Wikileaks, è scontro tra Trump e la Clinton. Gli scheletri nell’armadio li ha Hillary
12 Ottobre 2016
Al Gore prova a demolire Trump sottolineando che la sua elezione porterebbe l’intero universo verso la catastrofe ambientale. “Per quanto riguarda il tema più urgente per il nostro paese e per il mondo intero – dice alla folla radunata alla Miami Dade University – la scelta da fare è estremamente chiara, Hillary Clinton farà del cambiamento climatico una priorità di governo, il suo rivale ci porterebbe verso la catastrofe ambientale“.
L’ex candidato democratico alla presidenza (sconfitto da George W. Bush nel 2000) ha poi invitato gli americani a non disperdere il voto, dando la propria preferenza a candidati terzi. “Il vostro voto conta davvero. Potete considerarmi come la prova vivente di questa verità”. Il riferimento è alle elezioni del 2000, quando il candidato indipendente Ralph Nader (Green Party) prese quasi il 3% dei voti, che a Gore costarono la presidenza. “Le elezioni hanno delle conseguenze. Il vostro voto conta. Il vostro voto ha delle conseguenze”, aggiunge Al Gore.
Così, se da un lato Hillary gongola dell’endorsement di Gore, è alle prese con Wikileaks.
E non è una cosa da niente.
Donald Trump plaude felice a Wikileaks: nei giorni scorsi sono state diffuse 50mila email hackerate di John Podesta, presidente della campagna elettorale di Hillary Clinton. Il tycoon ha così definito l’avversaria nella corsa alle presidenziali “strumento di un establishment corrotto che sta pervadendo il nostro Paese e minando la sovranità della nazione”. La replica complottista dello staff Clinton non si è fatta attendere: “Assange aiuta i repubblicani ma dietro c’è la Russia“. Il numero uno della campagna elettorale di Hillary Clinton, John Podesta, infatti, ha accusato il fondatore di WikiLeaks Julian Assange di aiutare il rivale repubblicano Donald Trump nella corsa elettorale alle Casa Bianca e nello stesso tempo la Russia di essere dietro l’ultimo attacco hacker al suo account Gmail. E anche se non si sono verificate vere e proprie rivelazioni, le email hackerate hanno aperto una finestra sul lavoro del team più ristretto di Clinton.
Trump ad un raduno in Florida, a Panama City ha parlato di Wikileaks come di una “finestra” nei “corridoi segreti del potere governativo”. E’ quindi tornato a minacciare di istituire, se eletto, un tribunale speciale per indagare sulle email spedite dalla Clinton da un indirizzo privato quando era segretario di Stato. “Dobbiamo indagare su Hillary e dobbiamo indagare sull’indagine”, ha detto.
Insomma, i media di ogni sorta continuano a pungolare e provocare il Don, ma l’unica ad avere gli scheletri nell’armadio è Hillary.