Yemen, il “partito” delle donne si divide sulle spose bambine
27 Marzo 2010
Domenica scorsa nello Yemen, migliaia di donne si sono radunate davanti al Parlamento di Sana’a per manifestare contro la proposta di un disegno di legge che fissa a 17anni l’età minima per il matrimonio delle donne (attualmente è di 15anni). Le manifestanti, con velo integrale, brandivano una copia del Corano e mostravano striscioni con su scritto «non proibite ciò che è autorizzato da Allah» e «no alle manipolazioni dei diritti delle donne». In precedenza alcuni esponenti religiosi avevano lanciato una “fatwa” addirittura per eliminare il limite minimo di età, firmata dal rettore dell’università Al-Eman e da esponenti del partito Islamic Islah. I diciassette firmatari della “fatwa”affermano che la legge non ha alcun fondamento islamico e viola la Shariah, la legge islamica, che secondo la Costituzione del Paese, è la base di tutte le leggi. Secondo Mohammad Assadi, segretario generale del partito Islah, “l’età per il matrimonio è una norma islamica e i partiti politici non possono intervenire su tale questione”. Per gli integralisti, e signore, l’età delle nozze non può essere fissata perché l’islam non lo fa e inoltre Maometto si sposò con Aisha quando aveva solo nove anni.
Avvicinata dallo Yemen Observer una manifestante ha dichiarato: “Mi sono sposata all’età di 15anni. Ora ho sette bambini. Quando mia figlia raggiungerà la mia età farà lo stesso: imitiamo Aisha ". Due giorni dopo, però, un centinaio di donne con una bambola tra le mani e un velo da sposa in testa, hanno contro-manifestato per sostenere la legge che vieta il matrimonio alle ragazze più giovani di 17 anni. Un raduno organizzato da diversi gruppi che difendono i diritti delle donne yemenite e, nonostante non fossero in molte, tra di loro c’era Nojoud Mohammad Ali, diventata un simbolo della lotta contro i matrimoni forzati: costretta a otto anni a sposare un uomo di ventotto, nel 2008 è riuscita a denunciare suo padre e a ottenere il divorzio (storia fedelmente raccontata dalla giornalista del Figarò, Delphine Minoui, nel bestseller "Moi Nojoud, 10 ans, divorcée” tradotto in quindici lingue).
La pratica dei matrimoni forzati nello Yemen è ben radicata e la legge che intende regolarli era già stata approvata a febbraio dello scorso anno, per poi essere bloccata e inviata alla Commissione Parlamentare di Esame da un gruppo di deputati che l’ha bollata come anti-islamica. Stando a un rapporto del 2007 pubblicato dalla Centro Internazionale di ricerca sulle donne (ICRW), nel paese il 48,4 per cento delle donne sotto i diciotto anni è già sposato e circa un terzo delle trentenni ha almeno cinque figli (e, grazie alla poligamia, se la prima donna non può più concepire, allora, l’uomo può sposarne un’altra). Questa situazione dipende dagli usi e dai costumi tribali in vigore nella società e dal sottosviluppo umano e culturale nelle zone rurali, che i teologi e il clero musulmano trasferiscono ancora oggi a livello di dettame religioso nonostante siano passati secoli dall’epoca di Maometto.
Perfino in Marocco, paese islamico certamente più moderno dello Yemen, un sedicente teologo dal nome di Mohmed ben Abderrahman Al-Maghraoui ha fatto parlare di sé per aver emesso una fatwa in cui si considera lecito sposare una bambina di nove anni e avervi rapporti sessuali. Tale fatwa è stata molto contestata dai giornali e dall’opinione pubblica marocchina e ha poi ricevuto la condanna del Consiglio superiore degli ulema marocchini, mentre il sito di Al-Maghraoui è stato oscurato. Ma dopo due anni, qualche mese fa, costui è riuscito a tornare sul pulpito e sul web. “Sono un teologo affermato”, ha dichiarato, “sposarsi con una bambina di nove anni è lecito, lo afferma il Corano. Maometto si è sposato con Aisha quando lei aveva sette anni e ha consumato il matrimonio quando ne ha compiuti nove”.
In Libano, invece, un dottore saudita, Ahmad Al-Mu’bi, dal canale tv libanese LBC, ha dichiarato che “si può sposare anche una bimba di un anno e poi aspettare, ma non troppo, che cresca per avere un rapporto sessuale”. Anche lui si giustifica con la storia di Maometto e Aisha. Così, mentre ci s’incarta nei diritti dell’uomo, nel rispetto del multiculturalismo e del relativismo, si falcia l’infanzia: un valore che dovrebbe essere universale. Dovrebbe, perché secondo un rapporto ONU sono circa sessanta milioni le spose bambine nel mondo. Tra queste, due milioni sono affette da fistole vescico-vaginali o retto-vaginali, in seguito a lacerazioni prodotte dalla pressione della testa del feto e allontanate dalla comunità perché emanerebbero cattivi odori (le fistole causano incontinenza urinaria).Un rapporto che ci riporta nello Yemen, dove Fawziya, una bambina di DODICI anni, costretta a sposarsi quando ne aveva undici, è morta per emorragia in un ospedale a Nord di Sana’a mentre partoriva un bimbo nato morto. È successo lo scorso 11 settembre, giorno in cui di radicalismo islamico si è destinati a morire.