Walter torna a parlare di precariato ma i dati lo smentiscono

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Walter torna a parlare di precariato ma i dati lo smentiscono

10 Marzo 2008

Si può anche mettere in lista Massimo Calearo e promettergli un posto da ministro (virtuale perché il Pd perderà le elezioni), ma alla fine Veltroni finisce per farsi nuovamente imprigionare nella mistica del precariato.

Negli ultimi discorsi di WV i giovani collaboratori sono tornati al centro dell’interesse del Pd. A partire ovviamente dagli addetti ai call center. Questi posti di lavoro sono considerati alla stregua dei campi di sterminio del nuovo secolo. Di essi si parla come se fossero una tappa obbligata dell’occupazione giovanile se non addirittura la sola opportunità lavorativa per i giovani italiani, dove, dopo pochi anni, scatta la trappola della precarietà.

Il settore è in forte espansione perché le sue modalità operative rispondono ad esigenze di riorganizzazione del front office degli enti pubblici, delle aziende di servizi e di tante altre realtà. Si tratta di misure di outsourcing che vanno incontro alle necessità degli utenti, stanchi di colloquiare inutilmente coi vecchi centralini della “incomunicabilità accertata”, dove – quando andava bene – si sentiva rispondere col classico sgarbato “Dica ?….”.  E’ un processo in corso in tutto il mondo. Tanto che si parla – con uno stupore farisaico – del fiorire dei call center delle aziende Usa e del Regno Unito in India, grazie alla confidenza degli operatori con la lingua inglese.

Si stima che in Italia, le persone occupate nei call center siano 200mila (il giorno in cui saremo in grado di aprire dei call center in Romania, finirà il tormentone propagandistico sui moderni schiavi cari a Beppe Grillo). Mentre alcune aziende gestiscono in proprio queste funzioni, molte altre, soprattutto se pubbliche, devono ricorrere a gare regolari. Non è semplice, allora, per le ditte specializzate caricarsi di organici fissi, quando il loro giro d’affari potrebbe ridursi da un momento all’altro, in un contesto di competizione effettiva, fondata sul criterio del minor costo.

Ecco perché la politica di stabilizzazione del lavoro nei call center, se fosse portata avanti dal Governo italiano con eccessiva disinvoltura, finirebbe per produrre una massiccia delocalizzazione di quest’attività. Il comparto è poco conosciuto e scarsamente sindacalizzato.

Un gruppo operativo del Prc è stato protagonista di una di queste indagini sociologiche sul lavoro precario. Sono stati intervistati, ad esempio, 302 occupati, 239 donne e 63 uomini del call center Atesia di Roma (del gruppo Cos). Dalle risposte emerge – si afferma – che è un falso mito quello che vuole gli operatori di call center quasi tutti studenti universitari che cercano di pagarsi le piccole spese o gli studi fuori casa. Infatti, solo il 16,6% degli intervistati è impegnato in studi universitari mentre il 62% di loro ha 30 e pi