Yulia Tymoshenko alla guida di un paese spaccato

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Yulia Tymoshenko alla guida di un paese spaccato

19 Dicembre 2007

Il 18 dicembre Yulia Tymoshenko è stata eletta primo
ministro dal Parlamento ucraino, con 226 voti favorevoli sui 500 membri
dell’assemblea rinnovata a settembre. Il neonato governo deve fare i conti con
un paese elettoralmente diviso, un equilibrio politico interno precario, ed un
contesto internazionale molto difficile.

L’esiguità del margine di voti su cui potrà contare la Tymoshenko riflette la
spaccatura del paese certificata dalle elezioni legislative del 30 settembre.
In quell’occasione, il movimento politico della leader ucraina ha ottenuto
circa il 31% dei voti, mentre il partito alleato Nostra Ucraina dell’attuale
presidente Yushenko si è posizionato intorno al 15%. L’area filo-occidentale
rappresentata dai due partiti ha raccolto dunque il consenso di quasi la metà
del paese, ma altrettanto ha ottenuto il campo filo-russo, all’interno del
quale al 34% del Partito delle regioni dell’ex premier Yanukovich vanno sommati
i voti di comunisti e socialisti. In Parlamento è rappresentato anche il
partito centrista di Litvin, che non appoggia il governo Tymoshenko.

Dalle elezioni alla formazione del governo sono passati
oltre due mesi, a causa sia della situazione di sostanziale pareggio prodottasi
in seguito alle elezioni, (i gruppi parlamentari si sono formati ufficialmente
solo il 23 novembre), che dell’incapacità della Tymoshenko e di Yushenko di
trovare rapidamente un accordo politico. I due hanno guidato insieme la
cosiddetta “rivoluzione arancione” del 2004, ma poi il sodalizio si è rotto nel
momento in cui Yushenko è diventato presidente e la Tymoshenko primo ministro,
complice anche il rafforzamento della fazione filo-russa grazie all’aiuto di
Mosca. Yushenko ha poi favorito le dimissioni della Tymoshenko per avvicinarsi
temporaneamente al Partito delle regioni, nominando premier proprio il suo
acerrimo nemico Yanukovich, salvo poi decidere lo scioglimento anticipato del
parlamento accusando il primo ministro di usurpare il suo potere. Tale tattica
non ha premiato politicamente il presidente, considerato che il suo partito è
stato doppiato in termini di voti dal nuovo movimento della Tymoshenko. Oggi, i
due si temono come possibili rivali alle elezioni presidenziali del 2009, ed è
probabilmente a causa di questa diffidenza diffusa che due parlamentari di
Yushenko hanno votato contro il varo del governo Tymoshenko, in contrasto con
l’indicazione del loro stesso partito.

Il quadro interno, di per sé complesso e molto precario
(basti pensare che la votazione della fiducia al governo si è svolta per alzata
di mano per timore di brogli nel sistema elettronico di voto), è ulteriormente complicato
dal contesto internazionale. L’Ucraina è infatti per motivi geopolitici proprio
a cavallo dell’attuale limes tra le
rispettive sfere di influenza di Russia e Occidente, ed entrambe i poli hanno
interesse ad attirare il paese di 45 milioni di abitanti nella propria orbita.
La formazione del governo Tymoshenko segna probabilmente un piccolo passo del
paese verso ovest, ma di certo alla luce dei risultati elettorali Kiev non
potrà mettere in discussione il suo rapporto con Mosca come tentò di fare la
“rivoluzione arancione” nel 2004. Secondo un articolo del Financial Times del
19 dicembre, “ci si attende che il governo rinnovi i suoi sforzi per
partecipare alla Nato e all’Unione Europea, ma anche che dia nuovo impulso alle
relazioni con Mosca che nel 2007
ha
aumentato per la terza volta in pochi anni il prezzo
del gas naturale esportato in Ucraina”. La Tymoshenko ha preso una
posizione molto dura nei confronti del mondo degli affari che gestisce il
business energetico, mondo da cui lei tuttavia proviene, promettendo in
campagna elettorale riforme profonde e lotta alla corruzione. Tale mossa è
rivolta in particolare contro gli influenti sostenitori di Yanukovich, che
hanno beneficiato delle privatizzazioni-farsa operate dopo il crollo del regime
comunista. La battaglia sugli idrocarburi è importante perché per la Tymoshenko
la partita del consenso si giocherà soprattutto sul piano economico: come
sottolinea sempre il FT, “il governo cercherà di mantenere la forte crescita
economica ucraina e di abbattere l’inflazione, causata in gran parte dal brusco
aumento del prezzo delle forniture energetiche”.

Mosca è ben consapevole degli strumenti di pressione
economica che ha in mano per raggiungere i suoi obiettivi politici. La
compagnia petrolifera Gazprom, non a caso fino ad ora guidata dal successore designato
da Putin al Cremlino, ha già messo in guardia Kiev che potrebbe verificarsi un
nuovo taglio delle forniture come quello del 2006 se Yulia volesse rinegoziare
l’accordo bilaterale firmato dal governo uscente del filo-russo Yanukovich. Gli
Stati Uniti sembrano essersi sono resi conto della delicatezza della
situazione, e secondo quanto riporta l’International Herald Tribune del 19
dicembre l’ambasciatore americano a Kiev ha dichiarato che “è molto positivo
avere un primo ministro con il quale adesso possiamo confrontarci, e speriamo
che questo sia un primo passo verso la formazione di un governo riformatore e
stabile”. L’Europa invece per il momento pubblicamente tace, forse perché si
trova già in contrasto con Mosca sulla questione del Kosovo verso cui ha preso una
forte e impegnativa posizione politica con l’invio della missione Pesd nella
regione. Di fronte alle pressioni internazionali e alle debolezze interne,
tanto le sorti del governo Tymoshenko quanto la collocazione internazionale
dell’Ucraina rimangono fortemente incerte.