Walter sotto i colpi del fuoco amico

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Walter sotto i colpi del fuoco amico

09 Ottobre 2007

Alla vigilia di quello che dovrebbe essere il bagno di consensi del 14, il povero Walter Veltroni trova più affetto fra i suoi avversari che fra gli alleati. Tremonti gli dà un consiglio interessato ma intelligente: vai a votare nel 2008 che ti conviene. Ed è proprio così. Veronica Lario, moglie del leader dell’opposizione, non accetta l’invito del sindaco di Roma a stare dalla sua parte, ma lo fa con gentilezza, eleganza e non lesinando apprezzamenti.

Peggio, molto peggio, il povero Walterino viene trattato a sinistra. Ha incamerato tre schiaffi di recente dai suoi amici di quelli che fanno male. Partiamo dall’ultimo, quello di Padoa Schioppa. Il povero Veltroni, consapevole del malcontento popolare, aveva detto che bisognava abbassare le tasse di due punti. Il ministro più detestato dagli italiani, gli ha risposto che le tasse sono una cosa bellissima provocando lo scatenamento della sinistra radicale che vuole colpire tutto e tutti, a partire dalle rendite finanziarie.

Il secondo schiaffone è arrivato da Romano Prodi. Il povero Walter ha detto che bisognava dimezzare il numero dei ministri e il premier più impopolare che l’Italia abbia mai avuto, lo ha zittito con un brusco: “Decido io e non tu”. Del clima di maretta, ha approfittato subito la Bindi che lo ha invitato a non fare il “controcanto” al governo. Rosy da tempo si comporta con il sindaco di Roma come quei canini da grembo che, quando possono, ti ammanniscono un morso alle caviglie. Niente di grave, ma mordi oggi mordi domani, alla fine fanno male.

E infine il terzo schiaffone c’è stato qualche tempo fa. Walter aveva guardato con favore a quei diessini che chiedevano una politica più rigorosa in tema di sicurezza. E aveva persino incoraggiato l’assessore fiorentino che voleva arrestare i lavavetri. C’è stata però una rivolta della base e degli uomini di cultura: Asor Rosa è arrivato a scrivere che si dimetteva da intellettuale di sinistra. Veltroni non si è più pronunciato sull’argomento.

La verità è che si è cacciato nella seguente situazione: diventerà fra una settimana il capo del partito di gran lunga più grande della coalizione. Dunque, qualunque cosa farà il governo non potrà non risponderne. Prodi, però, forte della sua debolezza (“dopo di me solo elezioni perse”) non gli consente di contare un granché. Messo così, il tempo non può che giocare contro il sindaco di Roma: l’effetto logoramento sarà sempre più forte. Gli altri diessini si sono posizionati sotto coperta e lasciano da solo Walterino a prendere schiaffoni da tutti. D’Alema che lo detesta ne proverà un sottile piacere. Le battute più feroci contro quello che fu il golden boy di Botteghe Oscure le ha sempre dette lui. Una volta, quando Veltroni era direttore dell’Unità se ne uscì così: “Ho fretta, devo correre a scrivere un commento per il nostro giornale. Se non lo mando rapidissimamente, Walter ne approfitta e mette un editoriale di Topolino”. Baffino sosteneva allora che quelli erano i referenti culturali del compagno-rivale.

Se domenica ci sarà per Veltroni il bagno di consensi, sull’onda di quel successo, conviene anche a lui andare alle elezioni. Meglio una sconfitta, magari di misura, oggi che un tracollo domani. Già perché con questi chiari di luna la posizione elettorale del centrosinistra – mollato ormai anche dal Corriere – non può che peggiorare. A fare il resto ci penseranno le faine del Botteghino che cuoceranno Walter a fuoco lento.