“Why Not” tolta a De Magistris che si sfoga: “è Massoneria”

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“Why Not” tolta a De Magistris che si sfoga: “è Massoneria”

21 Ottobre 2007

Il giudice Luigi De Magistris non potrà più svolgere le su indagini nell’ambito dell’inchiesta “Why Not”, lo ha deciso lo ha deciso il procuratore reggente di Catanzaro, Dolcino Favi.

Che ha invocato, a quanto pare, l’articolo 412 il quale prevede l’avocazione delle indagini preliminari per mancato esercizio dell’azione penale o per la non archiviazione nei termini stabiliti dalle legge. <%2Fp>

 De Magistris viene a sapere dell’accaduto tramite le agenzie stampa e si sfoga con i giornalisti dicendosi preoccupato per le istituzioni del paese e per la sua stessa incolumità fisica. “Siamo alla magistratura degli anni trenta, siamo tornati a un ordinamento giudiziario gerarchizzato proprio dell’epoca fascista”, ha dichiarato De Magistris alla stampa appena venuto a conoscenza della notizia. Poi, lo stesso procuratore di Catanzaro ha aggiunto: “Oggi il tema in gioco è se tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Faccio le corna, ma dopo che mi hanno tolto le inchieste resta solo l’eliminazione fisica”.

Quando gli viene chiesto di spiegare quello che sta succedendo i toni si fanno ancora più seri e De Magistris attacca: “Il dato è quello dell’impossibilità materiale di svolgere il proprio ruolo. Se è vero, se è vero perché io non ho ancora ricevuto alcuna notifica, ci avviamo al crollo dello stato di diritto. E un altro punto nevralgico è quello dell’articolo 3 della Costituzione che qui si sta mettendo in gioco: i cittadini italiani sono tutti uguali davanti alla legge”.

Inoltre, il Pm di Catanzaro ravvede delle scorrettezza anche dal punto di vista tecnico-burocratico per quanto riguarda l’avocazione della sua indagine: “Ancora una volta vengono rese pubbliche a mezzo stampa notizie riservate che riguardano il mio ufficio, le mie indagini e la mia persona. Se è vero quello le agenzie hanno scritto, non avendo io ricevuto alcuna notifica, ci avviamo al crollo dello stato di diritto, registrandosi anche, nel mio caso, la fine dell’indipendenza e dell’autonomia dei magistrati quale potere diffuso”.

Secondo De Magistris, la goccia che ha fatto traboccare il vaso sarebbe stata l’articolo di Libero dei giorni scorsi: “Se fosse andata così, sarebbe un eufemismo dire che c’è stata una forzatura. E poi, poi io in queste ore mi sono fatto una domanda: come è che la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di Mastella, una notizia così riservata, è uscita su Libero? Io credo che faccia parte di una vera strategia della tensione. Prima la fuga di notizie su Prodi, poi la revoca delle indagini, poi l’articolo di Libero che è servito a scatenare un processo mediatico per arrivare all’avocazione. Senza questa fuga di notizie su Mastella, non sarebbe accaduto tutto questo. E poi il procuratore generale non potrebbe sapere della notizia di Mastella, è vietato dalla legge. Di quella iscrizione lo può sapere il procuratore della repubblica, il procuratore aggiunto. Il procuratore generale non può conoscere le indagini. E la velocità del suo provvedimento mi ha lasciato esterrefatto”, ha dichiarato il Pm a La Repubblica.

 E non è finita, intervistato dal Corriere della Sera, il sostituto procuratore parla anche di ritorno della massoneria, che si celerebbe dietro a questi escamotage legali: “Poteri occulti. Massoneria, soprattutto. Coadiuvati da pezzi della magistratura, non solo calabrese, che in questa vicenda hanno svolto un ruolo fondamentale… è un dato di fatto che il dottor Favi, soprattutto negli ultimi mesi, sembra che abbia svolto soltanto un ruolo: una intensa attività epistolare in cui si è occupato di me, come magistrato e come persona fisica. Voleva togliermi anche l’inchiesta Toghe lucane. Finora non c’è riuscito, ma non è detto che non abbia già pensato di concludere il lavoro”.

Comunque, De Magistris non si dà per vinto e dichiara di voler continuare a lottare, “Io non mollo, continuo a lavorare”.

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Dall’altra parte, Mastella si dichiara come al solito sereno ma l’ex-ministro della Giustizia Castelli vede guai in vista per quello attuale: “In questo modo lui non ha più alcuna possibilità di difendersi. Il Pg probabilmente affiderà a un altro magistrato il provvedimento e, in caso di archiviazione, resterebbe sempre la macchia che una parte della magistratura è intervenuta per salvarlo. Se fossi Mastella, avrei preferito che De Magistris andasse avanti”.