Woody Allen scopre la Spagna (e Penelope Cruz)

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Woody Allen scopre la Spagna (e Penelope Cruz)

26 Ottobre 2008

"Vicky Cristina Barcelona" è il quarto film di Woody Allen lontano da New York: al capolavoro "Match Point"(2005) sono seguiti "Scoop" (2006, sempre con la Johansson) e "Sogni e delitti" (2007). Per la sua ultima fatica europea (con il prossimo film il regista tornerà nella Grande Mela), Allen lascia Londra e la campagna inglese e punta sulla Spagna: a fare da sfondo al film è una Barcellona da cartolina, tra sculture di Gaudì e concerti per chitarra nei giardini all’aperto. La più grande novità, però, è l’innesto di Penelope Cruz accanto alla sua Scarlett: una trovata felice che – con Javier Bardem ("Non è un paese per vecchi", "L’ultimo inquisitore") nel ruolo del protagonista maschile – rende il cast di Allen davvero stellare.

Vicky e Cristina – che danno il titolo al film – sono due amiche americane, in procinto di trascorrere l’estate a Barcellona. Vicky (Rebecca Hall) è una ragazza con la testa sulle spalle, fidanzata con un giovane newyorchese e impegnata in una ricerca sulla cultura catalana. Cristina (Scarlett Johansson) è romantica e passionale, in cerca di un modo per veicolare le sue emozioni. Atterrate all’aeroporto di Barcellona, le due amiche non potrebbero apparire più diverse: se Vicky ha già programmato il suo futuro – una comoda vita borghese al fianco di un rampollo della buona società –, Cristina vive invece nel mito dell’arte e di una passione amorosa totalizzante.

Nella vita catalana delle due turiste irrompe ben presto Juan Antonio (Javier Bardem), pittore bohemienne con un burrascoso matrimonio alle spalle. Dopo averle avvicinate in un ristorante, l’artista propone a Vicky e Cristina di accompagnarlo ad Oviedo per il week-end: un’occasione per visitare la città, bere del buon vino e fare l’amore tutti insieme. Cristina, affascinata da Juan Antonio, convince la riluttante Vicky ad accompagnarla: ma complice un mal di stomaco che colpisce l’amica, sarà proprio l’insospettabile Vicky – venendo meno a tutti i suoi principi – a cadere nelle braccia del bel pittore catalano. Tornati a Barcellona, però, la situazione si ribalta.

Seppur lontano dalle vette toccate con "Match Point", "Vicky Cristina Barcelona" segna un deciso passo avanti (qualitativo) rispetto al divertente "Scoop" e allo scialbo "Sogni e delitti". Mettere insieme Scarlett Johansson e Penelope Cruz – magari facendole baciare in una camera oscura – è senza dubbio una garanzia di successo: non basta, però, per confezionare un film di qualità. E i punti di forza di "Vicky Cristina Barcelona", infatti, stanno anche altrove.

Primo, il cast. Non solo Scarlett Johansson – sempre perfetta nel ruolo di femme fatale seduttrice e sognatrice – e Penelope Cruz – tra le migliori attrici del nostro tempo –, ma anche Rebecca Hall (una bella sorpresa nel ruolo di Vicky, divisa tra la voce del cuore e quella della mente) e Javier Bardem, molto convincente nel ruolo di artista passionale e tormentato. Tutti e quattro rendono credibili i loro personaggi, facilitando l’identificazione di uno spettatore che si trova a sua volta invischiato nell’eterna battaglia tra amore e ragione, immaginazione e realtà.

Secondo, la storia. Il conflitto tra ragione e fantasia è antico come l’uomo: metterlo in scena significa fare i conti con la banalità. "Vicky Cristina Barcelona", però, aggira l’ostacolo spostando la lotta in una splendida Barcellona e in un contesto – quello delle vacanze estive in Europa – più vicino alla commedia che al dramma. E la grandezza di Allen, ancora una volta, si gioca tutta sulla commistione dei generi: spostando cioè i temi del dramma – la rinuncia ai propri sogni, la ricerca di un senso – nello schema frivolo della commedia, fatto di intrecci amorosi e situazioni spensierate.

Terzo, la regia: Woody Allen – dopo anni e anni di cinema – è maestro indiscusso della settima arte. Sono pochi i registi che riescono a parlare di grandi temi con uno sguardo disincantato sulla realtà, attraverso la lente dell’ironia: Allen è uno di loro. "Vicky Cristina Barcelona" scorre liscio come l’olio per novanta minuti, coinvolge e incanta con una città da sogno: il tempo della riflessione, per noi che guardiamo, sorge con naturalezza solo dopo i titoli di coda. Senza pesare troppo sulla coscienza: si tratta pur sempre dei conflitti della vita, e una risposta definitiva certo non esiste. Arrivederci al prossimo film: questa volta, a New York. Dopo aver fatto il "turista" in Europa, anche per Allen è giunto il momento di tornare a casa.