Xi Jinping va alla Casa Bianca e parla già da presidente della Cina

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Xi Jinping va alla Casa Bianca e parla già da presidente della Cina

11 Febbraio 2012

Il giorno di San Valentino, l’opinione pubblica occidentale comincerà a fare la conoscenza di Xi Jinping, prossimo presidente della Repubblica popolare cinese. Il 14 febbraio, l’ormai certo successore di Hu Jintao al comando della seconda potenza economica mondiale,sbarcherà a Washington per incontrare Barack Obama. In una nota della Casa Bianca si legge che scopo dell’incontro è discutere una vasta gamma di accordi bilaterali, questioni regionali e globali”.

Ci sarà spazio anche per la questione dello yuan, i rapporti militari nel Pacifico e le recenti diatribe in seno al Wto. Praticamente la governarne dell’ordine mondiale del prossimo futuro. Gli americani non sanno ancora chi sarà il prossimo presidente. La Cina, nel 18° congresso del Partito comunista, si affiderà a Xi Jinping. Ma la strada verso il comando non è stata facile. Nel 2007, in occasione del 17° Congresso, fu tutt’altro che semplice raggiungere un accordo. Il favorito sembrava essere Li Keqiang, il politico che negli ultimi 25 anni ha ottenuto una serie di promozioni coincidenti con ogni avanzamento di carriera dell’attuale presidente Hu Jintao. 

E’ molto probabile che il motivo che ha spinto il presidente uscente a scegliere Xi sia legato alla sua appartenenza al gruppo dei “principi rossi”, costituito dai figli dei quadri di alto livello, un vantaggio che gli permette ancora oggi di ricevere l’appoggio incondizionato di tutti quei burocrati legati per vincoli di parentela ai vertici del Partito nella gestione di una transizione morbida, in ossequio al concetto di armonia confuciana, cardine della cultura e della società cinese. Una mossa che ha scontentato l’anima della “corrente populista” del Partito di cui lo stesso Hu fa parte.

L’attuale presidente ha voluto mettere il silenziatore alla scontro tra le due fazioni del partito e ha offerto la vicepresidenza a Xi, esponente di punta della “banda di Shanghai”. Quei figli dell’ elite del Pcc, spesso identificati come “principini”. Sono quelli più inclini al libero mercato. Premono perché il modello economico cinese, tutto basato sulle esportazioni, non subisca cambiamenti. Sono espressione delle regioni costiere della Cina, molto più avanzate rispetto all’interno del paese, che chiedono liberalizzazioni spregiudicate. Shanghai è la roccaforte di Jiang Zemin, predecessore e antagonista di Hu Jintao.

La classe politica cittadina è espressione diretta dei suoi legami con il potentissimo esercito. Che sarebbe toccato a Xi, lo si è capito nell’ottobre del 2010, quando il è stato nominato vice presidente della potente Commissione militare centrale, quella che sovraintende alle forze armate e di fatto controlla il Paese. Da allora i media occidentali si sono messi alla ricerca di informazioni. Hanno scoperto che il prossimo leader cinese è un personaggio originale, a cavallo tra antico e moderno. La sua storia affonda le radici nella Cina della “lunga marcia” e della rivoluzione culturale. Figlio di Xi Zhogxum, fedelissimo di Mao, che da questi fu epurato due volte.

Viveva in una grotta con la sua famiglia quando fu loro concesso di tornare a Pechino dove il giovane Xi Jinping potette laurearsi in chimica e ingegneria. Ma Xi è allo stesso tempo una figura moderna, quasi pop. Ha sposato una cantante folk molto famosa in Cina, Peng Liyuan, E’ un politico molto amato, considerato vicino alla gente. Una fiducia che si è conquistato anche grazie ai suoi racconti dell’infanzia trascorsa in povertà nella provincia dello Shaanxi.

Dopo anni passati nei campi, a vent’anni anni le sezioni locali del Partito l’hanno segnalato come un giovane meritorio, che andava raccomandato per l’università. Così dalle campagne Xi passerà al comando della superpotenza cinese. Ma cosa cambierà con Xi Jinping in plancia di comando? Qualcuno lo chiamo il “piccolo Mao”. Alcuni analisti a sinologi hanno messo in evidenza come Xi si ispiri alla “New Democracy”. Una teoria secondo cui il gigante asiatico ha bisogno di proseguire il cammino verso la modernizzazione. Inclusa una maggiore partecipazione dei cittadini, per una transizione “democratica” che porterà al livello più avanzato di socialismo e comunismo.

Qualcosa di molto simili alle teorie di Jiang Zemin che aveva pensato alla creazione di una nuova classe sociale all’interno del partito stesso, perché come ha dichiarato Xi sono le persone che conferiscono il potere”. È presto per dire quale sarà l’impatto dell’intento riformatore del principino. Quello che è sicuro è che dovrà operare per rendere la Cina stabilmente ricca e proiettarne l’influenza all’estero.