Welfare, Sì della Camera ma la Cosa Rossa è a rischio

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Welfare, Sì della Camera ma la Cosa Rossa è a rischio

29 Novembre 2007

L’aula della
Camera ha approvato il ddl che recepisce il protocollo sul welfare. Il
testo ora passa al Senato. Ma le spaccature a sinistra mettono a rischio la “Cosa rossa”.

Rifondazione comunista, Verdi e Sinistra democratica e il Pdci sono infattio in piena crisi.

Per il Pdci
hanno votato a favore del ddl sul welfare solo il segretario Oliviero
Diliberto e il capogruppo Pino Sgobio. Gli altri deputati dei Comunisti
Italiani, invece, sono rimasti in aula ma non hanno partecipato al voto
finale sul provvedimento che ora passa all’esame del Senato.

Dura la presa di posizione congiunte dei
leader di Rifondazione Comunista, Sinistra Democratica e Verdi (Franco
Giordano, Fabio Mussi e Alfonso Pecoraro) contro la decisione dei
deputati dei Comunisti Italiani di non prendere parte al voto sul
merito della riforma del welfare, nonostante il sì di ieri alla fiducia
posta dal golverno sulla riforma.

“Dopo aver votato la fiducia, il Pdci
ha deciso di non partecipare al voto finale sul welfare. È una scelta
sleale verso il processo unitario in corso e la collaborazione in atto
tra i gruppi parlamentari della sinistra. È stata una iniziativa
propagandistica, assunta sapendo che comunque non avrebbe avuto effetti
sulla coalizione e sul governo” scrivono in una dichiarazione comune
Giordano, Mussi e Pecoraro Scanio.

Insomma, a sinistra aleggiano forti venti di crisi. Tanto che la tensione si è fatta sentire anche alla riunione alla Camera
dei leader della futura Cosa Rossa (Prc, Pdci, Verdi e Sd),
che si è interrotta subito dopo l’arrivo di Oliviero Diliberto.
È stato proprio l’atteggiamento, considerato “strumentale” dei deputati Comunisti italiani (solo il
segretario Diliberto e il capogruppo Pino Sgobio hanno votato a
favore del ddl) a provocare il disappunto e la protesta dei
segretari degli altri partiti che partecipavano alla riunione.

Il
segretario del Pdci anche oggi ha voluto ribadire la contrarietà del
suo partito alla verifica di gennaio chiesta invece dagli altri
tre leader della Cosa rossa: “I summit non servono – osserva
Diliberto – come abbiamo detto, noi valuteremo caso per caso.
Vogliamo vedere i fatti, ecco perchè credo che il governo debba
presentare un disegno di legge che contenga i temi tolti dal
maxi-emendamento”.

Quanto alla decisione di non partecipare al voto finale sul
welfare, il segretario dei Comunisti Italiani ha spiegato: “Oggi abbiamo dato un segnale politico: siamo leali con la
maggioranza ma al contempo esprimiamo un grave disagio”.
Atteggiamento che però non è piaciuto agli altri leader della
sinistra dell’Unione.
Di fronte all’ipotesi che l’atteggiamento solitario del Pdci
possa mettere in discussione anche la Cosa Rossa, il segretario
dei Comunisti Italiani si è limitato a rispondere: “Io mi auguro
che si arrivi all’unità, certo non è semplice riuscire a
trovare una quadra”.