Zapatero lascia nel 2012 ma ha pronta un’erede: Carme Chacón

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Zapatero lascia nel 2012 ma ha pronta un’erede: Carme Chacón

06 Aprile 2011

Non è sempre vero che non c’è due senza tre. “C’è chi crede si possa giocare tutta la vita nell’Nba o si possa essere il miglior centravanti per sempre. Io no”: con questa frase l’attuale (ancora per poco) leader spagnolo José Luis Zapatero ha, infatti, annunciato davanti al Psoe che non correrà, dopo il secondo mandato, per le presidenziali del 2012.

Sette anni di governo, due elezioni vinte, una parabola finita ingloriosamente, sotterrata dalla peggiore crisi economica (ricordiamo lo scoppio della bolla immobiliare, le banche che si ritrovano proprietarie di centinaia di migliaia di appartamenti che non riescono a vendere, i cantieri che chiudono e Madrid vede crescere il tasso di disoccupazione oltre il 20% e un Pil sceso fino a meno 4%) vissuta da una Spagna che per non morire soffocata si è aggrappata a una stagione di rigidissima austerity, tagliando spese e salari. Così si chiude, drammaticamente, l’epoca “Zp”.

Nonostante, dati alla mano, i sondaggi parlino chiaro – secondo quello condotto a gennaio dal Centro di ricerca sociologica (CIS) il 80,7% degli intervistati ha dichiarato di avere poca o nessuna fiducia nel primo ministro e il 58,8% ha la cattiva condotta del governo – il “Bambi” della politica ha dichiarato di non essere stato costretto a mollare la poltrona di Presidente del Gobierno sull’onda dell’emorragia di consensi, ma ha solo mantenuto la promessa fatta alla moglie Sonsoles e alle due figlie, dando un aspetto programmato alla propria rinuncia. Ma i critici scuotono la testa rimproverando a Zapatero di non aver capito subito la gravità della situazione, di essersi bendato gli occhi di fronte allo stato dei conti pubblici e proposto soltanto palliativi. Del resto, la delusione degli spagnoli per il guevarista, che aveva infiammato di speranza un’Europa in perenne ricerca di leader e che nel 2008 aveva urlato a polmoni spiegati il superamento della Spagna rispetto all’Italia in termini di Pil, è stata cocente.

I disastri provocati dalla recessione economica rischiano così di affossare, nella biografia politica del primo ministro socialista, le leggi sul matrimonio dei gay, sui diritti civili, sulla violenza alle donne, riforme attuate nel tentativo tutto utopico di ridisegnare la società spagnola fino a renderla una vetrina avanguardista di una sinistra libertaria. Ma il 2012 segnerà davvero la morte dello “zapaterismo”?

Guardando la rosa dei papabili candidati alla poltrona, si potrebbe dire di no. Assieme all’attuale ministro degli Interni Alfredo Perez Rubalcaba, al segretario del Partito Socialista Basco Patxi Lopez, al segretario del Partito Socialista Tomas Gomez, al presidente del Congresso dei deputati José Bono e all’attuale ministro delle Infrastrutture Jozé Blanco Lopez, una delle favorite a raccogliere il testimone del premier dagli occhi di cerbiatto è Carme Chacòn, che lo stesso Zapatero ha definito come “uno dei valori più importanti del Partito socialista”.

Catalana, 40 anni, deputata da 10, entrata prestissimo nel partito, per la prima volta in Parlamento a 29 anni, la Chacón è diventata ministro della Casa nel 2007 (durante quella reggenza si è distinta con la “Legge di aiuto agli affitti”, che prevedeva assegni di 210 euro al mese per i giovani fra 22 e 30 anni con reddito inferiore ai 22.000 euro) e della Difesa (assoluta novità per questo dicastero) l’anno successivo. Nota per avere un rapporto molto stretto con Zapatero, Chacòn si è autodefinita anche come “la nina de Felipe”, con allusione all’ex premier Felipe Gonzalez. Giovane e battagliera –  suscitò polemiche quando visitò, al settimo mese di gravidanza, il contingente spagnolo in Afghanistan. E di nuovo, quando sfidò il protocollo presentandosi in smoking alla “Pascua Militar” di Palazzo Reale, celebrazione solenne in cui l’abbigliamento di rigore femminile, dalla regina in giù, è la gonna lunga – è fra gli esponenti più noti della nidiata cresciuta al calore della chioccia zapateriana, come suggerito dal Foglio.

Appoggiata da personalità che si sono opposte all’establishment (vedi Tomas Gomez che di recente si è opposto a una qualche decisione della cupola socialista), l’astro nascente del Partito socialista spagnolo, rischia di diventare una zapaterista che piace persino anche agli antizapateristi. Avverrà o meno questo passaggio di eredità “Zp”? Ai posteri (e ai sondaggi) l’ardua sentenza.