Welfare, bioetica e sicurezza: il Pdl riparte dalla “persona”
03 Luglio 2009
Il paradigma è “la centralità della persona”, dentro ci sono proposte e contributi per il Pdl e il governo. La cornice è un programma di politiche sociali calibrato su alcuni punti chiave: legge sul fine-vita e temi etici, quoziente familiare, sussidiarietà, economia sociale di mercato, volontariato sul territorio inteso anche come impegno per la sicurezza dei cittadini, partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili dell’impresa.
Questioni centrali sulle quali, adesso, si deve concentrare con più forza l’azione dell’esecutivo e la proposta politica del partito, richiamate nel convegno “La persona prima di tutto” promosso dalle Fondazioni “Nuova Italia” e “Bettino Craxi”. Occasione di confronto e di elaborazione di idee che, se si guarda al parterre dei relatori, segnala soprattutto un ampio fronte di convergenze politiche all’interno del Pdl sui contenuti dell’agenda di lavoro: dai ministri Sacconi (Welfare), Bondi (Beni Culturali), Frattini (Esteri) ai sottosegretari Mantovano (Interno) e Stefania Craxi (Esteri); da Quagliariello (vicepresidente vicario dei senatori del Pdl) a Cicchitto (presidente dei deputati Pdl), Lupi (vicepresidente della Camera) e Gasparri (capogruppo Pdl a Palazzo Madama). Chiare le parole del sindaco di Roma Gianni Alemanno quando sottolinea che il convegno “vuole essere un contributo al dibattito del Pdl” in cui viene proposto “un modello di integrazione sociale per Roma e per l’Italia, fondato sulla persona e sull’appartenenza comunitaria”.
Welfare. “People first”. L’espressione che mette al centro della strategia politica la persona è stata coniata dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi e sarà lo slogan d’apertura del G8 de l’Aquila. Soprattutto, è il principio sul quale si basa l’economia sociale di mercato, che si propone di garantire sia la libertà di mercato sia la giustizia sociale. La parola d’ordine è lasciarsi alle spalle quel welfare state tradizionale che si è sviluppato sulla contrapposizione tra pubblico (che secondo quella concezione equivale a “morale”) e privato (ciò che è “immorale”) per tornare a mettere l’uomo al centro delle strategie politiche e sociali. Un’inversione di tendenza necessaria secondo il sindaco di Roma Gianni Alemanno e già scritta sul Libro Bianco con il quale Sacconi ha appunto messo in evidenza la necessità di aprire al mercato il modello sociale in una logica pienamente sussidiaria: vale per le pensioni, la sanità, gli ammortizzatori sociali.
La vera sfida, ha detto Sacconi, è governare il cambiamento epocale (dettato dalla crisi che ha investito il mondo) tenendo conto di due vincoli: il grande debito pubblico, che difficilmente può essere eluso, e il declino demografico. E’ la demografia infatti il fattore di cambiamento più importante dei prossimi decenni, che metterà in discussione i già precari equilibri del sistema previdenziale e della assicurazione sanitaria obbligatoria. Entrambi i vincoli, debito e demografia, vanno allentati: “Dobbiamo abbattere il debito e lottare contro il declino demografico investendo sulla famiglia”, ha detto il ministro Sacconi, cui hanno fatto eco le parole del vicepresidente della Camera dei Deputati Maurizio Lupi: “Davanti alla crisi il primo ammortizzatore sociale è la famiglia”. Centro di redistribuzione del reddito e delle rendite, la famiglia è infatti anche una cellula economica fondamentale. Ed è soprattutto il nucleo primario di qualunque welfare, che oggi più che mai deve favorire la famiglia.
G8 a L’Aquila. Il concetto della centralità della persona sarà il leit motiv del summit dei grandi della terra. Ci mette l’accento sopra anche il ministro degli Esteri Frattini quando indica l’obiettivo politico: “Parleremo di come realizzare un mondo senza armi nucleari, proteggere l’ambiente, garantire la sicurezza delle persone e il rispetto dei diritti umani. Metteremo al centro i continenti più poveri e per la prima volta, l’Africa sarà presente a un G8, ma ci sarà non solo per ricevere il nostro aiuto” spiega il titolare della Farnesina bensì per assumersi impegni precisi: “Chiederemo che la battaglia per i diritti umani nella quale siamo impegnati noi sia la stessa dei governi dei paesi che aiutiamo ma dove i diritti umani non hanno cittadinanza”. C’è poi il riferimento al diritto di Israele ad avere uno Stato sul quale si innesta un botta e risposta con una persona del pubblico che interrompe la frase del ministro per ribadire che lo stesso diritto ce l’hanno i palestinesi. In realtà Frattini lo avrebbe detto un istante dopo e alla critica replica: “Sono fiero e orgoglioso che gli italiani siano stati i primi a portare gli aiuti ai palestinesi", ricorda il ministro a proposito dell’offensiva di dicembre nella Striscia di Gaza, "io ero alla frontiera di Gaza per portare gli aiuti e condurre i bambini negli ospedali di Firenze. Quelli che parlano di Palestina nei salotti o nella comodità di un attico dei Parioli, e discutono come si risolve la povertà nel mondo, dovrebbero vergognarsi". E richiamando il ruolo dei militari italiani, dei cooperanti, dei volontari e dei missionari, aggiunge: “Siamo stati i primi anche nel concedere 70 visti per l’arrivo in Italia dei manifestanti di Teheran" e "gli unici ad avere visitato l’ospedale italiano in Sierra Leone, dove si riattaccano le mani dei bambini tagliate col machete".
Sicurezza e immigrazione. Il giorno dopo il via libera definitivo del Senato al ddl sicurezza gli esponenti del Pdl ne rimarcano la validità e gli obiettivi, non senza un riferimento alla posizione critica di monsignor Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per i migranti e gli intineranti. Ci torna lo stesso Frattini quando dice di rispettare la posizione della Chiesa ma “la nuova legge non darà dolore” perché “l’immigrato regolare sarà accolto e ci preoccuperemo anche della dimensione umana”. Piuttosto, rileva, la norma introduce “un attacco frontale ai trafficanti di schiavi”. Mantovano spiega che la legge consente di “ripristinare le regole e contrastare la clandestinità. I risultati ci sono e una volta ripristinate le regole ci preoccuperemo dell’integrazione”. Il punto è un altro: “’Dopo un anno di lavoro l’approvazione del pacchetto sicurezza consegna all’Italia un complesso di misure la cui importanza nel contrasto alla criminalità mafiosa, all’immigrazione irregolare, e all’insicurezza urbana e stradale, non ha eguali in passato in termini di incisività e ampiezza d’intervento”. Sulla stessa lunghezza d’onda il commento di Cicchitto che pone l’accento sulle misure per accentuare la lotta alla mafia e alla criminalità. Anche Gasparri esalta la validità del provvedimento e sulle critiche di monsignor Marchetto dice che si tratta di una posizione, non della posizione della Chiesa, citando in proposito il fatto che “il responsabile della Sala Stampa Vaticana Padre Lombardi ha smentito che il Vaticano, in quanto tale, abbia espresso una sua posizione sul ddl sicurezza, mentre alcuni giornali hanno riportato le parole del cardinale Marchetto come posizione ufficiale della Santa Sede” . Quagliariello nota invece come le parole dell’alto prelato “al quale esprimo la mia solidarietà” siano state “strumentalizzate dalla sinistra che della Chiesa prende ciò che le torna più comodo, mentre è la stessa sinistra che vorrebbe mettere a tacere il Vaticano”. E sulla legge chiosa: “Il tema della sicurezza deve essere considerato nella sua complessità. Tutte le politiche internazionali di integrazione sono fallite e per ricostruire un nuovo percorso sono fondamentali alcuni criteri: non possono esistere frontiere aperte in maniera indiscriminata e soprattutto deve essere salvaguardato il principio di legalità”.
Temi etici. Il ministro Sacconi è chiaro quando dice si possono anche modificare alcune parti del disegno di legge sul testamento biologico approvato dal Senato e dalla prossima settimana all’esame della Camera, ma c’è un punto “non negoziabile sul quale si è espresso all’unanimità il Consiglio dei ministri e che trova consenso in tutta la maggioranza e cioè che alimentazione e idratazione non sono terapie ma sono un diritto della persona”. Per il ministro la forza del Pdl rispetto a una sinistra divisa e confusa, sta nella sua radice identitaria: “Noi dobbiamo essere orgogliosamente conservatori dei valori della tradizione ma allo stesso tempo dobbiamo essere modernizzatori negli strumenti” e se “mettiamo al centro di ogni cosa la persona possiamo mettere fine alla dicotomia tra credenti e non credenti”. Cicchitto richiama “il complesso di culture” sulle quali si fonda il partito unico e affronta il tema secondo “la mia lettura laica”. Lo fa quando sottolinea , ad esempio, che sul tema della fecondazione assistita “non mi convince il divieto dell’analisi reimpianto perché colpisce la donna”, mentre sul testamento biologico la condivisione del divieto di sospendere alimentazione e idratazione artificiali “non deriva da uno schema religioso, né dal caso Eluana, quanto piuttosto dalla vicenda di Terry Schiavo”. La centralità della persona, osserva Quagliariello, non è una questione religiosa ma “il tema dell’agenda del Ventunesimo secolo” che si contrappone alla “presunzione fatale” di una sinistra che dopo il crollo del comunismo e delle ideologie del Novecento è alla ricerca di “nuovi paradisi in terra, spogliando il futuro di qualsiasi meraviglia. Per noi, invece, il futuro è aperto e la tradizione è un riferimento imprescindibile”. Di qui la sollecitazione a farsi carico dei “vecchi e nuovi deboli” senza “certezze assolute, senza presunzione fatale”. Infine rimarca che ad ispirare la norma sul testamento biologico, dopo l’inopportuna ingerenza della magistratura in un ambito così delicato, è stato il principio di precauzione. E Mantovano torna sul caso Englaro per sottolineare la netta distinzione tra Stato etico e Stato conforme al diritto naturale.
La costruzione del Pdl. Sono Bondi e Cicchitto a declinare il ragionamento sulla centralità della persona nella forma partito. Il ministro dei Beni Culturali osserva che la forza del Pdl sta proprio nella “concezione comune della persona e nella visione condivisa della società e del futuro”. E’ su questa forza che il Pdl ha vinto le elezioni, soprattutto le amministrative ribaltando lo schema della tradizionale superiorità della sinistra. Sottoscrive il concetto di Tremonti secondo il quale il modello sociale è personale e comunitario. “Occorre ripartire dalla persona, dalla comunità territoriale e questo riguarda anche il modello di partito che vogliamo realizzare”, scandisce Bondi che insiste sul radicamento del Pdl nelle realtà locali, la selezione di una classe dirigente che “va formata e valorizzata”, delineando i tratti di un partito “che sa ascoltare tutti e attraverso un metodo democratico è capace di trovare la giusta sintesi tra laici e cattolici”. Per Cicchitto è centrale “porci il problema di diventare una comunità politica” nel percorso di costruzione del partito e per fare questo “occorre che la gente abbia sedi dove discutere e confrontarsi”. In sostanza, per il presidente dei deputati del Pdl non c’è solo “la questione del 70 a 30 tra Fi e An”, ma il punto è l’amalgama tra le diverse provenienze.
Il messaggio è chiaro e chiama in causa struttura e organizzazione del partito. E c’è da ritenere che sarà riproposto nell’ufficio di presidenza del Pdl, prima della pausa estiva con l’obiettivo di rilanciare l’azione del partito, specie nelle realtà locali. Con un occhio già rivolto alle regionali del prossimo anno.