Zaia e lo ius soli, non è col dialetto che si fa un italiano
17 Giugno 2013
di redazione
"Sollevo il tema dei bambini che sono nati qui e vanno a scuola qui – spiega il Presidente di Regione Veneto, il leghista Luca Zaia – sui quali un ragionamento al di là dello ius soli va fatto anche perché spesso parlano il dialetto quasi meglio di me. Sono bambini che in molti casi hanno identità veneta e non quella del Paese d’origine della loro famiglia, cosa che è accaduta spesso ai nostri emigranti". Titoloni del web: Zaia favorevole allo ius soli. Un po’ di calma e gesso non guasterebbero. Zaia ha detto, appunto, al di la dello ius soli. Primo. Secondo, che ai giornali faccia comodo costruire la rappresentazione del leghista buono che si contrappone alla base dura e pura che insulta la Kyenge, è un’altra storia. Il governatore del Veneto infatti ha sempre mostrato il volto nobile, istituzionale, dialogante, adriatico, della Lega Nord e forse anche per questo riscuote consenso in Veneto che non è una terra di pericolosi dinamitardi ma di gente che lavora. "Nel mio partito – ha detto il Presidente – la maggior parte delle persone hanno ragionevolezza da vendere, se poi il palcoscenico viene dato al fondamentalista di turno è ovvio che la posizione sembra essere un’altra". Chiaro no? Detto questo, non è dal dialetto che si giudica un italiano… e sull’identità veneta da certificare in qualche anno di vita ci andremmo un po’ più cauti del governatore Luca Zaia.