Voto senza cittadinanza. L’idea di Fini divide il mondo politico
04 Settembre 2008
di Sara Valeri
Sul voto agli immigrati regolari anche senza cittadinanza Gianfranco Fini sposa la proposta veltroniana. La terza carica dello Stato apre alla richiesta di Veltroni: "L’ipotesi non è affatto una sciagura" fa sapere Fini dal palco della festa fiorentina del Pd che in questo modo ribadisce un’idea che aveva già maturato nel 2003 quando era vicepresidente del Consiglio: "I tempi sono maturi – disse allora Fini – per discutere di diritto di voto, almeno amministrativo, per le persone immigrate che devono dimostrare di essere in grado di adempiere a certi doveri" e devono "risiedere in Italia in modo regolare, da un certo numero di anni e con certi comportamenti".
Ma da Napoli il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sminuisce l’urgenza della misura dicendo che quello di Fini è certamente "un parere personale" e che la proposta non è nel programma del Pdl. E aggiunge: “Non mi risulta che anche da parte di esponenti importanti di An” come Gasparri “ci sia all’ordine del giorno del Parlamento un intervento di legge” in questo senso.
L’apertura del presidente della Camera al voto a chi non ha la cittadinanza italiana ha incontrato però il muro della Lega Nord: "La Lega è sempre stata nettamente contraria e confermiamo la nostra contrarietà – dice il ministro Maroni in una conferenza stampa – Non credo che questa iniziativa vada avanti non è all’ordine del giorno".
Netto il rifiuto del sottosegretario Roberto Castelli che, in un’intervista alla Stampa non usa mezzi termini: "Non si capirebbe proprio perché, nel momento in cui il Governo è al massimo del consenso, i cittadini sono assolutamente contenti di quel che stiamo facendo nei confronti degli immigrati, dobbiamo andarci a complicare la vita con Veltroni, che è un perdente". Per Castelli è "paradossale" andare in soccorso dello "sconfitto": "Ci vanno bene le leggi vigenti e non vediamo la necessità di impegnare il Parlamento a perder tempo per dare un vantaggio a Veltroni. E’ in difficoltà nella sua coalizione, non gli dà più retta nessuno, e noi dobbiamo farci dettare da lui l’agenda, con tutti i problemi che abbiamo già per la riforma della giustizia e del federalismo? Sarebbe veramente assurdo". Castelli non risparmia un commento anche alle aperture di Gianfranco Fini: "Evidentemente – taglia corto – non può contraddire se stesso perchè in un’altra epoca storica, in cui era politicamente corretto dire e fare cose di sinistra e quindi anche dare il voto agli immigrati, accogliere tutti indiscriminatamente eccetera, aveva sposato questa idea". Ma, fa notare l’esponente del Carroccio, "oggi il clima è cambiato" e la Lega "è stata precisa, chiara e netta: non se ne parla neanche".
A Castelli fa eco il senatore del Carroccio Fabio Filippi che manda a Fini un messaggio chiarissimo: "Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Fini non può esternare su una richiesta dell’ opposizione".
"Pur mantenendo quindi la totale fiducia e stima nei confronti del presidente della Camera Fini – spiega Filippi – rimane evidente che l’errore ormai riconosciutogli da parte del suo elettorato e da parte evidentemente del coro degli alleati, quell’ errore che già anni fa aveva commesso proponendo
un qualcosa che oltre al suo elettorato e agli alleati, la stragrande maggioranza del paese non capisce e non vuole".
"Si rimane basiti di fronte a dichiarazioni che evidentemente lo riportano nell’ errore – conclude Filippi – ed è quindi con estrema simpatia e spirito costruttivo che gli si ricorda un vecchio proverbio dei nostri nonni, che come tutti i saggi di un tempo merita di essere ascoltato, sbagliato è umano, perseverare è diabolico".
Anche il Pdl esprime tutta la sua contrarietà alla concessione del diritto al voto agli immigrati. La prima voce contraria alla proposta di Fini che si alza del Popolo delle Libertà è quella del vicepresidente dei deputati Italo Bocchino.
Seppure molto prudente sull’ipotesi di concedere il diritto di voto agli immigrati lanciata da Walter Veltroni e raccolta da Fini, Bocchino dichiara: "L’auspicio di favorire una integrazione totale riguarda tutti ma prima di parlare di diritti bisogna decidere quali sono i doveri”.
Della stessa opinione è Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl: “Il voto agli immigrati è un tema in discussione da molto tempo, ma ritengo che in questa legislatura non ci siano numeri e condizioni per questa svolta che sarebbe un errore. Il diritto di voto – aggiunge – si deve collegare alla cittadinanza, per poter ottenere la quale resta fissato il termine dei dieci anni di residenza in Italia. Ma dare il voto a chi non è cittadino, anche solo per le elezioni amministrative, non sarebbe una scelta giusta”.
Non è il momento di parlare di voto agli immigrati. Questa l’opinione del ministro delle Politiche agricole Luca Zaia che, interpellato sul tema, si è dichiarato “assolutamente contrario al voto amministrativo per gli immigrati”. Zaia ha poi commentato esprimendo la sua personale opinione: “Con gli immigrati – ha detto Zaia – bisogna parlare di lavoro, di rispetto delle leggi e sicuramente non di voto. Questa è una posizione mia personale. Oggi abbiamo altre priorità che parlare di voto agli immigrati”.
Voce fuori dal coro è quella del ministro per l’Attuazione del programma Gianfranco Rotondi che plaude all’idea un tantino veltroniana dell’ex leader di An Fini: "E giusto cominciare dai comuni – spiega Rotondi – E’ il suggello dell’integrazione. Non è nel programma di governo ma il Parlamento è sempre sovrano".
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Benedetto Della Vedova, deputato del Pdl e presidente dei Riformatori Liberali. "Fini ha fatto bene a ribadire una posizione politicamente coraggiosa sui temi dell’immigrazione. Proprio perché è forte la consapevolezza dei rischi sociali e criminali legati ad un fenomeno di ragguardevoli proporzioni – aggiunge – altrettanto forte deve essere l’impegno ad affrontare efficacemente la questione dell’integrazione culturale, civile e politica degli stranieri che vivono, lavorano e pagano le tasse in Italia". "Si discuterà sui tempi e sulle forme – osserva Della Vedova – ma è difficile immaginare che una quota crescente della popolazione residente possa rimanere a lungo priva di rappresentanza politica e sociale, anche in considerazione del fatto che l’apporto economico e demografico assicurato dalla popolazione straniera agli equilibri del paese ha ormai caratteri strutturali ed è destinato a crescere nei prossimi decenni. Sono milioni gli stranieri che, nei prossimi decenni, diverranno cittadini italiani. È dunque bene che un partito come il Pdl, le cui ambizioni maggioritarie dipendono dalla capacità di interpretare le esigenze complessive della società italiana, consenta loro di riconoscersi nella sua piattaforma politica e nella sua capacità di rappresentare (non solo, ma anche) le loro legittime istanze economiche, civili e sociali".
Dall’opposizione, e c’era da aspettarselo, arriva pungente la critica alla chiusura della maggioranza. Il segretario nazionale del Prc Paolo Ferrero lancia al Governo accuse di razzismo: "Il Niet al diritto di voto agli immigrati alle amministrative la dice lunga sul profilo razzista di questo governo. Che oltre tre milioni di persone abitino e lavorino in Italia, pagando regolarmente le tasse, siano privi del più elementare diritto democratico, al governo delle destre sembra una cosa normale" sostiene Ferrero.
Intanto, secondo un sondaggio realizzato da Crespi Ricerche per il quotidiano online Affaritaliani.it e Clandestinoweb (su un campione di mille persone), la questione del voto agli immigrati mette d’accordo il 52.6% degli italiani che si dicono favorevoli all’idea lanciata da Fini. Ma solo a certe condizioni: che gli immigrati vivano nel nostro Paese da tempo, abbiano un lavoro stabile e paghino regolarmente le tasse.
Contrari il 39,8%, mentre coloro che non hanno espresso un opinione sono il 7,6%. Da rilevare che i più favorevoli sono le persone al di sotto dei 44 anni, residenti soprattutto nel centro-sud, mentre molto meno favorevoli, scendono sotto il 50%, le persone più anziane soprattutto residenti nel nord del Paese.