Walter, Luca e le strane mosse di Massimo Calearo
02 Luglio 2007
di redazione
Non sono tra gli ammiratori di Walter Veltroni, che giudico un politico vago, incapace di assumere una linea seria sia di destra, di sinistra o di centro. Non mi stupisce, però, che Luca Cordero di Montezemolo sia deliziato, invece, dal recente discorso del sindaco di Roma a candidato per la leadership del Partito democratico. Accennare ai problemi, far finta di impegnarsi nell’indicare soluzioni concrete, e poi interessarsi soprattuto di se stesso, mi pare che sia la chiave per capire anche i comportamenti del presidente confindustriale. Quando Alberto Statera sulla Repubblica scrive “Luca e Walter i dioscuri d’Italia”, sono molto d’accordo con lui. Quando giudica invece positiva l’iniziativa di questi dioscuri, io sono di tutt’altra opinione.
Ma quello che penso io non conta. Più interessante è capire le idee che ha maturato un uomo importante per il sistema confindustriale come Massimo Calearo, presidente di Federmeccanica e dell’associazione degli industriali di Vicenza (realtà chiave nell’economia italiana). Calearo è un dirigente amato dalla sua base, la segue, ne difende gli interessi con abilità. Ha impostato la trattativa con i sindacati metalmeccanici con molta intelligenza, non chiudendosi di fronte a una piattaforma dura e sbagliata (non tanto per gli aumenti salariali quanto per lo spirito egualitaristico e di irrigidimento delle relazioni industriali) ma definendo i paletti fondamentali per non condannare la ripresa che l’industria italiana ha appena avviato. Non è uno che dà del “sindacato dei fannulloni” alla contraparte ma neanche uno che si cala le braghe.
Come Alberto Bombassei ha i suoi legami organici con il mondo Fiat e dunque appoggerà per la carica di prossimo presidente l’industriale della Brembo, prediletto di Sergio Marchionne e per questo motivo visto male da Montezemolo. Però in dichiarazioni e atteggiamenti, Calearo, al contrario di Bombassei che sta lontano dalla politica come se fosse la peste, ha mostrato di appoggiare una “scesa in campo” di Montezemolo. Se si schierasse politicamente, molti industriali starebbero con lui, ha detto. Nel prossimo futuro politico non ci deve essere spazio né per Berlusconi né per Prodi, ha detto, ancora. Certo, anche nella recente assemblea della sua base – come ricorda Statera – ha giurato in pubblico di non avere mai votato e di non avere alcuna intenzione di votare per la sinistra. E ha anche detto che non gli piace la canidatura di Veltroni: avrebbe voluto piuttosto quella di Bersani.
Perché – ci si chiede – Calearo vuole Montezemolo a tutti i costi in politica? Affetto maturato durante una tempestosa collaborazione? Articolazioni di posizioni nel mondo Fiat? Allontanare definitivamente Montezemolo dal mondo di Viale dell’Astronomia? C’è anche il desiderio di acquisire una qualche protezione politica per il futuro; quando la base industriale farà i conti su quello che hanno veramente portato l’attuale presidenza confindustriale e i suoi intrighi con la politica prodiana? Sarebbe utile capire la psicologia dell’industriale vicentino perché è uno che non mancherà di avere un ruolo importante nella prossima contesa per la presidenza.