WikiLeaks: il “mea culpa” non deve farlo Trump ma la CIA

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WikiLeaks: il “mea culpa” non deve farlo Trump ma la CIA

22 Aprile 2017

La “relazione speciale” tra il presidente Trump e il sito di rivelazioni WikiLeaks non è più così speciale? Sembra di sì a leggere i giornaloni americani, che riportano con grande evidenza la notizia di una caccia all’uomo dentro la CIA, l’agenzia di intelligence Usa, per scovare chi è la “talpa” che ha passato informazioni ad Assange e soci. Caccia all’uomo che viene dopo la prima dichiarazione ufficiale del direttore Pompeo, nei giorni scorsi, convinto che WikiLeaks sia una organizzazione “ostile” sponsorizzata da stati stranieri (la Russia dei fantomatici hacker, per intenderci). E dopo che il nuovo segretario alla giustizia Sessions ha detto che bisogna fermare in tutti i modi la divulgazione di notizie pericolose per la sicurezza nazionale, ventilando l'”arresto” di tipi come Assange, il fondatore di WikiLeaks, o dell’ex contractor Snowden, la talpa della NSA.

Insomma, a leggere i giornaloni, sembra che sia in atto una offensiva senza precedenti contro i mediattivisti che fino a poco tempo fa, fanno notare sul sito sempre schiaratissimo di CNN, venivano osannati perché avevano preso di mira i Democratici. Eppure, nonostante le articolesse che si replicano alla velocità della luce su Google News, non risulta che il presidente Trump abbia scatenato un attacco stile Siria contro WikiLeaks. Certo, com’era prevedibile ora che Trump è nel pieno esercizio dei suoi poteri dovrà fare i conti anche lui con il binomio sicurezza nazionale-protezione dei diritti individuali, ma il punto per adesso è un altro. Anzi, sono due.

Il primo è che l’amministrazione Trump fino a questo momento ha usato un pugno molto meno duro di quello obamiana verso chi spiffera segreti di grande rilevanza. Sotto la presidenza Obama, il militare americano Bradley (ora Chelsea) Manning, che manco a dirlo aveva fornito ad Assange informazioni scottanti, subì una durissima condanna a più di venti anni di carcere, pena ridotta in seguito da Obama a sette anni. Se Obama ridusse la pena a Manning, è plausibile che Trump conceda la grazia ad Assange? 

Il secondo punto riguarda la CIA, la NSA, i Federali, tutti quelli che vogliono arrestare Assange perché WikiLeaks ha ridotto a uno straccio la loro reputazione. La Cia in particolare si è dimostrata incapace di difendere la sicurezza nazionale, facendosi soffiare sotto il naso le “armi” usate per combattere la cyber-guerra ma, soprattutto, si sarebbe fatta beffare proprio nel cortile di casa, a Langley in Virginia, nella sede diventata celebre per tanti film e romanzi di spionaggio. Come dire, chi deve fare mea culpa su WikiLeaks e Assange non è il presidente Trump ma le agenzie federali che hanno fatto male il loro mestiere.