Wikileaks. Berlusconi da Gheddafi con il macigno Wikileaks
28 Novembre 2010
di redazione
Silvio Berlusconi arriva domani nella Libia di Gheddafi per la sesta volta dal 2008 mentre sul mondo si abbatte il ciclone Wikileaks con i secchi giudizi della diplomazia americana anche sul Cavaliere e il leader libico.
Telegrammi che da via Veneto, sede dell’ambasciata Usa a Roma, accendono un faro anche sulle "redditizie" relazioni "energetiche" tra Berlusconi e Vladimir Putin, che il Cavaliere incontrerà nel suo tour diplomatico della settimana a Soci, sul Mar Nero, per il vertice intergovernativo italo-russo. Berlusconi sbarca a Tripoli per il terzo summit tra Ue e Africa incentrato su economia e immigrazione, ma è verosimile che lo stillicidio di retroscena diplomatici scatenato da Julian Assange finisca nelle conversazioni dei leader che si troveranno domani nelle sale del nuovissimo Rixos Conference Center tripolino, dove si terrà il vertice. Nella capitale libica comunque è tutto pronto per accogliere le delegazioni europee e africane alla corte di Gheddafi.
Il centro è blindato per l’allarme terrorismo mentre tutto intorno la "zona rossa" il ruggito dei clacson e l’ululato delle sirene quasi sovrastano il rumore degli elicotteri che volteggiano sopra la città. Oltre ai vertici comunitari (il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e il presidente della Commissione Barroso), domani Berlusconi sarà assieme al premier spagnolo Zapatero il leader europeo più in vista seduto attorno al tavolo. Francia, Gran Bretagna e Germania saranno rappresentati dai rispettivi ministri degli Esteri, mentre sono confermate le presenze del lussemburghese Juncker (capo dell’Eurogruppo) e dei leader portoghese, greco e maltese, i più interessati al dialogo tra le due sponde del Mediterraneo. Attesi, invece, quasi tutti i capi di Stato africani, tra i quali anche Robert Mugabe, controverso presidente dello Zimbabwe.
Investimenti e cooperazione per la crescita economica e la creazione di posti di lavoro dopo il flagello della crisi sono da cartellone il ‘core business’ del summit. Ma a Tripoli – Wikileaks permettendo – avrà ampio spazio anche un altro dossier sensibile, particolarmente caro alla Libia, Paese di transito per eccellenza degli africani diretti in Europa: l’immigrazione clandestina. L’Italia ha già in vigore un accordo di riammissione con Tripoli e un’intesa sui pattugliamenti congiunti che ha consentito – ricordano fonti italiane – di abbattere del 90% lo sbarco di clandestini sulle coste della Penisola. L’ «ottima» collaborazione italo-libica, osservano d’altra parte le stesse fonti, è cementata dal Trattato di Amicizia firmato nel 2008 proprio da Berlusconi e Gheddafi che ha permesso di chiudere le ferite del colonialismo. L’Europa invece sta faticosamente negoziando dal 2008 un accordo quadro con il Paese del Colonnello.
A Bruxelles rimbombano ancora le richieste avanzate da Gheddafi di 5 miliardi di euro all’anno per stoppare le immense ondate migratorie. Cifra lontanissima da quei 60 milioni di euro totali che l’Europa si è già impegnata ad erogare in favore della Libia nel periodo 2011-2013 per la gestione dei flussi migratori. È evidente che le posizioni di partenza sono molto distanti e servirà uno sforzo di mediazione non indifferente per trovare un ragionevole punto di caduta. Berlusconi, che con Gheddafi ha evidentemente un rapporto che va oltre l’ordinario, potrebbe cominciare a cimentarsi già domani. Probabile infatti che i due si vedano a quattrocchi tra le pieghe del vertice, magari per parlare anche di business, dopo che il Trattato di due anni fa ha messo il turbo agli affari tra i due Paesi. Nessuno si aspetta novità clamorose, ma con Gheddafi si potrebbe discutere anche del ‘caso Unhcr’ a Tripoli, l’ufficio dell’Alto commissariato per i Rifugiati dell’Onu che il Colonnello ha costretto a chiudere e di cui si sta faticosamente negoziando l’apertura attraverso un accordo di sede.