Welfare alla Camera Dini: no a qualsiasi modifica

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Welfare alla Camera Dini: no a qualsiasi modifica

26 Novembre 2007

È iniziata alla Camera la discussione sul provvedimento sul welfare che recepisce il protocollo del 23 luglio, modificato in alcuni punti dalla commissione Lavoro di Montecitorio. Intanto, Lamberto Dini ha ribadito il suo “no” a ogni cambiamento, “anche minimo”.

Giorgio La Malfa, in apertura di seduta, ha chiesto di sospendere l’esame del provvedimento in attesa che il governo chiarisca la sua posizione. Richiesta rimasta senza esito. Ha quindi preso la parola il relatore Emilio Del Bono, che illustrato il testo licenziato dalla commissione. Seguirà la discussione generale, al termine della quale parlerà il Governo.

“Non c’è altra scelta che restare al testo di luglio, se il governo vuole il nostro voto”, ha detto il senatore dei Liberaldemocratici Lamberto Dini, in un’intervista al Messaggero, in cui ribadisce di esser pronto a votare contro al disegno di legge sul welfare in caso di modifiche. “Non si può dire che il Parlamento abbia cambiato il testo – aggiunge – è la commissione che ha introdotto delle modifiche con il parere contrario del governo. Dunque a questo punto è il governo che non deve contraddirsi che non deve cambiare idea”.

Dini si dice “preoccupato” perché “sui contratti a termine sono state introdotte ulteriori rigidità, ma soprattutto – spiega – è pericoloso il varco aperto sui lavori usuranti. E poi – sottolinea ancora Dini – si rischia di delegittimare il confronto con le parti sociali. Non c’è solo Confindustria che si fa sentire: anche i sindacati non sono contenti di quanto sta succedendo, lo dice lo stesso Epifani”.

In un colloquio sul quotidiano La Stampa, Dini avverte: «Ogni cambiamento, anche minimo, registrerebbe un punto di dissenso da parte nostra: perché ogni cambiamento significa aumento di spesa e incertezza per il futuro, e questo vale per i lavori usuranti, come per i contratti».

Il presidente del Consiglio ha parlato di «correzioni minimali» al testo uscito da un accordo con le parti sociali e approvato da un referendum tra i lavoratori, ma Dini non è d’accordo.

«Ma quali questioni minimali! Questa – replica Dini – è solo dialettica, strumentalizzazione. Noi sappiamo e diciamo che non ci devono essere cambiamenti, altrimenti non cerchino il nostro voto».

L’ex direttore generale di Bankitalia, che si appresta a formare una compente nel gruppo misto del Senato insieme a Willer Bordon e Roberto Manzione assicura però: «Noi voteremo la fiducia se il presidente del Consiglio la pone sul protocollo del 23 luglio, senza cambiamenti, così come chiedono i sindacati e le imprese e così come vorrebbero anche quei 5 milioni di lavoratori che l’hanno approvata con il referendum».

Dini, insiste sulla necessità che non si cambi il protocollo del 23 luglio fino al punto da dire che «Il governo facendo questi cambiamenti sta perdendo la faccia ma noi la faccia non la perdiamo e siamo pronti a votare».