
Walter arresta la corsa solitaria e sale sul tandem con Di Pietro

13 Febbraio 2008
Le trattative continuano
serrate, tra mille dubbi e tentazioni. E le “sliding doors” del Partito
Democratico continuano a girare, senza mai schiudersi davvero ma senza neppure
essere sigillate definitivamente. Dopo il no ai radicali e socialisti, è
arrivato infatti l’apparentamento con l’Italia dei Valori. Una decisione che fa
svaporare la linea della fermezza e trasforma l’imperativo della navigazione
solitaria in blando condizionale. I termini dell’accordo sono quelli di un buon
compromesso: il partito di Antonio Di Pietro si presenterà alle Politiche con
il proprio simbolo e le proprie liste apparentate a quelle del Pd, sottoscrivendone
il programma e avendo come candidato premier Walter Veltroni. Subito dopo le
elezioni, Pd e Idv daranno vita ad un unico gruppo parlamentare a Camera e
Senato.
Alla prova dei numeri,
insomma, nel Pd ha vinto la consapevolezza del peso elettorale del partito
dell’ex pm e il fatto che l’alleanza con l’Idv accrescerebbe i consensi al 34%.
Inoltre l’accordo con Di Pietro costituisce una sorta di ponte lanciato verso
il mondo dell’Antipolitica.
Sul fronte degli altri
potenziali alleati ancora nulla si muove. I Radicali ribadiscono la loro
disponibilità «a ripetere l’iniziativa politico-elettorale del 2006» e invitano
il Pd a «evitare l’errore» di una esclusione. Ma dal loft la risposta sembra
essere un no, seppure meno netto rispetto agli ultimi. In un incontro andato in
scena questa mattina al leader del Partito Democratico, Marco Pannella, Rita Bernardini
e Marco Cappato hanno ribadito la proposta politica che considerano «più
adeguata» e cioè quella «di una coalizione» oltre a ribadire l’esigenza di
tenere il proprio simbolo e l’urgenza di riforme economiche. I radicali sono in
attesa di una controproposta di Veltroni, che arriverà solo dopo l’Assemblea
costituente del Pd in programma sabato 16 febbraio. I socialisti, a loro volta,
si preparano ad affrontare la sfida di primavera in solitaria e attaccano il
segretario del Pd: «Ci saremmo attesi una discussione sul programma, come era
stato annunciato – spiega Enrico Boselli – invece ci siamo trovati di fronte a
un pregiudizio: con i socialisti no. In queste condizioni non sono accordi
possibili». Esclusa anche qualsiasi possibilità di intesa con la Sinistra arcobaleno. E a
due mesi esatti dal voto inizia anche la competition tra Cosa Rossa e Pd,
giocata in gran parte sul rafforzamento del potere d’acquisto dei salari.
Se le alleanze si stanno per
definire, tempi più lunghi sono previsti per le candidature. La partita appare,
infatti, molto delicata soprattutto per gli equilibri interni della creatura
nata dalla fusione di Ds e Margherita e perchè in molti, nel Pd, stanno
aspettando di vedere se Veltroni terrà fede al principio della collegialità. Il
meccanismo di selezione dei futuri candidati inizia, comunque, a chiarirsi. La
prima indicazione arriverà dal territorio, ovvero dai segretari regionali. Successivamente
le liste passeranno al vaglio di Veltroni, di Dario Franceschini e di Goffredo
Bettini. L’ultimo passaggio sarà quello dell’ “unità di crisi”, ovvero di
quella sorta di esecutivo provvisorio che rappresenta un po’ la tolda di
comando allargata del partito. In realtà alcuni segretari regionali continuano
a spingere affinché si svolgano le primarie ma ora anche D’Alema e Marini,
inizialmente favorevoli, hanno fatto un passo indietro. Ma comunque c’è
l’impegno dei vertici di accogliere una quota delle proposte avanzate dai
territori, in base a criteri decisi dal coordinamento nazionale.
Un’altra quota, invece, è di competenza del livello nazionale, ad esempio nel
caso di personalità di rilievo. Veltroni avrebbe chiesto di avere l’ultima
parola sui nomi dei capolista così come sarebbe già quasi ultimato una sorta di
listino del segretario cioè una rosa di nomi eccellenti che
l’ex sindaco avrebbe già selezionato e che dovranno essere suddivisi
nelle varie circoscrizioni.
Sullo sfondo bisogna
registrare un certo rasserenamento del clima interno al Pd. In particolare non
è passato inosservato come Rosy Bindi sia stata tra le prime e tra le più
convinte ad osannare il discorso da Spello di Walter Veltroni. In questo pare
che abbia inciso un preciso appello all’armonia lanciato da Romano Prodi ma
anche la promessa di un ruolo importante nel partito. Un incarico che potrebbe
essere quello di capogruppo alla Camera. Ma in questo momento il Pd ha ben
altri nodi da sciogliere.