Welfare, Quagliariello: Nuovo cedimento alle richieste della sinistra radicale

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Welfare, Quagliariello: Nuovo cedimento alle richieste della sinistra radicale

23 Novembre 2007

“Le modifiche apportate della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati al Protocollo Welfare, ne peggiorano il contenuto sia per quanto concerne le implicazioni economiche sia per le restrizioni alle flessibilità introdotte dalla legge Biagi. Lo dichiara in una nota il senatore di Forza Italia Gaetano Quagliariello.

Secondo Quagliariello, in particolare, “all’articolo 1, in materia di lavori usuranti, si modificano i requisiti per la qualificazione di lavoro notturno eliminando il riferimento al d.lgs. 66 del 2003 che prevedeva lo svolgimento di almeno 80 ore per ciascun anno”. Così facendo, si legge nella nota, “si creano pertanto condizioni più favorevoli per il pensionamento anticipato, con le conseguenti implicazioni sul piano della finanza pubblica”.

Ancora: “All’articolo 11 si afferma il principio generale per cui il contratto di lavoro è di regola a tempo indeterminato: norma di principio, apparentemente innocua, ma rischiosa perché in sede giurisprudenziale potrebbe essere utilizzata per trasformare con sentenza rapporti di lavoro in rapporti a tempo indeterminato.
Ancora all’articolo 11 – continua la nota del senatore Quagliariello – viene ristretta la possibilità di ricorrere a contratti a termine, prevedendo che il limite massimo di  36 mesi possa essere raggiunto anche con periodi non continuativi e che l’unica proroga ammessa dopo i 36 mesi possa essere al massimo di 8 mesi. All’articolo 13 bis, infine, si prevede l’abolizione della somministrazione di lavoro a tempo indeterminato (c.d. staff leasing) ovvero del vecchio lavoro temporaneo sostituito dalla legge Biagi con la figura del lavoro interinale”.

In sintesi, secondo Quagliariello “non bisogna essere degli economisti per rendersi conto che tutto ciò è un ulteriore cedimento alle richieste della sinistra radicale. Il Presidente Dini e i moderati della maggioranza debbono prenderne atto. Appellarsi all’etica della responsabilità va bene. Ma bisogna sapere che c’è un limite oltre il quale essa si trasforma in giustificazione del cedimento”.