Welfare: Comitato Biagi boccia le modifiche

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Welfare: Comitato Biagi boccia le modifiche

15 Ottobre 2007

Il comitato a difesa della legge Biagi boccia le modifiche all’accordo sul welfare introdotte da Palazzo Chigi su pressione dei ministri di sinistra.

“Nel varare il disegno di legge in materia di welfare e lavoro – sottolinea il comitato presieduto dall´economista Giuliano Cazzola – il governo ha accettato preventivamente le richieste dell’ultrasinistra, non solo in tema di contratti a termine (dove aumentano i vincoli), ma anche in materia di lavori usuranti che costituiscono una delle voci più a rischio di quelle include nell’accordo del 23 luglio”.

I rilievi del comitato che sta organizzando per il prossimo 20 ottobre una manifestazione a difesa della normativa ispirata dal giuslavorista ucciso dalle Br riguardano infatti anche sui cambiamenti introdotti dall’esecutivo in materia di lavori usuranti.

“È sparito il limite numerico indicativo delle cinquemila unità all’anno ed è lievitata con un marchingegno truffaldino la copertura finanziaria ben oltre (per almeno 400 milioni di euro) il previsto stanziamento di 2,42 miliardi in un decennio. Come se non bastasse, in modo del tutto improprio rispetto ai contenuti del protocollo, il governo ha riaperto i termini per le domande di trattamento agevolato per esposizione all’amianto che è già costato al sistema la bellezza di centomila prepensionamenti (con proiezioni economiche future devastanti: 13,5 miliardi nel 2015)”.

Gli esperti del comitato presieduto da Cazzola sottolineano altri aspetti negativi su questa materia. Innanzitutto, “della tragica esperienza dell’esposizione all’amianto, il governo non ha tenuto conto per nulla nel definire la nuova normativa dei lavori usuranti, la quale non si limita ad intervenire sugli anni di effettivo svolgimento di attività disagiate, ma riconosce una sorta di status di lavoratore usurato, che è possibile acquisire in relazione al tempo in cui la persona è stata adibita alle fatidiche mansioni usuranti. Il requisito anagrafico viene ridotto di tre anni rispetto a quello previsto (con un minimo di 57 anni) purché i richiedenti abbiano svolto tale attività a regime per almeno la metà del periodo di lavoro complessivo o (nel periodo transitorio) almeno sette anni negli ultimi dieci di attività lavorativa”.

È in quest’ ultima parte, sottolinea il comitato a difesa della legge Biagi, “il veleno dell’ operazione consumata dall’Esecutivo.Grazie alle maggiori facilitazioni concesse, appunto, nel periodo transitorio, molti lavoratori avranno la possibilità di aggirare nei prossimi anni il pur graduale innalzamento del requisito anagrafico per la pensione di anzianità”.