Weidmann lancia il monito a Renzi: “Padoan troppo ottimista. L’Italia viola il Patto di stabilità”

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Weidmann lancia il monito a Renzi: “Padoan troppo ottimista. L’Italia viola il Patto di stabilità”

27 Aprile 2016

Jens Weidmann, numero uno della Bundesbank,  risponde all’ottimismo del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.  Esprime seri dubbi sul buono stato del titolo del dicastero italiano, perché una condivisione dei rischi tra gli Stati dell’euro porterebbe a “un percorso sbagliato” e non a “forti incentivi a rispettare le regole”. Sull’unione fiscale, il presidente della Bundesbak dice: “Al momento non vedo la volontà di superare questi limiti, nè in Italia, nè in Germania, nè in altri Paesi”. E aggiunge che “da quando esiste l’Unione monetaria le regole del patto di stabilità e crescita sono state violate da alcuni Stati, fra i quali anche l’Italia, più spesso di quanto siano state” rispettate.

Il presidente della Banca centrale tedesca parla, poi, di “riforme importanti”, riferendosi al Jobs Act e ad ‘Atlante’, “che abbattono le barriere alle assunzioni, al fine di creare nuovi posti di lavoro”, ma anche della necessità di “altre riforme strutturali”. “Posizioni note, niente di scandaloso», commentano al Mef che sottolineano come l’Italia abbia opinioni diverse sulla condivisione dei rischi e anche sulla proposta tedesca di inserire un tetto ai titoli di Stato bloccata sabato ad Amsterdam. Ma anche su questo Weidmann ribadisce le proprie posizioni: “assurdo”, dice, considerare privi di rischio i titoli di Stato dei paesi dell’Eurozona, al contrario “a mio avviso la riduzione dei rischi per le banche in merito ai titoli di Stato da esse detenuti è fra l’altro un presupposto importante per la possibile introduzione di un fondo comune europeo di garanzia dei depositi”.

Weidmann a Roma suggerisce che l’ideale sarebbe un’Unione fiscale europea, derogando poteri nazionali all’Eurozona in materia di bilancio. La conseguenza è che “e si ha timore della rinuncia alla sovranità nazionale, il rafforzamento” del quadro di regole esistenti è l’unica alternativa. Parole che suonano come uno schiaffo a chi parla di rivedere il Trattato di Maastricht e il fiscal compact, ma anche per la Commissione europea, organismo frenato dalla doppia funzione di garante dei trattati e luogo di composizione di interessi nazionali, con continui compromessi e rinvii: tanto che Weidmann ritiene che “una autorità fiscale europea, che assume il compito del controllo di bilancio attualmente di competenza della Commissione, sarebbe una soluzione”.

Insomma la scelta è un ministro delle Finanze dell’Eurozona o una stretta sulle regole, una visione un pò in contrasto anche con quella, meno rigida, del presidente della Bce Mario Draghi. Che quelle regole non funzionino, o meglio non funzioni la loro applicazione, per Weidmann è evidente dal fatto che “da quando esiste l’Unione monetarie le regole del patto di stabilità e crescita sono state violate da alcuni Stati, fra i quali anche l’Italia, più spesso di quanto siano state” osservate e del resto proprio i mercanteggiamenti a Bruxelles hanno visto la stessa Germania, nel biennio 2003/2004, contribuire “a indebolire la forza vincolante delle regole”.