Obama, che considerano l’immigrazione un esercito di manodopera di riserva e a basso costo, e che sognano, in futuro, di usare gli immigrati per liberarci dal lavoro manuale, salvando welfare e sistema pensionistico. Ma chi ha teorizzato tutto questo e l’ha messo in pratica, vedi come sono finite le primavere arabe, ha fallito su tutta la linea, portando, per inciso, il jihadismo in Europa. Cosa vogliamo? Voltare pagina.