Wikileaks. Pechino pronto a voltare le spalle alla Corea del Nord

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Wikileaks. Pechino pronto a voltare le spalle alla Corea del Nord

30 Novembre 2010

La Cina è pronta ad abbandonare la Corea del Nord e comincia a pensare che la penisola coreana dovrebbe essere riunificata sotto il controllo di Seul. Sono queste le nuove rivelazioni che appaiono oggi su una serie di quotidiani internazionali sulla base dei dispacci diplomatici segreti americani diffusi da Wikileaks.

Notizie che arrivano nel pieno della nuova crisi scatenata esattamente una settimana fa dal bombardamento nordcoreano di un’isola sudcoreana. La Cina, considerato l’unico alleato di Pyongyang, non ha formalmente condannato l’attacco e ha esortato ad una riunione di emergenza a Pechino dei negoziati a sei che, oltre alla Cina stessa, coinvolgono le due due Coree, gli Stati Uniti, la Russia e il Giappone. Ma dietro la quinte la posizione cinese verso la Corea del Nord appare ben diversa. I cablogrammmi rivelati da Wikileaks risalgono all’anno scorso e terminano lo scorso febbraio, prima dell’affondamento della corvetta sudcoreana Cheonan da parte di Pyongyang.

Il vice ministro degli Esteri sudcoreano Chun Yung-woo, si legge in uno dei dispacci, racconta che due alti funzionari cinesi gli hanno detto di ritenere che la Corea dovrebbe essere riunita sotto il controllo di Seul e che questa opinione sta guadagnando terreno fra i vertici di Pechino. In un altro cablogramma, il vice ministro degli Esteri cinese confida agli americani che Pyongyang si comporta come "un bambino viziato»"che cerca l’attenzione di Washington con i test missilistici dell’aprile 2009.

Uno dei dispacci più interessanti è datato lo scorso febbraio e riferisce di una conversazione fra l’allora vice ministro degli Esteri sudcoreano Chun e l’ambasciatrice americana Kathleen Stephens. Chun, poi diventato consigliere per la sicurezza nazionale presso il presidente sudcoreano, racconta che due alti funzionari cinesi, a margine dei colloqui a sei, hanno discusso di un possibile crollo della Corea del Nord. In questa eventualità la Cina accetterebbe una Corea riunificata controllata da Seul e ancorata agli Stati Uniti in una "alleanza benigna", se questa realtà non sarà ostile alla Cina. Chiaramente Pechino non apprezzerebbe una presenza militare americana a nord della linea di demilitarizzazione che ora divide la penisola coreana.

Inoltre Pechino sarebbe molto interessata alle opportunità economiche e commerciali di una riunificazione nordcoreana. "Chun -si legge ancora- ha escluso la prospettiva di un possibile intervento militare cinese nel caso di un crollo della Corea del Nord, notando che gli interessi economici strategici della Cina sono rivolti agli Stati Uniti, il Giappone e la Corea del Sud, non la Corea del Nord". Ma Chun aggiunge anche che Pechino "ha molta meno influenza" su Pyongyang di quanto si creda. Una valutazione che viene ripetuta anche in altri cablogrammi che citano funzionari cinesi. He Yafei, l’alto funzionario cinese che paragona Pyongyang ad un "bambino viziato", minimizza nel settembre 2009 la visita del primo ministro cinese a Pyongyang e dice al vice segretario di Stato americano James Steinberg: "Possono non piacerci… ma sono un vicino".