Zingaretti studia da sindaco di Roma e il Pdl (per ora) gli dà una mano
25 Gennaio 2011
Sono molte le partite che si stanno giocando a Roma in questa fase della stagione politica. Tra queste, silenziosa, segnaliamo quella che sta conducendo Nicola Zingaretti, Presidente della provincia di Roma, ex europarlamentare, fratello di Luca, il celebre Montalbano della tv. Una partita che lo vede impegnato a costruirsi, senza nemmeno troppi affanni, un profilo di spessore per poter ambire, un domani non troppo lontano, ad altri e più importanti ruoli. Mattone dopo mattone, il presidente del più inutile degli enti, ha edificato in questi anni un bella torre dalla quale ambisce a spiccare il volo. Se troverà il suo futuro nido in Campidoglio o Palazzo Chigi lo scopriremo solo aspettando il 2013, quando scadrà il suo mandato.
Di contro, le truppe pidielline sparse per il territorio romano faticano molto per drenare il vivace Nicola. In sostanza: fanno poco o nulla per provare a rallentare la sua corsa. Non hanno i mezzi, non possiedono teste, non sono in grado di pianificare una intelligente strategia anti Zingaretti. Ma allora chi organizza l’opposizione al pimpante Nicola? Non la fanno i big del centro destra, ampiamente impegnati in altre faccende: Alemanno ha da poco varato la nuova Giunta, Berlusconi ha il suo bel da fare con il Rubygate, la Polverini se ne guarda bene, i leghisti hanno altro da seguire. Il vuoto, ahinoi, è stato infelicemente e maldestramente occupato dai politicanti locali. L’affermazione, dura e severa, è nata osservando la pessima campagna di comunicazione che nelle intenzioni degli autori avrebbe dovuto scalfire l’immagine di Nicola Zingaretti.
Attraverso una serie di manifesti comparsi in città, il Pdl e le sue ramificazioni hanno messo la firma ad attacchi sconclusionati e privi di ogni filo logico. Con affermazioni tra il comico e l’assurdo il Presidente della provincia è stato tirato in ballo in tutti i modi: “Zingaretti vuole una discarica a Roma” o“Zingaretti complice di Veltroni” nel caso di un manifesto che ricordava il debito di veltroniana memoria. All’elenco mancava solo il classico: “Piove! Zingaretti ladro”. Viene da domandarsi quali menti abbiano partorito certi manifesti così improduttivi, che fanno passare l’accusato per vittima innocente. Ma soprattutto, e questo è il punto dolente, c’è da interrogarsi che tipo di formazione politica abbiano i dirigenti di un partito che permettono certe cose.
“Se oggi mettessimo a confronto il cavallo di Caligola con tutti gli eletti del Pdl alla Provincia di Roma e i dirigenti locali avremmo un quadro sconcertante, perché il quadrupede ne uscirebbe bene. Risulterebbe più capace e più competente nel destreggiarsi nella ragnatela della politica locale. Insomma, anche un veterinario avrebbe difficoltà a riconoscere l’uomo e l’animale”, ci spiega, con toni sarcastici e dietro alla garanzia di anonimato, un deputato del Pdl romano che conosce molto bene le dinamiche locali.
Difficile dargli torto anche perché precisa la nostra fonte confidenziale, “l’opposizione, insegnavano nelle scuole di partito, si fa studiando i documenti che escono dalle commissioni, mettendo di fronte all’evidenza i ritardi e la mala gestione di chi amministra, cogliendone le contraddizioni ed eventuali irregolarità, realizzando un serio lavoro di ricerca. E poi l’opposizione, quando è seria, dovrebbe iniziare il giorno dopo le avvenute elezioni e non con mille giorni di ritardo”.
Nulla di tutto ciò è avvenuto e sta avvenendo a Roma, diventata, anche grazie ai ritardi del centrodestra, il brodo di coltura nel quale cresce ogni giorno di più il fenomeno Zingaretti. Il quale, va ricordato, ha indubbie capacità. Ha studiato alla scuola veltroniana, da cui ha furbescamente eliminato la tara; ha lo status, ruolo e fondi, ottimi ingredienti per essere sempre in prima pagina; sale sul gradino più alto quando c’è aria di applauso, fugge se subodora fischi. I suoi avversari politici, spiace dirlo, sono una massa indistinta di opache e stanche intelligenze, personaggi di basso calibro, piazzati là in base a logiche correntizie e il cui spessore è pari a quello di Esaù, il figlio di Isacco che si vendette per un piatto di lenticchie.
Ecco spiegato perché Nicola Zingaretti oggi gode di ottimi sondaggi, spaventa tutti e può permettersi di parlare, come disse un amareggiato Alemanno, “da mezzo sindaco”. Dovrà quindi ricredersi chi pensava che con quella serie di manifesti sarebbe stata scalfita la popolarità del Presidente della Provincia di Roma. Se non cambierà la musica, Zingaretti continuerà ad avere vita facile pur occupandosi in maniera discutibile del territorio provinciale.