19 ragioni che permettono di affermare l’unicità del cristianesimo
21 Ottobre 2007
Il 6 agosto del 2000 la Congregazione per la Dottrina delle Fede rese
pubblica la Dichiarazione “Dominus Iesus” circa l’unicità e
l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa. Il documento, che
era stato ratificato e confermato dal pontefice Giovanni Paolo II, recava le
firme del Presidente della Congregazione, il cardinale Joseph Ratzinger, e del
Segretario, l’arcivescovo emerito di Vercelli Tarcisio Bertone. Contro il
relativismo religioso e contro tutte quelle posizioni che tendono a sminuire il
ruolo insostituibile di Gesù Cristo ai fini della salvezza dell’umanità, la Dichiarazione
ribadisce con forza la piena e perfetta identità fra Cristo e la verità, nonché
l’universalità salvifica del Figlio di Dio. Come si ricorderà, il testo
elaborato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede suscitò non poche reazioni e
molte furono le discussioni che si svilupparono intorno a esso.
Si può
affermare che il recente volumetto di Corrado Guerre, L’unicità del Cristianesimo (Edizioni Solfanelli, pagg. 96, euro
8,00) vada a collocarsi in quel contesto, arrecando un contributo assai
interessante a un tema che, come è facile comprendere, risulta di decisiva
importanza ai fini di una chiara valutazione del messaggio cristiano. Nel suo
volumetto, Guerre, insegnante di Storia delle dottrine teologiche e di Storia
dell’utopia in età moderna e contemporanea presso l’Università Europea di Roma,
elenca diciannove ragioni che permettono di affermare la positiva unicità del
cristianesimo e che fanno di esso la sola religione pienamente in grado di
“soddisfare il desiderio di felicità che alberga nel cuore di ogni uomo”. Gnerre,
che scrive in modo chiaro e accessibile, prende in considerazione questioni di
varia natura, da quelle più squisitamente teologiche a quelle legate alla
comune esperienza quotidiana, tenendo presenti anche le più diffuse critiche
che sono state e vengono tutt’ora rivolte al Cristianesimo.
La prima prova a
favore dell’unicità del Cristianesimo è, per Gnerre, quella relativa al
problema del tempo, che, al di fuori di una concezione che lo interpreta come
orientamento verso l’eterno, finisce per apparire soltanto illusione e
maledizione. Ecco poi comparire sulla scena un altro dei temi cruciali, quello
della sofferenza e della morte. Come è noto, sin dai tempi di Sant’Agostino, la
presenza del male nel mondo veniva considerata uno scandalo incompatibile con
l’esistenza di un Dio buono e misericordioso. In realtà